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Politica e comunicazione: indagine sul linguaggio del riformismo. Un articolo del Sole 24 Ore

18/10/2004

Dall'edizione del 13 ottobre 2004.

POLITICA  E COMUNICAZIONESe in Italia il riformismo resta timidoUn'indagine rivela che gli elettori di Centro-sinistra apprezzano i contenuti e il linguaggio nuovo del programma europeo di Amato, ma in pochi l'hanno potuto leggere. E l'alleanza ora sembra ritornare a piani più "radical".ROMA -"Se falliamo nel tentativo di modernizzare noi stessi e le nostre società, allora saranno forze di mercato incontrollate a modernizzarci". La frase è del cancelliere tedesco Gerhard Schroder. Ma a citarla di recente è stato Peter Mandelson, co-inventore del New Labour e commissario Ue in pectore per il Commercio. Due protagonisti della "sinistra di governo" europea, quotidianamente alle presee con l'ineludibile sfida di conciliare efficienza economica e giustizia sociale all'interno di una proposta politica. E poi riuscire a "raccontarla" in modo efficace, perché anche di comunicazione è lastricata la strada del governo. Una sfida obbligata, questa, anche per la neonata "Grande alleanza democratica", sinistra di opposizione conambizioni  di governo. Una sfida difficile, come testimonia anche il battesimo di lunedì. Romano Prodi è riuscito a suonare il gong, interrompendo la rissa sulle geometrie di coalizione. Ma sarebbe arduo sostenere che la nuova "agenda di opposizione,l concertata con Fausto Bertinotti e centrata  su ritiro dall'Irak e manifestazione anti-Finanziaria, scaturisca dalle premesse programmatiche delle settimane scorse. Quando la radice riformista sembrava più saldamente piantata nel terreno della futura federazione ulivista."Vogliamo ripartire dal programma per l'Europa" scriveva Prodi solo un mese fa – riferendosi al programma riformista stilato da Giuliano Amato e dalla sua squadra per le elezioni europee – perché " è su questa base, con i principi, con i valori e con le scelte contenuti e espressi in questo documento che l'Ulivo si vuole presentare al confronto e al dialogo con gli altri partiti nel Centro-sinistra" per "preparare insieme il programma di governo della Grande alleanza democratica". Un programma in discreta sintonia con il più recente documento programmatico della Quercia. "Servono più mercato – scrive fra l'altro Piero Fassino nelle sue Tesi per il congresso ds – e concorrenza nel sistema finanziario e bancario, nelle libere professioni e nei servizi pubblici, nella distribuzione e nel commercio, nei media, nelle attività terziarie e nell'offerta di beni sociali. Occorre riprendere con forza il percorso delle liberalizzazioni".Armonie riformiste anche nei quartieri della Margherita: con Bertinotti, secondo Francesco Rutelli, bisogna raggiungere un compromesso, da una aprte convincendolo che servono innovazioni profonde nel cmapo economico e scoiale e dall'altra garantendo un progetto sociale redistributivo, ma non "assistenziale". E poi servono maggiori liberalizzazioni, più concorrenza, una riforma del risparmio e delle professioni. La musica, però, cambia bruscamente negli spartiti di Rifondazione e nel recente  documento Cgil. Che, in perfetta sintonia, non solo non fanno cocnessioni alle ragioni del "mercato", ma sostengono la bandiera dell'imposta patrimoniale e dell'azzeramento della legge Biagi. Due battaglie contro le quali, per inciso, quella di Rutelli è stata la sola voce a levarsi ieri, a duegiorni dall'armistizio della «Gad».Sulle priorità programmatiche, pe­rò, sorprendentemente è lo stesso leader del Prc a non voler fare guer­re di religione. Bertinotti è infatti convinto che sia più facile trovare un accordo programmatico «partendo dalle idee». Quali? "Un discor­so sull'economia fuori dal quadro neoliberista, il rarrporto tra il lavoro e il modello di organizzazione economico-social, la questione dei beni comuni, i diritti di cittadinanza".  Con queste premesse servirà tutta la fantasia politica del Centro-sinistra per compiere il miracolo e mettere nero su bianco un programma. Che poi andrebbe comunicato:  va bene che la  tradizione del Centro-sinisua è, come sottolinea Paolo Mancini (direttore del Centro interuniversi­tatio di Comunicazione politica), "più centrata sul dibattito e sulla partecipazione che non sulla co­municazione dall'alto", speciali­tà nella quale eccelle il Centro-de­stra. Ma ugualmente, come inse­gna la metamorfosi del New La­bour e come si affannano a spiega­re accademici e spin doctor nostrani, il Centro-sinistra sconta un forte handicap mediatico: e qui il conflitto d'interessi non c'entra.Berlusconi -  spiega Enrico Pozzi (docente di psicologia sociale alla Sapienza) -  è più efficace nel comunicare il tema delle riforme perché ad esse ha applicato il suo stile: costruito su una "forte personalizzazione, che gli ha permesso di ridurre la complessità dei temi. La capacità di essere un ‘uomo nuovo' e insolito, portatore sano di un'idea di cambiamento, e di utilizzare un linguaggio nuovo, per tradurre anche le riforme, per esempio le pensioni, in senso comune. L'impostazione di uno sfondo manicheo, come nella ‘lotta ai comunisti'".Per la verità un piccolo sforzo in questa direzione i ‘comunisti' l'avevano fatto, e con successo. Secondo una ricerca Makno(anticipata da Reset) i contenuti e lo stile innovativo del programma della Lista unitaria per le europee ha raccolto i consensi "trasversali" nei focus groups di elettori del Centro-sinistra. Peccato che praticamente nessuno ne avesse mai sentito parlare prima. Perché a urne aperte, il programma è stato prontamente consegnato agli archivi ulivisti. Fra i sospiri di sollievo della sinistra "radicale".Fabio Carducci
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