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Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio: sfide e opportunità della comunicazione online

26/10/2018

Si è tenuto lo scorso 1° ottobre a Roma il seminario sulla comunicazione nell'era digitale "Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio", organizzato da Retinopera.  Un’analisi, a margine dell’evento,  delle sfide e opportunità della comunicazione online a cura di Valentina Citati.

Come possiamo stare al meglio nel mondo della comunicazione web e social? Con questo interrogativo è iniziato lo scorso 1° ottobre a Roma il seminario sulla comunicazione nell’era digitale organizzato da Retinopera. Una tavola rotonda per discutere con comunicatori, giornalisti ed esperti del settore delle sfide e delle opportunità che le nuove piattaforme di comunicazione pongono al mondo cattolico in particolare e non solo. Dalle riflessioni emerge la consapevolezza che reale e virtuale non sono due mondi e sfere distinte e non comunicanti ma che anzi sono strettamente interconnessi.

Dopo l’introduzione a cura di Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV e coordinatore di Retinopera, e Sonia Mondin, segretario di Retinopera, Leonardo Becchetti ha iniziato a moderare il dibattito.

Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, ha definito la Rete, che fornisce la struttura di questo mondo virtuale, un ambiente, un luogo da vivere e da abitare e ha evidenziato le cinque sfide che la nuova comunicazione digitale pone ai comunicatori di oggi: 1) DALLA RISPOSTA ALLA DOMANDA “oggi la risposta viene prima della domanda e la abolisce. Come faccio a riconoscere le risposte giuste?”. Ma essere cristiani significa proprio porre domande; 2) DAI CONTENUTI ALLE PERSONE “nell’ambiente digitale i contenuti vengono prima delle persone”; 3) DALLA TRASMISSIONE ALLA TESTIMONIANZA prima del web 2.0  comunicare significava seguire il modello Broadcasting. Io parlo – Tu ascolti / Io scrivo – Tu leggi. Le fonti erano tenute affidabili. Oggi nei social network, ad esempio, sono in relazione le relazioni. Io vedo Te e Tu vedi me, ma non solo. Io posso interagire con il contenuto che Tu inserisci e lo possono vedere i nostri amici/contatti. Non è la trasmissione ad avere senso, ma la relazione.  La trasmissione precede il contenuto dal momento che l’autore diventa testimone di quel messaggio. La logica della comunicazione diviene così testimoniale; 4) DAI CONTENUTI ALLE RELAZIONI in questo ecosistema il valore di una notizia si misura nella capacità di generare relazioni tra quel contenuto e le persone, di creare conversazione; 5) DALL’INTERAZIONE ALL’INTERIORIZZAZIONE per cui oggi si ritiene che i giovani siano superficiali perchè incapaci di interiorizzare. Quello che si è affermata in realtà è una nuova forma di interiorizzazione ovvero la capacità di creare relazioni tra i contenuti (es. iperlink).

Bruno Mastroianni, giornalista e social media manager, ha evidenziato come prima la realtà da mostrare veniva accuratamente selezionata lasciando “fuori” tutto il retroscena a cui oggi invece la Rete da voce. Oggi siamo esseri umani interconnessi, resi più vicini dal web per cui anche l’incontro con la differenza è più facile. Ciò però causa la tendenza a rinchiudersi in “bolle” di simili. La Rete, ribadisce Mastroianni, è solo uno strumento che riflette la realtà e la natura umana. Il problema pertanto è più culturale che tecnologico. E’ necessario educare alla gestione della propria immagine online dal momento che ora siamo tutti “pubblici”, nonché all’esercizio del pensiero critico che significa porre la stessa attenzione dedicata allo shopping sul web alla scelta della narrazione della realtà a cui dare credito.

Dopo gli interventi si è passato ai contributi dei giornalisti della carta stampata. Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana, ha posto l’attenzione sulla tendenza alla manipolazione dei fatti attraverso il proliferare di profili e blog fake. Ciò pone un problema deontologico dal momento che è difficile distinguere tra un sito giornalistico e un blog che diffonde notizie false. E’ importante, quindi, che l’utente verifichi l’attendibilità di ciò che legge.

Gigio Rancilio, social media manager di Avvenire, ha sottolineato tutte le difficoltà che un giornale incontra nel mondo del web: dal rendere interessante un contenuto pensato per un diverso ambiente per persone che sulle piattaforme social vanno soprattutto per trovare intrattenimento, alle difficoltà di usare un linguaggio e del mantenere uno “stile” proprio della morale cristiana che è minoritario e più “debole” sul Web,  alla necessità, quindi, che il giornalismo si adegua a questo nuovo ecosistema imparando a fare rete in particolare nel mondo dell’informazione cattolica, stabilire connessioni, uscendo “dal proprio orticello”.

“Ogni social media ha il suo linguaggio, bisogna differenziare, adattare i contenuti alle diverse piattaforme” questa l’essenza del contributo di Mauro Monti, capo ufficio web di Tv2000, che ha evidenziato, inoltre, l’importanza di avere una social media policy esterna per moderare la conversazione sulle pagine Facebook.

Infine Piero Martinelli, direttore di Unimondo, ha sottolineato il lavoro svolto in tanti anni di attività per creare un ambiente social che fosse riconoscibile per il proprio target (sorprendentemente giovane), nonché per conquistarsi la reputazione come fonte di informazione su certi temi. L’impegno è anche quello di combattere la polarizzazione delle opinioni esponendo anche a opinioni diverse per spingere ad una discussione sana.

Quindi siamo essere umani sempre più interconnessi che devono imparare però ancora a stare bene in questo nuovo ambiente virtuale, a fare “rete”, incontrare l’altro e le differenze ed esercitare il pensiero critico per raccogliere la sfida del secolo che il Web ci lancia come individui e soprattutto come comunicatori.

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