Beniamino Buonocore
La vera sfida che le AI impongono a chi vuole usarle in maniera efficace è quella di essere al loro livello. E da questa realtà non si esce, per quanto si possano trovare argomentazioni contrarie. Vale la pena entrare più nel dettaglio.
Le AI hanno imparato con una profondità e velocità uniche. Soprattutto lo hanno fatto utilizzando dei modelli (parametri) di collegamento e coerenza logici, tecnologicamente sofisticatissimi. Fanno ancora errori? Sì. Ne faranno ancora? Sì, ma sempre meno. E la cosa interessante è che esse non sono degli archivi di nozioni, bensì costruttori semantici che elaborano e riorganizzano contenuti.
Più un'informazione ricorre, più assume valore di realtà per un'AI. Vale anche per le immagini, con i dovuti distinguo.
La verità che ne scaturisce è che, se siamo banali nelle domande, le risposte saranno banali; se siamo sofisticati nelle domande, le risposte saranno sofisticate.
Le AI sanno cose e ti danno risposte anche sofisticate, ma devi saper tirare fuori le informazioni. La loro intelligenza passa dall’intelligenza umana.
Tutto passa dalla competenza.
Prima però prendiamoci un momento e definiamo il concetto di competenza. O almeno, il mio concetto di competenza.
La competenza deriva dalla somma tra le nozioni che apprendiamo, l’esperienza nell’applicarle e, perché no, anche di vederle applicate, insieme alla nostra capacità di immaginazione e individuazione di schemi e processi. Sulla questione immaginazione qualcuno potrebbe storcere il naso, ma nel tempo ho acquisito consapevolezza della sua utilità.
Anche le AI hanno una loro competenza. Una realtà costruita perché hanno esplorato le nozioni e i racconti di esperienze (che il web conserva), così come punti di vista, opinioni, pareri contrari. E questo è stato un processo che ancora continua, che utilizza miliardi di parametri di raffronto: questo è il modo delle AI di supplire alla mancanza di intuito.
Quando ci rapportiamo con le AI dobbiamo avere competenza dell’argomento che stiamo trattando. Banalmente per verificare ciò che le AI ci dicono, ma ragionando in maniera più profonda, per riuscire ad avere una “conversazione” da pari a pari. La competenza ci serve per indirizzare le AI; la competenza ci serve per fare le nostre domande; la competenza ci serve per verificare ciò che ci viene restituito come risposte.
E non solo. C'è un tema che mi sta molto a cuore che è la capacità di descrivere le cose, di descrivere veramente quello che vogliamo o come vogliamo realizzare un’idea. C’era un modo di dire: “più parole hai nel tuo vocabolario, più hai modo di mostrare agli altri le tue idee, i tuoi pensieri”. Con le AI dobbiamo essere capaci di descrivere quello che abbiamo in mente; abbiamo bisogno di arricchire il nostro vocabolario e la capacità di immaginare gli scenari.
È una capacità che stiamo perdendo, purtroppo; che stanno perdendo i giovani.
Quante volte sentiamo dire: “… non riesco a spiegare bene l’idea che ho in testa…”
Parliamo tanto di etica delle AI, di governance, di possibilità per le imprese. Ma poi dimentichiamo che le AI ci chiedono di essere come eravamo un tempo: capaci di immaginare, sognare, descrivere la realtà, di dare forma e sostanza alle cose attraverso le parole. Ci relazioniamo con le AI attraverso le parole. Se ci mancano, non c'è scienza dei prompt che ci possa aiutare.
E avere parole in testa è forse la massima espressione della competenza.
Senza le competenze le AI servono a poco, servono a giocare.
Lo dico chiaramente per chi conosce la materia: le AI sono un'opportunità storicamente unica di riprendersi uno spazio di intelletto e capacità che stava scomparendo. Saper pensare, sapere come le cose che si sanno vanno applicate, mettere a frutto e proprie capacità ed esperienze è ciò che le AI amplificano.
In un futuro immediato le AI dimostreranno due cose.
La prima è che non toglieranno lavoro alle persone preparate. La seconda è che avremo sempre più possibilità di dare forma alle idee che, spesso, al momento rimangono nel cassetto perché non si hanno strumenti per realizzarle. Dovremmo solo riscoprire la capacità di usare le parole.