Da poco eletta nuova Segretaria di FERPI, Bianchi racconta "una piccola rivoluzione". L'intervista pubblicata su Noi Donne.
di Paola Scarsi
Daniela Bianchi, è la nuova segretariA generale di Ferpi - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, dove – parafrasando una nota pubblicità - la A fa la differenza. Ci vuole tratteggiare come intende operare – anche in funzione di questa A - in questo ruolo strategico e rilevante? Ma soprattutto, le Relazioni Pubbliche secondo Lei sono, tra virgolette più adatte, più calzanti, ad una donna? Esistono delle percentuali in base a chi le esercita?
Innanzitutto, grazie per questo spazio. Portare il mio piccolo contributo al filo narrativo che dal 1944 Noi Donne porta avanti, direi “ostinatamente”, la ritengo una opportunità significativa. Dunque, questa A... sì, diciamo che da molti è stata vissuta come una piccola rivoluzione. Segretaria è uno di quei termini che ha sempre determinato, e quindi rappresentato, un ruolo servente al potere, perlopiù maschile, e questo non lo rende immediatamente fruibile per altre accezioni. Se dico Segretario Generale, utilizzandolo al maschile sia che a ricoprire l’incarico sia un uomo o una donna, si genera più facilmente una relazione con un ruolo di “governo”, e si tende ad assecondare questa scelta, questa semplificazione, per non sembrare “meno importanti”, più deboli.
Ma noi dobbiamo avere il coraggio di accompagnare la ridefinizione di un processo semantico, ed è per questo che ho scelto la declinazione al femminile del mio nuovo incarico in FERPI, la Federazione che riunisce le professioniste e i professionisti delle Relazioni Pubbliche e della Comunicazione in Italia. Non è una battaglia ideologica, ma la scelta di accompagnare l’adattamento del significato e del significante verso un “cambio culturale”. Ce lo ha detto anche l’Accademia della Crusca ultimamente, via libera all’uso "largo e senza esitazioni dei nomi di cariche e professioni volte al femminile". Come ho già avuto modo di dire con una battuta, è ora che la segretaria lasci sul tavolo il vassoio del caffè per ridefinire con chiarezza il suo rapporto con il Potere.
E siccome sono fermamente convinta che nell’esercizio di un ruolo il termine potere non sia un sostantivo, ma un verbo, non posso che intendere il mio incarico per il prossimo triennio come un facilitatore strategico per “far accadere” le tante e tante possibilità e potenzialità che la nostra Associazione ha nel suo DNA e in pancia grazie a socie e soci di grandissimo spessore professionale.
Poi se quello delle Relazioni Pubbliche sia un mestiere da “donna” questo non lo so, non so se questi recinti abbiano un senso, possano cioè essere utili alla costruzione di qualche elemento di valore, piuttosto che divenire l’ennesima semplificazione. Magari sì, i numeri ci confermano l’alta incidenza del tasso femminile in alcuni mestieri rispetto ad altri, ma credo che sia più ragionevole guardare altre tipologie di numeri, quelli che ci raccontano le reali pari opportunità di accesso ai percorsi formativi, le pari opportunità di accesso ai percorsi di carriera, le pari opportunità di remunerazione specialmente in determinate posizioni, la possibilità di riaccedere al mondo del lavoro dopo l’impegno della maternità e della crescita e cura dei figli.
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