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Lobby e comunicazione: l’importanza della formazione

10/10/2013

Al via _Comunicazione, lobby e politica._ Il corso, organizzato da _Running,_ giunge quest’anno alla sua venticinquesima edizione e si arricchisce della media partnership di Formiche e _Relazioni pubbliche,_ il magazine di Ferpi. Ai soci della Federazione anche delle borse di studio riservate.

Il lobbying, da sempre, è una sofisticata arte di rappresentazione di interessi particolari presso stakeholder e decision maker. Le finalità del lobbista possono essere molteplici. C’è il lobbista che s’impegna affinché certe regole non cambino e c’è quello che punta a far sì che cambino. Sia l’uno che l’altro, nel rappresentare l’interesse specifico di cui si occupano, faranno leva sull’impatto della decisione che si vuole prendere. Il lobbista è una sorta di ambasciatore di interessi particolari. É lobbista l’adolescente che chiede un premio di produttività scolastica ai genitori (una vacanza in cambio di una pagella senza debiti); sono lobbisti (o portatori di interessi) i sindacalisti che si occupano di lasciare alterate (o far cambiare) le normative sul lavoro; sono lobbisti coloro che promuovono una petizione; sono lobbisti gli addetti alle media relations che cercano di far pubblicare un articolo su un giornale; sono lobbisti quei rappresentanti aziendali delegati al public affairs o alle relazioni istituzionali.
Il fatto che tutti possano essere lobbisti non vuol dire, poi, che tutti lo siano. Per molteplici motivi. Il primo è che per fare il rappresentante di interessi serve una competenza specifica e dettagliata sull’interesse rappresentato. Il lobbista di una grande azienda di pneumatici, per esempio, oltre a conoscere alla perfezione tutta la normativa che regolamenta il settore, dovrà essere in grado di capire cosa succederebbe se una nuova legge imponesse di ridurre la quantità di silicio presente negli pneumatici. Il secondo motivo è che servono spiccate doti relazionali e comunicative per fare il lobbista.
Spesso, ahinoi, chi prende le decisioni non ha una competenza specifica e dettagliata sulla materia che va a regolamentare. Spesso i dossier che ha in mano il regolatore sono meno attuali e dettagliati di quelli che ha in mano il regolamentato (nel caso dell’esempio di prima l’azienda di pneumatici). Da un lato c’è dunque chi detiene un eccesso di potere regolamentare, dall’altro chi detiene un eccesso di informazione. Ora è chiaro che se questi due soggetti non si parlassero non ne beneficerebbe la collettività e nemmeno l’azienda. Ed è altrettanto chiaro che la possibilità per il legislatore di accedere ad informazioni che altrimenti non si potrebbe permettere (studi e analisi costano) sia di per sé un fatto positivo. Cosa c’entrano le doti relazionali con tutto questo? É semplice: se chi detiene l’informazione (il lobbista) non la trasmette in maniera efficace, quell’informazione non sarà servita a nulla. Competenza e comunicazione sono dunque due qualità imprescindibili di un buon lobbista. Fino a qualche tempo fa tutto ciò sarebbe bastato. Non oggi. Ma soprattutto non domani.
Da qualche anno a questa parte il web ha ampliato il numero di soggetti partecipi alla discussione pubblica. Prima di Internet e dell’avvento nelle nostre vite dei social network le maggioranze disorganizzate (e non strutturate) non riuscivano a partecipare ad un dibattito pubblico in maniera significativa. Oggi le maggioranze diversamente organizzate hanno una voce determinante in capitolo. Ognuno può esprimere un opinione; ognuno può utilizzare un hashtag. Il concetto di opinione pubblica é liquido e chi scrive il proprio pensiero, indubbiamente, é soggetto a tutte quelle dinamiche a cui siamo soggetti nel prendere una posizione o esprimere un’opinione nella vita comune. Per questo, ad un buon lobbista, per influenzare il dibattito pubblico non basterà conoscere dati e leggi, ma sarà necessario avere chiare le dinamiche di partecipazione delle masse alla discussione pubblica. Un lobbista che non conoscesse il senso profondo dell’effetto bandwagon o della spirale del silenzio (tanto per dirne due), rischierebbe di essere meno incisivo nella discussione pubblica di un qualsiasi altro utente con una frase ad effetto. E allora chi è il lobbista di domani? Il lobbista di domani (o di oggi) é un rappresentante di interessi attivo e partecipe al dibattito pubblico. E se non lo è direttamente lui é necessario che ci sia qualcuno per lui e per l’azienda. Anche perché con una politica sempre meno ideologica aumenta, inevitabilmente, l’influenza dell’opinione pubblica sul decisore. Su questo ring le opinioni qualificate, credibili ed accessibili saranno il migliore strumento contro la facile retorica.
Lobbying è comunicazione, e lo sarà sempre di più.
Anche di questo si occuperà il corso Comunicazione, lobby e politica, giunto alla sua XXV^ edizione e organizzato da Running con la media partnership di Ferpi e Formiche.
Il corso, di 60 ore complessive, si terrà a Roma (sede di Running – via degli Scialoja, 18) il venerdì pomeriggio dalle 17.00 alle 20.00 e il sabato mattina dalle 10.00 alle 13.00, è a numero chiuso, destinato a massimo 18 laureati o neolaureati in discipline economico-politiche, giuridiche o comunicazione, collaboratori e funzionari politici, personale d’azienda che si occupa di relazioni esterne ed istituzionali; consulenti e liberi professionisti.
Per i soci Ferpi sono riconosciute fino a 5 borse di studio a copertura del 50% del costo del corso.
Per ulteriori informazioni consultare il sito di Running, scrivere a Stefano Ragugini – s.ragugini@retionline.it o chiamare al numero 06 675451.
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