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Prima Comunicazione parla del socio Stefano Lai e pubblica Toni Muzi Falconi sulle rp in India

24/01/2006
È in edicola Prima Comunicazione con un bell'articolo dedicato al socio Stefano Lai, nuovo responsabile del centro di eccellenza mondiale di Vodafone dedicato all'entertainment con il compito di trovare e inventare nuovi servizi e contenuti, provarli e consegnarli al marketing.Sullo stesso numero un articolo sulle relazioni pubbliche indiane di Toni Muzi Falconi che riportiamo qui di seguito.


Relazioni pubbliche per lo sviluppoCon il suo miliardo e 300 milioni di abitanti, l'India è la più grande democrazia del mondo e, come lucidamente afferma Dejan Vercic - il professionista e studioso sloveno co-autore e compilatore dell'utilissimo Public Relations in Europe (Mouton 2004, Berlino-New York) - una pratica matura delle relazioni pubbliche trova cittadinanza solo nei regimi democratici, mentre assume le forme della propaganda (a una via e asimmetrica) nei paesi a regime diverso.Anche per questa ragione è stato interessante partecipare al congresso della Public Relations Society of India tenutosi a Delhi dal 1 al 3 Dicembre, che ha visto la partecipazione di oltre 400 delegati, professionisti, ricercatori e docenti dalle varie regioni del subcontinente, in concomitanza con la semestrale riunione del Comitato Esecutivo della Global Alliance (sempre in un continente diverso) la quale, per l'occasione, aveva anche convocato i dirigenti delle Associazioni della Malesia, di Singapore e del Bangladesh.Se il primo corso di laurea in relazioni pubbliche risale in Italia al 1994, in India l'analoga data di nascita è il 1932; se il primo dottorato italiano in materia si è concluso qualche mese fa, in India risale al 1991. Insomma, in quel Paese le relazioni pubbliche sono assai mature e, per chi fosse interessato a saperne di più, raccomando la lettura dello stimolante libro dello studioso indiano Sriramesh Krishnamurthy  - Public Relations in Asia - Thomson-Singapore 2005).Un aspetto di particolare rilievo (e di forte attualità da noi che in questi mesi viviamo la crisi di identità del movimento cooperativo) è stata la presentazione al Congresso di un protocollo d'intesa con i vertici del movimento cooperativo indiano, la più importante forza economica del Paese e il maggiore del mondo, che ha scelto di inserire le relazioni pubbliche fra le funzioni di governance del cambiamento dell'agricoltura e delle campagne indiane.In sostanza, la modernizzazione passa attraverso una sapiente integrazione fra le infrastrutture 'dure' (sistemi a rete che utilizzano le potenzialità delle tecnologie di informazione e di comunicazione) e quelle 'morbide' (il lavoro di raccordo fra le persone, di stesura e di coordinamento dei contenuti che passano attraverso le stesse reti). Così, spetta ai tecnici installare le reti, renderle fruibili e interconnesse, nonché assistere gli operatori; ma ai comunicatori è demandato il compito di assicurare che i contenuti siano comprensibili, che le relazioni siano adeguate e soprattutto favoriscano la soluzione di problemi concreti.Un esempio:è stata predisposta una rete informativa sperimentale in alcuni villaggi agricoli nel nord del Paese per far circolare con tempestività ai contadini informazioni sulle coltivazioni più richieste, per evitare che tutti si mettano a produrre le stesse patate di cui si mormora che abbiano reso bene l'anno precedente. La gestione della rete è assicurata dai tecnici, ma le modalità e i contenuti della informazione sono affidati ai comunicatori, ai quali spetta anche il compito di operare affinché la stessa informazione sia tempestivamente ripresa dai tantissimi giornali, radio e tv  locali della regione.Un altro esempio:i medici specialisti di Delhi che, a distanza, interloquiscono via Internet con il paramedico del villaggio lontano per assisterlo nella ricucitura del dito troncato di un bambino, oppure eseguono in diretta una diagnosi a distanza sulla ferita di un contadino, hanno tutti partecipato ad un corso di formazione di un comunicatore esperto, al quale spetta anche il compito di tematizzare le stesse applicazioni di telemedicina sui media delle altre regioni per indurre le autorità ad allargare la rete di assistenza messa a disposizione dal movimento cooperativo (nei villaggi i luoghi di trasmissione si chiamano knowledge centres).Un altro aspetto di particolare interesse, anche per noi, ingolfati come siamo nel polverone delle grandi opere e dell'effetto nimby, (a proposito, a quando la proposta italiana alle Nazioni unite di una banca mondiale per i paesi in via di declino? Basti pensare che sulla prima pagina dal Jaipur Times l'opposizione locale attacca la maggioranza perché il turismo è aumentato soltanto del 34% nel 2005!) è stato l'intervento del capo della comunicazione della metropolitana di Nuova Delhi, ben 16 milioni di abitanti, un traffico assolutamente caotico e paurosi livelli di inquinamento.Le prime stazioni saranno inaugurate fra qualche mese.Nei primi anni - ci dice il nostro interlocutore - abbiamo analizzato tutti gli errori di comunicazione fatti dai nostri colleghi di Calcutta, dove la costruzione della metropolitana è stata un incubo e abbiamo appreso alcune delle migliori pratiche di altre grandi città del mondo.Abbiamo quindi affiancato un responsabile della comunicazione ad ogni direttore di cantiere con il compito di interloquire direttamente e in prima persona con i cittadini sul posto, tenendo conto che in ogni zona si parla una lingua diversa, che le religioni e i costumi sono diversi e vanno tutti esaltati e rispettati. Abbiamo largamente utilizzato il canale del teatro di strada e costruito alleanze di ferro con le televisioni locali e con i giornali di quartiere, dando invece meno importanza (per mancanza di risorse e di tempo) ai nuovi media (siti e blog).La fatica più grande è stata però (tutto il mondo è paese ndr) mantenere la nostra azienda neutrale rispetto alle continue liti fra governo locale e governo nazionale, che hanno due 'maggioranze diverse.'E la corruzione? - gli chiedo io. Certo - mi risponde pronto - esiste, come anche da voi. Solo qualche giorno fa una televisione ha trasmesso un filmato in cui nove nostri deputati sono stati ripresi mentre ricevevano soldi a fronte di interrogazioni parlamentari per conto di interessi di parte. Sono stati immediatamente espulsi a vita dal Parlamento!'.Ricordo negli anni sessanta e settanta quell'ufficio in via degli uffici del vicario a Roma in cui si saliva una scaletta buia per incontrare un noto giornalista parlamentare cui si lasciavano delle buste con 100 mila lire per ogni interrogazione fatta. Ci pensava poi lui ha trovare l'interpellante, a seconda della linea politica richiesta. Naturalmente, da allora, le modalità, le cifre e le persone sono sensibilmente cambiate, ma non mi risulta che un nostro eletto del popolo sia mai stato espulso a vita ( e neppure multato o rimproverato!) dal Parlamento per avere accettato soldi a fronte di una interrogazione!(toni muzi falconi)
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