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Lobbying: poche adesioni al registro di Bruxelles

21/08/2008

A due mesi dall’apertura solo 21 iscritti. “PRWeek” rivela che l’EPACA, l’Associazione europea di categoria, ha inviato un’e-mail di sollecito ai propri soci.

Accoglienza fredda per il registro dei lobbyist istituito dalla Commissione europea. Tra le tante agenzie di affari pubblici e gli studi legali che operano presso le istituzioni comunitarie, soltanto in 21 hanno deciso di aderire. E questo a due mesi dall’apertura, avvenuta lo scorso 23 giugno.


Secondo “PRWeek”, le resistenze – particolarmente accese tra le Pubblic Affair e Law firm inglesi – sarebbero dovute alle conseguenze dell’iscrizione. Pur operando su base volontaria, l’adesione al registro comporta infatti una completa disclosure sulle spese sostenute per fare lobby a Bruxelles, sui nomi dei clienti e sui guadagni.


La rivista internazionale delle PR afferma anche di aver visto l’e-mail inviata agli associati dalla European Pubblic Affairs Consultancies Association (EPACA), nella quale il Comitato di gestione dell’Associazione “si raccomanda affinché i soci provvedano alla registrazione, approfittando del periodo estivo per raccogliere le necessarie informazioni”.


L’EPACA, inoltre, precisa che la lettera non rappresenta una chiamata obbligatoria. Ma che, comunque, chi volesse aderire al registro europeo potrebbe orientarsi sulla data del 15 settembre.


Più alto (152) è invece il numero delle imprese e delle organizzazioni del commercio che hanno firmato il registro delle lobby. Ma solo 15 hanno sede nel Regno Unito, segnala ancora PRWeek. Del resto, alle aziende e agli enti che fanno lobbying in proprio, il registro Unione chiede soltanto di presentare ogni anno una stima dei costi sostenuti.


Rosario Vizzini – Redazione Cultur-e
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