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ONG: il ruolo delle Rp

26/01/2017

letizia526

La rubrica di Letizia Di Tommaso ospita questa settimana la prima puntata di una serie di articoli dedicati alla storia della cooperazione internazionale e all'inizio della comunicazione delle ONG, a firma di Giulia Pigliucci, esperta in comunicazione e ufficio stampa del terzo settore e ONG.

di Giulia Pigliucci, Il Genio delle Donne

Forse si potrebbe far risalire la nascita del movimento dei volontari internazionali, che portò molti a costituire alcune delle più importanti Organizzazioni non Governative (ONG) italiane, alla spinta che si ebbe con il sentimento e le istanze politico-sociali riconducibili alla stagione studentesca del '68 e ad un importante documento, scritto non più tardi di 50 anni fa e pochi anni dopo il Concilio Vaticano II, la “Popolorum Progressio” di Papa Paolo VI.

In entrambi i casi si considerava, seppur con modalità diverse, come un dovere la solidarietà, una vera e propria arma contro la miseria, l'ingiustizia, le disuguaglianze in grado di promuovere uno sviluppo umano sostenibile, sistema capace di migliorare le condizioni di vita, di essere promotore del progresso umano per tutti e di costruire il bene comune dell'umanità.

Il perseguimento della pace, a poco più di 20 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e in piena Guerra Fredda, passava secondo questo grande movimento attraverso la costruzione, giorno per giorno, di un mondo più equo e più giusto, ma anche dall'interdipendenza pacifica fra gli uomini e le nazioni.

Trascorsi i primi anni di quella che si potrebbe definire l'età beat delle organizzazioni umanitarie, durante il quale migliaia di ragazzi e ragazze partirono per impegnarsi nella maggior parte dei casi nei paesi del Sud America, seguirono gli anni d'oro della cooperazione finanziata dal Ministero degli Esteri, dall'Unione Europea e dai privati. Però, alla fine degli anni '90, mentre i Leader mondiali si apprestavano a sottoscrivere nell'Assemblea Generale dell'ONU gli Otto Obiettivi del Millennio, le ONG vedevano i fondi stanziati per i progetti di sviluppo umano assottigliarsi in modo repentino.

Nel 1999 si teneva un primo convegno organizzato da AFMAL – Associazione Fatebenefratelli per i Malati Lontani - che vedeva riuniti i principali attori italiani delle organizzazioni non governative. In una delle tavole rotonde previste, per la prima volta, si dibatteva sul ruolo che doveva assumere la comunicazione, nell'informare in modo sistematico sulle condizioni vissute da milioni di persone nelle periferie del mondo e sulla sua capacità di diventare lo strumento per sensibilizzare un pubblico più ampio sull'importanza dell'attuazione dei progetti di sviluppo umano, sul valore del sostegno di questi e sulle fattive conseguenze dell'azione dei volontari impegnati sul campo.

Fino ad allora la comunicazione era più appannaggio delle associazioni del Terzo Settore, soprattutto quelle con carattere socio - sanitario. Sono, infatti, dei primi anni '90 iniziative, ad esempio, come “Bici in città” o “Un gioiello per la vita”, realizzate per l'AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla, riproposto negli Stati Uniti per i 500 anni della scoperta dell'America, ideate ed organizzate dall'agenzia romana, Errepi Comunicazione. Qualche anno prima la RAI aveva proposto la trasmissione televisiva, nata dalla mente di Jerry Lewis negli USA, volta alla sensibilizzazione e raccolta fondi: si trattava di “Telethon”. Un'iniziativa voluta da Susanna Agnelli che aveva sposato l'idea dell'attore americano e la causa della UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. Non molto anni dopo Mediaset proponeva, grazie ad un gruppo di amici, autori, a Fabio Testi e Lorella Cuccarini, “Trenta Ore per la vita”, la maratona televisiva a favore delle associazioni non profit che presentavano progetti concreti per migliorare le condizioni di vita delle persone rappresentate. Una vera scommessa finita bene, seppur con molto disappunto dell'allora Presidente di Telethon.

Le ONG erano fuori da tutto ciò, molti dei presidenti si limitavano a sostenere iniziative che fossero rivolte più ai propri donatori storici e non ai potenziali stakeholder. Spesso l'oggetto promosso era l'Adozione a Distanza, sicuramente l'azione di sviluppo umano che aveva maggiore visibilità. Tra le organizzazioni che maggiormente davano visibilità a questa iniziativa era Azione Aiuto, oggi l'internazionale Action Aid. Fu, soprattutto, questa organizzazione la principale promotrice, molti anni dopo, di una trasmissione televisiva di Raffaella Carrà “Amore” trasmessa da RAI 1 in prima serata.

Molti dei presidenti delle ONG, seduti al tavolo dedicato alla comunicazione nel convegno di fine anni novanta, erano assolutamente contrari che ci fosse al loro interno una figura che si occupasse di comunicazione, poiché questa, a loro giudizio, non sarebbe stata in grado di riportare in modo idoneo le questioni riconducibili allo sviluppo umano e, d'altro canto, con maggior timore la televisione avrebbe appiattito e il pubblico avrebbe avuto un'impressione superficiale dell'impegno dei volontari nel realizzazione i progetti rivolti ai più vulnerabili.

Le ONG italiane in linea di massima non erano tra coloro che organizzavano i concerti di raccolta fondi come “Band Aid” o “ Pavarotti & Friends” che pur raccoglievano fondi, indirizzati alle Istituzioni o alle Charity Internazionali.

La campagna “Cibo per l'Etiopia” del VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo del 2002 può essere considerata uno spartiacque nel modo di intendere la comunicazione nell'umanitario.

Una attrice, la più pagata in quel momento per le fiction, Claudia Koll decideva di diventare la testimonial di questa organizzazione promossa dalla Opere Salesiane. Non solo, per prima cosa decideva di recarsi, ispirandosi all'impegno e alle azioni compiute come Golden Ambassador  Audrey Hepburn, in Etiopia per costatare con i propri occhi ciò che si faceva e quali fossero i problemi che piegavano milioni di persone in quel Paese. Una grave carestia flagellava per l'ennesima volta questa terra, molti erano al limite delle forze, tanti i bambini condannati, i salesiani e le salesiani ed i volontari del VIS erano in prima linea per rispondere all'emergenza. Fondamentale fu l'aver realizzato una serie di filmati che documentavano quella missione umanitaria.

La richiesta nelle 44 trasmissioni televisive e radiofoniche delle principali emittenti nazionali, nelle quali nel periodo natalizio Claudia Koll riuscì a partecipare, di soli 50 Euro per comprare un quintale di Faffa, un prodotto multinutrizionale, provocò un vera e propria gara di solidarietà per il sostegno di quella popolazione. Non era mai accaduto fino ad allora per un'ONG italiana. Altre iniziarono a interrogarsi se non valesse la pena che ci fosse qualcuno che potesse occuparsi della comunicazione.

Poi un 26 dicembre di un paio d'anni dopo un'onda anomalia dallo Sri Lanka fino all'Indonesia cambiò il modo di comunicare per le organizzazioni non governative.

Continua…
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