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Public Diplomacy: il ruolo dei social media

14/09/2011

Nel solco delle precedenti attività dedicate alla Public Diplomacy, un workshop organizzato da Ferpi e dal Ministero degli Affari Esteri. _Mark Belinsky_ ed _Elizabeth Ghormley_ affiancheranno _Toni Muzi Falconi_ per una due giorni dedicata alla digital revolution.

Quarantuno giovani funzionari a confronto con due giovani protagonisti della digital devolution. Per il terzo anno consecutivo si rinnova la collaborazione tra Ferpi e l’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri con la sesta edizione del corso in Public Diplomacy.
Docente Toni Muzi Falconi di Ferpi, professionista con 50 anni di carriera alle spalle e docente alla New York University, alla LUMSA, la LUISS e a La Sapienza di Roma.
Ad affiancarlo, due giovanissimi ospiti d’oltreoceano: Mark Belinsky ed Elizabeth Ghormley, rispettivamente fondatore e direttore sviluppo di Digital Democracy, no profit americana che opera in tutto il mondo per ‘educare al digitale’, ‘organizzare il digitale’ e ‘governare il digitale’ con l’obiettivo di abilitare le comunità marginalizzate ad appropriarsi degli strumenti digitali per costruirsi un futuro migliore.
Due sessioni, giovedì 15 e venerdì 16 settembre, in cui si affronteranno le basi della diplomazia pubblica – l’insieme di attività di relazione e di comunicazione attuate dalle istituzioni e organizzazioni pubbliche, private e sociali per dialogare con i cittadini di altri paesi, sia all’esterno dei propri confini ma anche all’interno (come accade, ad esempio, con le sempre più numerose comunità migranti).
Negli USA, la dottrina Obama – stare dietro le quinte stimolando alleanze, di cui un esempio è il recente caso libico – obbedisce alla politica estera prevalente oggi al Dipartimento di Stato: i diplomatici devono (anche) essere public diplomats. E anche il nostro paese si avvia nella direzione di integrare la public diplomacy nella diplomazia tradizionale.
La rivoluzione digitale – cellulari (5 miliardi nel prossimo ottobre), web e social network – ha cambiato radicalmente il mondo, un mondo in cui metà della popolazione è sotto i 30 anni. Più recentemente, la rivoluzione digitale si è resa esplicita nel mondo arabo, dove è stata fonte di ispirazione e di mobilitazione per le agitazioni popolari e fonte di dibattito tra gli esperti su quale ruolo avesse realmente svolto nei tanti disordini in corso. Come afferma il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, la tecnologia può essere una piattaforma per la diplomazia, all’interno "dell’arte di governo del XXI secolo”.
Due giorni intensi in cui, partendo dall’approfondimento del concetto di public diplomacy, con i le idee di soft e hard power, si discuterà delle tre diverse scuole di pensiero, del ruolo riflettivo ed educativo dei nuovi diplomatici, fino ad analizzare la diplomazia nel nuovo ambiente digitale e le problematiche ad esso connesse, esaminando casi operativi di digital governance in Nord Africa, Medio Oriente, Haiti e Georgia.
A conclusione della prima sessione del workshop, sempre presso l’Istituto “Mario Toscano”, giovedì 15 settembre, si terrà un aperitivo, cui parteciperanno Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi, Emanuela D’Alessandro, direttore dell’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari esteri, oltre ai co – docenti del corso, Mark Belinsky ed Elizabeth Ghormley.
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