Perché gli errori su Twitter fanno parte del gioco
21/12/2011
Dall'apostrofo di Saviano all'accento di Gerry Scotti. Brutture ortografiche che non fanno bene alla lingua ma salvano l'autenticità. Perchè Twitter è uno strumento "pericoloso" per gli uffici stampa. Meglio lasciarlo al singolo. La riflessione di _Beppe Severgnini._
di Beppe Severgnini
«Khadz Kamalov, un giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual’è il peso specifico della libertà di parola?»
Mi è piaciuto il tweet newyorkese di Roberto Saviano (77.657 followers). Per la sostanza, ovviamente; ma anche per quell’apostrofo di troppo («Qual è…»). Poi l’ha corretto, ma non deve vergognarsi: anzi. Tutti sbagliamo, e su Twitter non esistono correttori automatici (per fortuna). Non solo: quell’apostrofo è la prova che RS, i tweet, se li scrive da solo. E quando non è così, vengono firmati «staff». Un compromesso accettabile, anche se Twitter dovrebbe restare il luogo del confronto diretto. Senza filtro, come le vecchie sigarette: e non fa male.Giorni fa, sulla questione, mi è capitato di polemizzare garbatamente con Stefano Gabbana (181.054 fw). Non per il profluvio di bacini Xxxx, faccine ;-))) e abuso di sostanze vocaliche (Graaaaaazieeeee! Ciaoooooo!). La mia perplessità veniva da un tweet in cui SG se la prendeva col fisco («Ladri!!!!!!»): commento poi scomparso. «Io non ho cancellato nulla – ha spiegato Gabbana – ma l’ufficio stampa mi aiuta nella gestione del profilo». Eh, no!, gli ho scritto: così non vale.
Non è purismo. È l’essenza del mezzo che non consente intermediazioni – a mio modesto e discutibile parere, almeno. Sabato – per controllare – ho scritto (twittato, se preferite): «Due no-no su TW. (1) Farselo curare dall’ufficio-stampa (2) Usarlo come un ufficio-stampa».
Le risposte arrivate non lasciano dubbi. Il più veloce, micidiale, icastico, sorprendente e ascendente tra i social network non sopporta né una cosa né l’altra. Gli uffici-stampa hanno già molti mezzi a disposizione: dai comunicati alla tivù, dalle email a Facebook. Lascino in pace Twitter e chi lo frequenta. Se la posizione – il ruolo in un’organizzazione, per esempio – impedisce di esprimere opinioni personali, benissimo: non le si esprima. Twitter non è un obbligo o una prescrizione medica, se ne può fare a meno.
In quanto alla Regola#2: non è vietato segnalare il proprio lavoro, ogni tanto. È naturale che uno scrittore annunci il suo libro, un attore parli del suo film e un uomo politico racconti le sue iniziative. Ma tutt’e tre devono ricordare che Twitter vuole – anzi, pretende – un valore aggiunto. Se scrivo: «È appena uscito il mio libro dal titolo: “Il solito romanzo noioso”», devo aspettarmi reazioni stizzite. Se invece il tweet è: «È appena uscito il mio libro, mia moglie l’ha gettato via e ha sfiorato il gatto», allora la faccenda diventa interessante (non per il felino, d’accordo).
Twitter è un esercizio nuovo e antichissimo: Callimaco, Marziale, Poliziano, Voltaire, Achille Campanile, Ennio Flaiano, Leo Longanesi e Indro Montanelli (coi «Controcorrente») se la sarebbero cavata benone. Bravi come loro, in giro, non ce ne sono più. Ma esistono molte persone brillanti con il passo breve e la battuta secca.
Prendiamo Beppe Grillo (272.117 fw), una delle twittstar italiane. I suoi tweet non sono quasi mai commenti, ma rimandi al sito http://www.beppegrillo.it. È dunque probabile che non sia il mio beppomonimo a occuparsi di TW. Ed è un peccato, perché Grillo conosce internet, e il commento fulminante non gli manca di sicuro.
Simona Ventura (71.803 fw) ha invece l’entusiasmo dei neofiti: tendo a escludere che voglia lasciare il divertimento a un ufficio-stampa. Si presenta con una foto scattata da distanze siderali dove dimostra ventidue anni, ma l’impressione – ripeto – è che si metta in gioco. A costo di cadere in qualche ingenuità. Prendiamo questo tw del 19 dicembre: «Ciao my followers… sono al concerto di Natale dei miei ragazzi… ho registrato tutto su my sky». Cosa non va? L’espressione «Ciao my followers…». È televisiva, buona per telespettatori. Chi ti segue su TW – dieci persone o centomila – va trattato diversamente.
Gerry Scotti (102.417 fw) sembra più smaliziato. «Nipote di contadino, figlio di operaio» si presenta. E poi si lancia in una sorta di micro-diario interattivo, che in fondo resta una delle funzioni di Twitter (non l’unica). Ogni tanto la fretta e la tastiera gli giocano qualche scherzo. «Vabbè, vi perdono tutti! L’avete fatto per me, lo sò» (con l’accento). Il mio preferito resta: «@Curandera83 @isabellamanzari il tuo è puro qualunquismo. Io ho segnalato un tweed di una persona che lavora per chi vuole. Se lavora». Col freddo, il tweet diventa tweed: normale!
Passiamo alla politica. Tra i più attivi c’è Nichi Vendola: viene seguito da 129.224 persone, ne segue 31.164 (il che vuol dire non seguire nessuno). Usa un ufficio-stampa? Be’, venerdì 16 dicembre ha scritto 51 tweet, non tutti indimenticabili («Sul terreno delle garanzie non dobbiamo dare nulla per acquisito. Senza inseguire la destra, magari per attenuare o limitarne i danni»). Solo cinque sono marcati «a cura dello staff di @sinistraelib». Nichi V. quel giorno si è occupato, tra le altre cose, di Palestina, Stati Uniti d’Europa, piazza Tahrir, Merkel-Sarkozy, Asl di Lecce, manifestazione di Firenze, energie rinnovabili, Monti, mappamondi, condizione carceraria della stagione berlusconiana. Domanda: se non usa un ufficio-stampa, come trova il tempo di mangiare e dormire?
Chiudiamo col ministro degli esteri Giulio Terzi (13.131 fw). È stato, se non sbaglio, il primo rappresentante dal governo-badante – ops, del governo Monti – a buttarsi nella twittermischia. Non sempre autore di tweet rivoluzionari («Intendo riprendere la tradizione dell’apertura al pubblico della collezione d’arte del Ministero»), sembra però rispettare la Regola #1 (niente uffici-stampa). Anche perché scrive: «Non sono un fake…» (un falso, ndr ) e «Per me non è una moda, ritengo importante il contatto diretto con i cittadini». Il neo-ministro ha anche un vantaggio non da poco: è l’unico che può assicurare «Scritto da Terzi» e subito dopo, senza contraddirsi, aggiungere: «Lo seguo personalmente».
Pensandoci: questo è un tweet niente male. E non me l’ha scritto l’ufficio-stampa.
Tratto da Corriere.it