Redazione
La crisi rallenta la corsa verso le buone pratiche. Gli imprenditori sono consapevoli di dover adottare politiche ambientali e sociali mirate per essere competitivi, ma il salto di qualità è rimandato al 2021. A dirlo il IV Osservatorio Annuale su Comunicazione e Sostenibilità.
Cresce il numero di imprenditori che definiscono "sostenibile" la propria attività: dall'83,8% del 2019 all'84,1% del 2020. Ma nel 93,1% dei casi si tratta di grandi aziende sopra i 250 dipendenti.
Per il 97% degli intervistati le buone pratiche sono prima di tutto ambientali, ma con la crisi post Covid aumenta la sensibilità verso forme di welfare integrativo, determinanti per l'83,6% degli imprenditori. Nel 2019 ci si fermava al 72,6%
Sugli ostacoli che incontrano le le piccole imprese pesa per il 45,7% la mancanza di budget e per il 37,3% l'assenza di personale adeguatamente formato
Ambiente: 9 aziende su 10 fanno la differenziata ma meno di una su due rinuncia all'acqua in bottiglia. E poco più di una su 10 compensa le proprie emissioni di co2
Sociale: Il 56,4% delle aziende prevede forme integrative di welfare, soprattutto nell'industria e nella finanza. Ma, a causa del Covid, il 40% ha dismesso la mensa interna e il 18% ha chiuso i nidi aziendali
Smart working: Il 44% degli imprenditori ha dovuto far ricorso al lavoro a distanza e oltre il 53% di queste realtà continuerà ad utilizzarlo anche al termine della pandemia
Cresce la percentuale di imprese che redige un bilancio ambientale o di sostenibilità: dal 10,2% del 2019 al 16,3% del 2020. Ma meno di un'azienda su 5 ha al suo interno un responsabile della sostenibilità
Comunicazione in forte ritardo: solo un'impresa su dieci trasforma in statistiche rendicontabili le proprie buone pratiche. Così si perde in competitività e brand reputation
La proposta: prevedere una premialità in sede di gara pubblica per le aziende che depositano il bilancio ambientale o di sostenibilità.
La rivoluzione della sostenibilità nel mondo imprenditoriale italiano è rimandata. I buoni propositi del 2019 sono rimasti in un cassetto a causa della pandemia e, nonostante la consapevolezza della necessità di un salto di qualità ambientale, sociale ed economico sia sempre più diffusa tra gli imprenditori, i gap strutturali del sistema Italia continuano a pesare.
È quanto emerge dal IV Osservatorio annuale Sostenibilità & Comunicazione, promosso da Mediatyche e Homina, agenzie iscritte a Una Comunicazione, e curato da Format Research, i cui risultati sono stati illustrati nel corso di un webinar cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, e il presidente Piccola Industria e vice presidente di Confindustria, Carlo Robiglio.
"Il nostro è un paese spaccato in due - spiega Pierluigi Ascani, Ceo di Format Research - le grandi imprese corrono, anche perché spesso obbligate dalla legge, mentre le pmi continuano a scontrarsi con alcuni ostacoli. La percezione è buona: l'84% ritiene la propria azienda molto o abbastanza sostenibile, ma poi la realtà racconta che solo il 17% delle imprese ha un dipendente che si occupa di sostenibilità e più di un'impresa su due lamenta difficolta sia di budget che di personale. Segno che ancora si investe poco, soprattutto in momenti di crisi. Ciò che fa ben sperare è la consapevolezza: per l'85% delle realtà intervistate, adottare buone pratiche ambientali, sociali ed economiche incide favorevolmente sulla brand reputation. E ben il 46% pensa che, chi non si adegua, rischia di essere tagliato fuori dalla competitività".
"I dati presentati oggi ci danno un segnale confortante: ovvero che sta aumentando la consapevolezza sull'importanza dei temi legati alla sostenibilità - sottolinea dal canto suo Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria e vice presidente di Confindustria - Spesso, infatti, gli italiani sono poco consapevoli dei vantaggi competitivi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Molti non sanno che siamo leader europei nell'economia circolare grazie alla nostra storica tradizione di Paese trasformatore. Le Pmi sono state duramente colpite dalla crisi legata al Covid 19 e vanno sostenute nell'adozione di politiche 'sostenibili'. Costi elevati, difficoltà burocratiche e scarsa informazione sono i principali ostacoli che incontrano le piccole e medie imprese. Bisogna agire in fretta, quindi, sulla semplificazione amministrativa, sulla leva fiscale, sugli incentivi e sulla formazione".
Essenziale, a questo punto è fare presto per non perdere occasioni importanti, primo tra tutti il Piano di Ripresa e Resilienza cui sta lavorando il governo, che destinerà circa 147 miliardi di euro su 196 allo sviluppo di progetti di sostenibilità. Dalla digitalizzazione, all'industria 4.0, dalle politiche di inclusione all'economia circolare.
"Per ora - commentano Massimo Tafi, fondatore di Mediatyche, e Omer Pignatti, Ceo di Homina, creatori dell'Osservatorio - pare evidente che le imprese italiane, specie le Pmi, da sole non possono farcela. In questo quadro è essenziale che il governo semplifichi la vita alle imprese più piccole in questo tipo di modernizzazione aziendale, ma allo stesso tempo bisogna alzare l'asticella cominciando da subito a premiare i comportamenti virtuosi, ad esempio prevedendo premialità in sede di gare pubbliche per le aziende che redigono il bilancio di sostenibilità".
Una sfida raccolta direttamente dal ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. "Siamo consapevoli - spiega il ministro - che questo è stato un anno complicato, che possa aver minato il desiderio delle imprese di proseguire il cammino verso la sostenibilità. Ma proprio per questo come Ministero, abbiamo approntano una serie di strumenti normativi e tecnici per aiutare le imprese italiane a trasformarsi e ad abbracciare il mondo green. Ben consapevoli che, in questo caso, le prospettive di crescita e di esportazione aumentano decisamente, come ci raccontano i dati. Parlo della finanza green, ad esempio, attraverso la quale i principali istituti bancari si sono affiancati al Ministero dell'Ambiente istituendo una linea di credito agevolata e ad hoc per le aziende green. Penso alle Zea, le zone economiche ambientali, dove sono stati introdotti una serie di vantaggi fiscali per le aziende verdi. Sono strumenti messi in campo proprio per consentire al tessuto produttivo del Paese di compiere quel passo in avanti necessario alla trasformazione del paradigma ambientale ed economico".