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Ma quale comunicazione di crisi??

22/06/2004

Alcune riflessioni di fronte alla dilagante mediadipendenza degli inquirenti italiani, a partire dal caso Glaxo-Smith-Kline.

Potrei anche sbagliarmi di grosso nel caso specifico…ma il fenomeno è talmente diffuso che la questione rimane egualmente valida. L'altro giorno parlavo con il Presidente della consociata italiana di una multinazionale dell'auto che mi ha chiesto: 'ma com'è che in Italia per sapere che la magistratura indaga su di me, per conoscere le questioni sulle quali sono indagato e le evidenze raccolte sui miei comportamenti devo aspettare che escano sui giornali?...eppoi, quando i miei legali si rivolgono agli inquirenti per consultare gli atti, viene detto loro che nulla è stabilito e che non vi sono neppure avvisi di garanzia in vista... almeno per ora? Possibile non vi rendiate conto che questo è l'elemento che più di ogni altro tiene lontano gli investimenti internazionali???"Provateci voi a rispondere....Certo…potete sempre dire che queste cose non succedono soltanto in Italia (cosa vera...anche il giudice Sptizer di New York non scherza da qualche tempo con i verbali..!! così come però è anche vero che in Italia succede sempre...viene chiamato the italian vice...!)Certo…potete sempre dire che il giornalista, quando riceve un documento scottante dalla magistratura non preavverte l'azienda per riceverne un commento perché sa bene che la maggioranza, al contrario di quello che si farebbe in altri Paesi, si agita subito con l'editore per bloccarne la pubblicazione, magari minacciando il ritiro della pubblicità o chiedendo l'intervento del ‘politico' amico o…anche peggio…. Insomma possiamo raccontare tante cose, ma è chiaro che da noi c'è una maledetta coazione a ripetere.Pensate solo al caso più recente, proprio di questi giorni. Che io abbia letto (ma sono stato all'estero...), soltanto Mario Pirani (di certo fra i tre/quattro migliori giornalisti italiani in circolazione) l'ha raccontato per quello che a un professionista navigato pare essere stato.Mi riferisco a quell'azienda farmaceutica (la Glaxo-Smith-Kline) uscita su tutti i giornali e su tutte le possibili edizioni di telegiornali e giornali radio come corruttrice di medici per vendere più farmaci. Ebbene, veri o non veri che siano gli addebiti, questa (che io ricordi) è solo la terza volta negli ultimi dodici mesi che la notizia esce sui giornali, in quest'ultimo caso è stata una conferenza stampa della guardia di finanza. Per tre volte in dodici mesi finisce sui giornali una multinazionale del farmaco, e sempre come fosse la prima volta, e sempre come se la pratica del comparaggio nel mercato farmaceutico fosse uno scoop giornalistico e non, come invece è, una costante di almeno 20 anni di inefficienza (per non dire peggio) della nostra politica pubblica della salute. Nel caso in questione a tutt'oggi, dopo un anno a qualche mese di indagini, neppure un rinvio a giudizio, meno che mai un processo o una condanna...Eppure per giorni e giorni i quotidiani hanno trascinato nel fango illustri medici, clinici, accademici, dipendenti e dirigenti... insomma persone come voi, come me, solo perché il loro nome è stato fatto in qualche conversazione telefonica intercettata. Come dovrebbe comportarsi l'azienda, oltre ad affermare la rituale fiducia nella giustizia e a segnalare che la stessa guardia di finanza ha dato atto al nuovo management dell'azienda di avere ‘cambiato tutto e ridato dignità alla professione di informatore scientifico appena saputo dell'avvio dell'indagine un anno fa? Ma chi ha pubblicato questa informazione? Se qualcuno l'ha fatto… ma cosa valgono venti righe di informazioni in controtendenza rispetto alle migliaia di titoli con senso contrario? Quale cavolo di comunicazione di crisi si può fare in questa situazione? Come si possono calcolare gli inestimabili danni prodotti da una vicenda del genere? E chi mai sarà chiamato a rimborsarli? E c'è ancora qualcuno che dubita sul fatto che il tribunale dell'opinione pubblica sia per una azienda meno importante di quello che si svolge nelle aule di giustizia? Quale preparazione abbiamo noi professionisti per fronteggiare questi avvenimenti?E soprattutto….cosa possiamo fare per prevenire, per evitare che queste cosa succedano?Si potrebbe anche paradossalmente sostenere, nel vivace dibattito internazionale in corso sull'attribuzione di un valore monetario alle attività di relazioni pubbliche, di comunicazione, di responsabilità sociale... che i nostri maggiori alleati siano ormai gli esperti di risk management…nel senso di ‘quanti danni evitiamo con le  nostre attività? E… come attribuire un valore a questi danni evitati?'E' possibile che i giornalisti non ci pensino due volte, non si informino, non si rendano conto del danno che producono? E' possibile che gli inquirenti non riescano ad arrestare la dilagante epidemia di media-dipendenza che circola nei loro uffici?E' possibile che la classica reazione della comunità delle imprese, quando succedono queste cose, è di far finta di non vedere? di incrociare le dita sperando che la stessa cosa non succeda a loro? di contribuire – da autentici untori - a spargere il veleno con affermazioni di dubbio che, proprio perché provenienti dall'ambiente, suonano ancora più credibili?E quel ‘fare sistema' di cui oggi ormai tutti blaterano, dove è andato a finire? Possibile che a nessuno venga in mente di mettere intorno a un tavolo giornalisti, comunicatori, inquirenti, legislatori e imprenditori per discutere di come prevenire, come impedire che interi patrimoni vengano inutilmente dispersi al vento senza voler passare per beceri difensori ad oltranza del diritto delle imprese di comportarsi male? Oppure c'è da pensare il peggio... e cioè che nel nostro Paese queste vicende si possano confezionare su misura per colpire un nemico, un concorrente? Da Marco Travaglio, fra l'altro massimo esperto del processo Mondatori (ricordate, quando un tribunale assegnò la proprietà della casa editrice a un imprenditore invece che a un altro?), saprei già quale risposta aspettarmi...Ma, e per concludere, se siamo tutti davvero convinti che le cose siano in questi termini, come possiamo stupirci, gridare allo scandalo o alla congiura, dare all'untore… ogni volta che perdiamo qualche punto nelle classifiche internazionali e dobbiamo rispondere sempre più imbarazzati alle giuste domande degli operatori internazionali? Almeno un po' di dignità...(tmf)
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