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Personal Digital Twin: siamo davvero pronti?

05/05/2021

Angela Tassone

Il Personal Digital Twin, il gemello digitale personale, è stato il focus dell'evento organizzato dalla Delegazione FERPI Lazio, lo scorso 4 maggio, in collaborazione con l’OTM - Osservatorio Tutti Media.

Si parla sempre di più dell’introduzione delle macchine nel mondo del lavoro e nel nostro quotidiano. Oggi la discussione si rivolge alla possibilità reale di poter condividere i giorni con il nostro gemello digitale personale. Ma siamo davvero pronti?

Con “digitale twin” si intende una replica meccanica che riproduce alcune nostre azioni ripetitive che possono essere programmate. Invece parlare di “Personal Digital Twin” (gemello digitale personale) significa poter avere una replica digitale di ciascuno di noi realizzata tramite i dati che più o meno consapevolmente riversiamo interagendo con il web.

Intorno a questo focus si è sviluppato l’evento online “Personal Digital Twin: alter ego digitale e comunicazione” svoltosi lo scorso 4 maggio, organizzato dalla Delegazione FERPI Lazio. L’evento si è stato realizzato in collaborazione con l’OTM - Osservatorio Tutti Media che ha svolto diverse interessanti ricerche di settore ed effettuato pubblicazioni.

Una tavola rotonda, ancora una volta in modalità online, in cui i soci hanno potuto confrontarsi con illustri relatori, ai quali sono state rivolte diverse domande. Dunque, il discorso poi si è naturalmente ampliato toccando aspetti legati alla tecnologica, l’etica, la politica e la legalità.

Al netto dei diversi punti di vista portati alla luce, in virtù delle diverse materie di cui i relatori sono massimi esponenti; sono tutti concordi nel dire che l’intelligenza artificiale, gli algoritmi, la robotica, sono tutti strumenti che vanno prima conosciuti, poi governati, così da utilizzare i dati senza sacrificare sicurezza e salute di ogni singolo individuo.

Maria Pia Rossignaud, Direttrice della prima rivista di cultura digitale italiana Media Duemila, autrice di “Oltre Orwell: il gemello digitale”, insieme al collega Derrick de Kerckhove, Direttore scientifico di Media Duemila hanno spiegato che l’intento è raccontare una storia di divulgazione scientifica, sulla conoscenza dei sistemi complessi per renderli più semplici alla comprensione.

Descrivere un mondo possibile composto da uomini, tecnologie e ambiente naturale che convivono. Il Personal Digital Twin è qualcosa di molto diverso dal gemello digitale creato per le macchine dall’ingegneria industriale. Quest’ultimo aveva a che fare con dati fissi e certi, il gemello digitale personale deve rappresentare una quantità enorme di parametri che cambiano continuamente: una registrazione costante di movimenti, decisioni, persino di sentimenti. 

Con la partecipazione del Prof. Paolo Benanti, teologo esperto di bioetica e nuove tecnologie, il quale ha spiegato il nuovo concetto di “algor-etica”, ci siamo chiesti se la tecnologia sia neutrale e quali conseguenze ci saranno con l’introduzione di macchine capaci di imparare e agire con una propria volontà. Benanti chiarisce che ogni algoritmo approva o ci nega l’accesso a qualcosa, possiamo dire che regola le nostre relazioni sociali.

Quindi così come avviene nelle città, il digitale con i suoi parametri è la nuova “area” di socializzazione. All’interno della nuova comunità digitale ci sono nuovi attori sociali, che sono gli algoritmi. Se una intelligenza artificiale viene istruita e ha un comportamento, chiediamoci cosa rimane della libertà umana? Come si formeranno le nostre future coscienze? L’algor-etica afferma che l’algoritmo deve essere trasparente per non rinunciare a ciò che la nostra cultura democratica ci insegna in termini di valori etici. Si propone quindi, tra l’altro, di rendere comprensibili alle macchine anche i principi dell’etica.

Alla necessità di limitare le iniziative delle macchine si aggancia l’intervento della Dott.ssa Daniela D’Aloisi, Responsabile Servizi Digitali della Fondazione Ugo Bordoni: oggi lo scenario dell’agente che decide autonomamente è molto più reale, ma il problema etico è ben presente fin dall’inizio. Nell’algoritmo c’è la sapienza umana che poi viene rielaborata dalle macchine. Stiamo parlando di un processo sistematico che viene imparato dalla macchina, che si alimenta comunque con la conoscenza che deriva dagli esseri umani.

La svolta dell’intelligenza artificiale è che l’algoritmo apprende, tramite modelli computazionali, che non necessariamente imitano il cervello umano. Si consideri, in definitiva che il nostro gemello digitale sa quello che sappiamo noi, ma non sa fare quello che sappiamo fare noi. Non è infallibile!

La carrellata di interventi ha visto poi il giornalista Aldo Fontanarosa, che ha raccontato di conduttori di telegiornale virtuali molto diffusi in Oriente o di applicazioni di intelligenza artificiale, anche sul modello di repliche digitali, sono utili al lavoro di giornalista, per semplificarlo e per amplificarlo. Ha concluso la Dott.ssa Fiorella Operto, Co-fondatrice e Vicepresidente della Scuola di Robotica che ha enfatizzato sull’importanza di educare alla conoscenza di strumenti complessi comel’intelligenza artificiale e il gemello digitali. Se li conoscessimo in modo approfondito, scopriremmo che sono meravigliosamente utili soprattutto quando si tratta di prevenire e intervenire su problematiche in modo più veloce. Ribadisce comunque che l’intelligenza artificiale non è perfetta. Potremmo fare una similitudine con i bambini, che usano lo smartphone seguendo regole semplici che non sono confacenti allo strumento che invece è più complesso. Quindi l’educazione al digitale, alla roboetica, alla robo-etica è fondamentale. Lavoriamo affinché sia appreso fin dalla giovane età che il tempo del digitale non è quello umano, lo spazio umano non è quello digitale, e soprattutto l’IO umano non è quello digitale!

 

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