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Per una infrastruttura delle Relazioni pubbliche

23/05/2013

Partendo dalla contrapposizione tra il modello modello dominante delle Rp con quello in ascesa, _Toni Muzi Falconi_ tratteggia un nuovo ruolo per la disciplina e commenta, in esclusiva per Ferpi, il paper che presenterà il 14 e 15 giugno prossimi al _Bled Symposium._

di Toni Muzi Falconi
Il Simposio di Bled che si tiene il 14 e 15 giugno prossimi – il ventesimo della serie di quello che è diventato il più autorevole raduno annuale della elite delle Relazioni pubbliche mondiali, e sede storica di elaborazione e di discussione del Bled Manifesto (2002) che ha segnato la crescita della professione in Europa – sarà un evento di particolare rilevanza . Il tema della “fiducia” è sufficientemente vasto per accogliere contributi di ogni continente. Il programma delle due giornate è molto intenso e diversificato. Di rilievo anche la partecipazione italiana con interventi degli italiani Iannello, Brusati, Fedele e Strizzolo sul tema dell’equilibrio fra rigore e rilevanza nella ricerca sulle relazioni pubbliche.
Ho pensato di cogliere questa opportunità per elaborare un contributo di particolare complessità, ben consapevole che i pochi minuti a disposizione per illustrarlo al centinaio di colleghi ricercatori e professionisti presenti non mi consentirà di fargli giustizia. Ho deciso quindi di riassumere il tutto con una sola infografica (ancora da completare) limitandomi a presentare l’architettura di quella che chiamo infrastruttura delle Relazioni pubbliche, come contrappunto allo stereotipo che, nelle organizzazioni di ogni genere, assegna alle relazioni pubbliche un ruolo leggero e poco materiale. Consegnerò ai partecipanti una copia completa del testo, che qui viene riservato in anteprima ai colleghi e agli amici italiani.
Parto dalla contrapposizione del modello dominante, quello simbolico interpretativo con quello in ascesa definito strategico comportamentale. I due modelli si differenziano, in estrema sintesi, nella contrapposizione fra comunicazione-a e comunicazione-con.
Ovviamente opto per il secondo, affermando però la necessità di dotarlo di una infrastruttura che fondi le sue radici su due paradigmi: quello dei principi generici e le applicazioni specifiche (che nel mio testo viene completamente revisionato e aggiornato in funzione anche degli Accordi di Stoccolma e del Melbourne Mandate), e quello della global stakeholder relationship governante (il Gorel, anch’esso interamente rivisitato lungo le stesse linee).
Il tronco è una descrizione del modello emergente strategico/comportamentale, mentre i rami sono le diverse declinazioni operative possibili e che richiedono ancora lavoro (conto su contributi coerenti di altri studiosi). Per parte mia ne presento nel dettaglio due, di rami: la comunicazione interna, vista come momento essenziale e innovativo della strategia di una qualsiasi organizzazione e la rendicontazione integrata, vista come esplosiva tendenza destinata a indurre una radicale revisione dell’organizzazione aziendale (il richiamo a Giano, antico dio romano a due teste).
Temo di non essere riuscito a dirvi molto, ma spero di avere suscitato sufficiente curiosità per stimolare qualcuno di voi a fare lo sforzo di leggere il testo. Quei pochissimi che ad oggi lo hanno fatto (persone esperte, operatori smaliziati) hanno gentilmente dato un feedback positivo ripromettendosi anche di contribuire ad arricchirlo nelle prossime settimane/mesi. Una delle persone, a livello globale, che stimo di più in accademia mi ha scritto che “questa è la tua ‘magna’ opera”, mentre un’altra che stimo di più nella professione mi ha scritto che “è lo stimolo che finalmente ci serviva per passare dal giorno per giorno alla piena valorizzazione delle potenzialità valoriali della nostra professione”.
Buona lettura!
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