Per i media online è l'ora della partecipazione
26/04/2006
Personalizzazione, partecipazione, wiki, blog. I new media cambiano volto, l'Economist li analizza.
Partecipazione, personalizzazione: ecco le parole chiave per i new media, che la scorsa settimana l'Economist ha analizzato in un lungo speciale che parte proprio ripercorrendo le tappe dall'inizio della stampa e dall'avventura di Gutemberg nel 1400.D'altronde, come sostiene l'Economist, anche l'idea di Gutemberg dei caratteri mobili sarebbe considerata, oggi, alla stregua di una qualsiasi start-up della Silicon Valley. E con un parallelo un po' azzardato si potrebbe paragonare Gutenberg ai coniugi Trott, che, licenziati nel corso dello "sboom" della new economy, iniziarono a bloggare e a costruire uno strumento utile agli altri utenti internet per aprire nuovi blog.
Paralleli storici a parte, quella che sta iniziando è davvero l'era della partecipazione. Se i giovani americani creano contenuti personalizzati per l'internet nella misura del 57 per cento (lo sostiene una ricerca del Pew Institute), questo significa che davvero gli utenti non sono più disposti a consumare passivamente contenuti forniti da altri, dalle aziende, dalle grandi testate giornalistiche e gruppi mediatici.
E' un po' diverso dall'idea, professata in rete a più riprese, del cittadino che crea da sé il suo giornale personale. Spesso la creazione di contenuti passa semplicemente dal mettere online i propri file audio, le proprie foto da condividere con una comunità, o semplicemente i consigli sul tale negozio, sul tale ristorante o luogo di villeggiatura. In qualche modo si tratta, dunque, di contribuire e personalizzare, aiutando a costruire la reputazione di un oggetto, di un luogo, di un'azienda.E se il pubblico tradizionale non è più tale, lo scambio in rete diventa più una conversazione che un consumare contenuti creati ad hoc dai professionisti dell'informazione, e/o della comunicazione.
Per leggere l'intero speciale dedicato dell'Economist, collegatevi quiE.P. - Totem