Professionisti del Nation Branding per comunicare l’identità di un Paese
15/10/2015
Come può un Paese utilizzare efficacemente gli strumenti del brand in un’ottica strategica per costruire e comunicare la sua immagine? Luca Alfieri, Antonio Deruda e Simonetta Pattuglia lo illustreranno al corso “Nation Branding. Comunicare l’identità di un paese”, organizzato da Ferpi a Roma il prossimo 30 ottobre.
Qual è la prima cosa a cui pensiamo quando sentiamo parlare di Australia? Quale idea abbiamo della Svizzera? Il potere evocativo del Messico è uguale o differente rispetto a quello della Norvegia? Se dovessimo procedere con un sondaggio rivolto a un pubblico eterogeneo scopriremmo che i soggetti intervistati darebbero risposte molto simili. Questo avviene perché ogni Paese possiede una determinata immagine che lo caratterizza e lo rende unico rispetto agli altri.
Sono molteplici i fattori che concorrono alla
formazione dell’immagine che ogni
Paese proietta sul resto del mondo. Il
cinema, i successi sportivi, la gastronomia, l’istruzione, l’offerta turistica, i retaggi storico-culturali, lo stile di vita dei cittadini, la capacità di attrarre investimenti, nonché le politiche governative su temi sensibili come i cambiamenti climatici o gli interventi umanitari, sono tutti elementi che il
professionista del Nation Branding deve saper gestire per costruire e comunicare tale immagine, talvolta muovendosi anche in una giungla fatta di stereotipi e inevitabili pregiudizi. In quest’ottica, un approccio manageriale e una visione a 360 gradi sono fondamentali.
Pensare a un Paese come a un brand è una prassi relativamente nuova a livello globale se paragonata ad altri settori della comunicazione e del marketing. A ben vedere, però, di nuovo c’è solo la sua “istituzionalizzazione”. Elementi come le bandiere, i monumenti e gli inni nazionali, ad esempio, preesistono al concetto di Nation Branding e possono essere considerati al pari di veri e propri marchi che caratterizzano i Paesi in modo unico e non imitabile.
Tuttavia, limitarsi ai soli aspetti folcloristici o paesaggistici di una nazione rischia di diventare un esercizio di promozione turistica, elemento sì necessario ma non unico né determinante all’interno del processo di costruzione dell’immagine-Paese. Il Nation Branding abbraccia infatti un bacino molto più ampio di settori, che vanno dalla comunicazione alle relazioni internazionali, passando per la public diplomacy e il soft power.
L’esigenza di adattare gli strumenti tipici del marketing al concetto di Stato, con l’obiettivo di creare un vero e proprio “Marchio Paese” riconoscibile e spendibile a livello internazionale, è consequenziale a quel grande mutamento economico-sociale sviluppatosi a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, noto con il nome di globalizzazione. Un mutamento che ha spinto i Paesi - in modo più o meno volontario – a ricercare e ricreare una propria identità, al fine di occupare un spazio ben definito all’interno dello scacchiere internazionale.
Il
Nation Branding non è però un semplice esercizio di stile. Richiede strategie di lungo periodo e sensibilità specifiche che non possono in alcun modo limitarsi alla mera creazione di loghi vuoti e sterili o alla realizzazione di interventi circoscritti nello spazio o nel tempo, cosa che farebbe cadere l’intero procedimento nella trappola dello spot promozionale fine a se stesso.
Grazie anche al supporto dato dalle nuove tecnologie e dai social network – che permettono un rapporto diretto e continuativo con i pubblici di riferimento – il Nation Branding di successo necessita come “conditio sine qua non” uno studio approfondito e strumenti dedicati di analisi e di ricerca di tutte quelle caratteristiche che portano in superficie i segni distintivi di uno specifico Paese, allontanando dalla luce dei riflettori gli inevitabili aspetti negativi.
L’
Italia, con il suo inimitabile patrimonio storico e culturale, con le sue potenzialità economiche e imprenditoriali, con uno stile di vita riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo, ricopre una posizione privilegiata all’interno del contesto internazionale. Tuttavia, nonostante tali evidenti vantaggi, non è al passo con queste nuove tecniche comunicative e rischia di perdere terreno nella sfida sempre più serrata con i suoi competitor.
Un’approfondita strategia di Nation Branding affidata a professionisti consapevoli e preparati può mettere insieme i pezzi di questo prezioso puzzle a più dimensioni, fungendo da moltiplicatore economico e dando vita a un quadro ricco, nitido e completo, proiettato al futuro.
A questo scopo, la
Commissione Aggiornamento e Specializzazione Professionale (CASP) di Ferpi propone, all’interno della sua variegata Offerta Formativa, il Corso
“Nation Branding: Comunicare l’identità di un Paese”, a cura di
Luca Alfieri, Press Officer e Public Relator at Taipei Representative Office in Italy,
Antonio Deruda, Consulente e Docente di Comunicazione, strategie online e social media e
Simonetta Pattuglia, Ricercatrice e Docente di Marketing, Comunicazione e Media, Università di Roma Tor Vergata, in programma per il
30 ottobre a Roma.
Su Facebook la pagina evento del corso.
Il corso darà diritto al riconoscimento di 100 crediti ai soci Ferpi in via di qualificazione. Si consiglia la presenza muniti di laptop e/o tablet.
Per informazioni ed iscrizioni, scrivere a casp@ferpi.it