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Quale Nimby? I conflitti ambientali sono fisiologici, non patologici

24/09/2009

Ad affermarlo è il _Libro Bianco sul tema dei conflitti territoriali e le infrastrutture di trasporto:_ un documento rivolto a tutto il settore degli investimenti in infrastrutture (di trasporto e altro genere), specialmente per quanto attiene alle attività di comunicazione, Rp e affari istituzionali. Un testo che offre numerosi spunti a chi si occupa di processi decisionali, gestione dei rapporti con gli stakeholder e responsabilità sociale d’impresa.

Un Libro bianco sul tema dei conflitti territoriali e le infrastrutture di trasporto: è questo il risultato del lavoro che ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo operatori del mondo delle infrastrutture, amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca e associazioni ambientaliste.
Tutti accomunati dalla stessa voglia: affrontare di petto uno dei fenomeni più controversi del panorama italiano, quello dei conflitti ambientali e territoriali che hanno a che vedere con gli investimenti in grandi e piccole infrastrutture di trasporto.


Il Libro bianco, promosso e coordinato da Avanzi (Idee, ricerche e progetti per la sostenibilità), il consorzio Metis del Politecnico di Milano e Trt (Trasporti e territorio), parte da un presupposto che è già di per sé un risultato: riconoscere che i conflitti ambientali sono un fenomeno fisiologico e non patologico.


Come spiega Matteo Bartolomeo, coordinatore dei lavori, “il Libro bianco, esito di un lavoro a più voci che ha coinvolto enti pubblici, concessionari e associazioni ambientaliste, può rappresentare un momento importante per innovare i processi decisionali che riguardano le grandi e medie opere. Con una forte attenzione all’efficacia, alla sostenibilità ambientale e all’equità”.


Il documento, scaricabile dai siti internet dei promotori dell’iniziativa, (leggi qui la versione integrale del documento) propone di affrontare la crescente conflittualità contro le opere infrastrutturali a partire dall’analisi di tre grandi questioni.


Prima, l’istituzionalizzazione del dialogo con gli attori; seconda, le compensazioni e, terza, la fiducia, le garanzie e le valutazioni.
Questi aspetti vengono affrontati sulla base di quattro principi guida: fiducia tra i diversi attori; negoziabilità e integrazione territoriale nelle diverse fasi del progetto; rapidità, certezza ed efficacia delle decisioni; inclusione e rappresentatività di tutti gli interessi in gioco.


“Il Libro bianco – commenta Stefano Lenzi, responsabile Settore legislativo del Wwf Italia. – affronta in modo serio i problemi della trasparenza nelle scelte e della corretta informazione e partecipazione; ribalta il punto di vista delle analisi in questo campo, spesso condizionate dalle esigenze dei proponenti delle opere, dedicando la giusta attenzione alle istanze e agli interessi di enti e popolazioni locali; non cade nei soliti luoghi comuni sulla cosiddetta sindrome nimby ridimensionandone la portata.


Anche se ci possono essere differenze di idee sulla parte propositiva, la chiarezza della analisi e i numerosi casi di studio riportati possono essere la base di un serio confronto tecnico e istituzionale su questi temi di cui si sente la mancanza in Italia”.


Ne viene fuori un elenco dettagliato di proposte che vanno tutte nella stessa direzione: coinvolgere di più tutti i portatori di interesse di un territorio nell’elaborazione dei progetti di investimento.
Cercando di massimizzare i loro diritti ma, al contempo, responsabilizzandoli fortemente sulla base di tempi e regole ben definite. Con l’obiettivo di superare tutte quelle situazioni che oggi portano alla paralisi del “cantiere Italia”.


Leggi l’Executive Summary del Libro Bianco.
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