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L'opaco intreccio italiano e il ruolo delle relazioni pubbliche

23/08/2005

Caso RCS, BNL, Antonveneta ecc... tanti colleghi rinunciano alle ferie: qualche osservazione di natura professionale. Un commento di Toni Muzi Falconi.

Sapendo di rischiare il ridicolo, provo a commentare -  ma solo da un punto di vista squisitamente professionale - il tormentone di queste calde settimane estive di intrecci perversi tra banca, finanza, media, istituzioni e partiti che hanno impegnato, a occhio, almeno un centinaio di miei colleghi che si sono visti costretti a rinviare le loro sudate vacanze.Fra i direttamente coinvolti, ovviamente, intendo i comunicatori interni e i consulenti delle organizzazioni e dei vari personaggi coinvolti (non tutti consapevolmente...) dalle intercettazioni e finiti sui media.Ma anche tanti altri sono stati coinvolti indirettamente: si pensi solo agli apparati di comunicazione dei governi, delle istituzioni finanziarie e delle grandi imprese internazionali preoccupate per la progressiva instabilità del nostro scenario.Oggi, alcune cose di questa complessa vicenda sono sicure, molte sono verosimili e tantissime altre sono possibili. Limitiamoci alle prime.Dal punto di vista della comunicazione, la prima cosa che salta agli occhi è l'opacità complessiva della vicenda. Già per mesi era parsa misteriosa la scalata alle azioni di RCS; a questo si sono aggiunte le due campagne di contrasto delle cordate italiane per l'acquisizione di BNL e di Antonveneta, poi si è innescata la partita sulla identità dei veri poteri forti, quindi sono intervenute le trasversalità e le connessioni politiche e infine sono esplose le vicende che hanno coinvolto le istituzioni di controllo dei mercati, quelle parlamentari e la magistratura.Attendiamo il solito instant book che ci aiuti a capire davvero cosa sia successo; e non è ancora finita.La seconda osservazione è la certezza che, fondandosi proprio su questa opacità, molti operatori del nostro mercato finanziario hanno accumulato in pochissimi giorni ragguardevoli ricchezze, verosimilmente a scapito dei tanti che, allarmati dalla impossibilità di comprenderne le dinamiche, hanno preferito - in un momento o l'altro - abbandonare la partita per timore di perdite rovinose.In breve: l'opacità della informazione ha consentito, e non è la prima volta, ingenti speculazioni. Non è certo neppure la prima volta che noi comunicatori siamo chiamati ad offuscare l'orizzonte così che i nostri clienti/datori di lavoro possano arricchirsi nei retrobottega.E a questo proposito invito il lettore a leggersi la recentissima lettera introduttiva al Bilancio Sociale della Banca Popolare Italiana a firma del suo (ex) amministratore delegato, dottor Gianpiero Fiorani. Molto istruttiva, per noi comunicatori, a testimonianza che quando scriviamo i testi per i nostri clienti/datori di lavoro dobbiamo aspettarci che possa succedere di tutto e di più...Mi dice un autorevole amico, stimato professionista, inizialmente coinvolto alla grande e poi rapidamente defilatosi non appena gli è apparsa evidente l'enormità della cosa (di dimensioni verosimilmente superiori al crac Parmalat e comunque foriera di danni all'immagine degli italiani nel mondo immensamente più gravi, visto il coinvolgimento diretto delle istituzioni e in prima persona dei loro principali esponenti):hai un bel chiedere al telefono  - sicuramente controllato, al punto che almeno una parte delle intercettazioni sono servite a fuorviare gli inquirenti - al tuo cliente di mandarti documenti di supporto alle affermazioni che ti chiede di riferire ai giornalisti... sai benissimo di non avere il tempo per leggerli, figurati poi riuscire capirli, data la loro complessità tecnica e logistica. Del resto, la questione di fiducia non è fra le cose in discussione: fin dall'avvio ero pienamente consapevole di lavorare, profumatamente pagato si intende, per il bene di una sola persona, il cliente. E, possibilmente, anche per fottere non solo i suoi nemici, ma anche gli stessi suoi alleati di cordata che cominciavano ad alzare troppo la cresta.Aggiungi che almeno i giornalisti hanno la possibilità (anche se spesso teorica..) di cercare riscontri con altre fonti; io no, dipendo unicamente dalle informazioni che mi dà il cliente, salvo quelle che riesco a carpire agli stessi giornalisti, quasi sempre più informati di me. Quando mi è stato richiesto di diffondere, senza esplicitare la fonte, una notizia che tirava in ballo un altro importante personaggio accomunandolo ad uno fra i meno limpidi protagonisti di tutta questa vicenda, mi sono ricordato di quella parte del libro della Parsons in cui si parla dei danni che talvolta possiamo procurare agli altri...  ho pensato alla mia famiglia che mi aspettava in barca per fare il giro delle isole.... ho fatto rapidamente i conti di quanto ci avrei rimesso e... mi sono messo al volante.Che cosa hai imparato da questa vicenda? gli chiedo io: beh... che ora quando facciamo il media training dobbiamo anche considerare come usare il telefono controllato per far circolare notizie che confondono le acque!Posso bene immaginare (anzi li vedo proprio bene!) i sogghigni e i sarcasmi dei tanti che da tempo mi rimproverano di scrivere contro i mulini a vento affermando, senza però avere il coraggio di dirlo apertamente, che il nostro è un mestiere (non dunque una professione...) inevitabilmente vincolato al soldo e del tutto svincolato dai valori, dai principi e dal rispetto degli altri.Eppoi - ripetono come una litania - se quell'operazione non la faccio io, la fa qualcun altro, e che risultato ho ottenuto? Ho favorito un concorrente.
E se fosse così come dite, allora che senso ha che leggiate questo sito o che seguiate le attività di una associazione professionale? Perché pagare una quota annuale associativa e ricevere, magari un po' bofonchiando, i rimproveri della nostra direzione se non partecipate a nessuna delle attività previste dallo statuto e dai regolamenti che avete sottoscritto entrando, comprese le regole di comportamento professionale previste dal nostro codice deontologico?Insomma, e per concludere, possibile mai che ogni volta che scoppia un casino si debba sempre tornare all'anno zero e ricominciare tutto da capo?Diciamolo pure... correndo il rischio di venire smentiti domattina:- avete notato come in questi ultimi due, tre anni sono diminuiti gli attacchi gratuiti alle relazioni pubbliche?- avete notato come tante altre professioni siano nel frattempo entrate nel mirino della critica dell'opinione pubblica e le relazioni pubbliche siano un po' state messe da parte?- avete notato che le 'pubbliche relazioni' hanno meno circolazione di un tempo?- avete visto come il termine relatore pubblico inizia ad essere utilizzato più frequentemente? come il termine 'relazioni' appare più di frequente di 'comunicazione'?- come persino Lina Sotis offre ai suoi lettori una identità diversa rispetto al passato anche recente del nostro lavoro?E, ma di non minore importanza, che dire del collega che ha letto il libro della Parsons e si è fatto ispirare rinunciando ad una azione discutibile?Vale la pena insistere, continuare a cambiare, crescere ed essere maggiormente consapevoli di quel che facciamo!(tmf)
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