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Relazioni industriali sempre più conflittuali

12/04/2013

Le riforme adottate recentemente dai governi non sono sempre state accompagnate da un dialogo sociale efficace, con la conseguenza che in Europa le relazioni industriali sono sempre più conflittuali. E’ quanto emerge da una relazione della Commissione europea.

L’attuale crisi economica compromette seriamente il dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro e i governi. È quanto emerge da una relazione della Commissione europea che sottolinea anche come le riforme adottate recentemente dai governi non siano sempre state accompagnate da un dialogo sociale efficace, con la conseguenza che in Europa le relazioni industriali sono sempre più conflittuali.

Le relazioni industriali, una componente tanto strategica quanto poco sviluppata delle Relazioni pubbliche, attraversano un periodo di crisi da cui non riescono a riemergere, con ripercussioni serie sulla governance delle organizzazioni da un lato ma anche della situazione sociale dall’altra. Un tema su cui già nel 2010 erano intervenuti con una riflessione Toni Muzi Falconi e il vice presidente Giancarlo Panico, che torna di grande attualità e che dovrebbe essere completamente ripensata alla luce degli Accordi di Stoccolma e del più recente Mandato di Melbourne.

László Andor, Commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, ha dichiarato: “Il dialogo sociale è soggetto a crescenti pressioni nell’attuale contesto di calo della domanda macroeconomica, di inasprimento fiscale e di tagli della spesa pubblica. Dobbiamo rafforzare il ruolo delle parti sociali a tutti i livelli, se vogliamo uscire dalla crisi e preservare i vantaggi del modello sociale europeo. Un dialogo sociale ben strutturato è altresì indispensabile per rispondere alle sfide del cambiamento demografico e per riuscire a migliorare le condizioni di lavoro e a rafforzare la coesione sociale. Il dialogo sociale deve essere intensificato negli Stati membri dell’Europa centrale e orientale, nei quali è attualmente molto più debole.”
È di cruciale importanza che i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro (parti sociali) partecipino all’elaborazione delle riforme della pubblica amministrazione, dal momento che le soluzioni individuate attraverso il dialogo sociale sono in genere più ampiamente accettate dai cittadini, più facili da attuare nella pratica e meno atte a suscitare conflitti. Accordi consensuali con l’intervento delle parti sociali contribuiscono quindi a garantire la sostenibilità a lungo termine delle riforme economiche e sociali – un dialogo sociale ben strutturato può contribuire alla ripresa economica dell’Europa. Di fatto, i paesi con un dialogo sociale consolidato e relazioni industriali forti sono generalmente quelli in cui la situazione economica e sociale è più solida e meno soggetta a pressioni. La relazione illustra in che modo i risultati del dialogo sociale in Europa possono incidere concretamente sulla vita lavorativa dei cittadini, ad esempio migliorandone le condizioni di lavoro e la salute e sicurezza sul luogo di lavoro.
In considerazione dei tagli della spesa pubblica in numerosi Stati membri, la relazione affronta i rapporti di lavoro nel settore pubblico: amministrazione pubblica, istruzione e assistenza sanitaria. I governi hanno ritenuto prioritario ristrutturare il settore pubblico puntando ad un aumento dell?efficienza. In alcuni paesi questo processo è stato portato avanti secondo un approccio equilibrato che suscita meno tensioni e lascia un margine per individuare soluzioni collettive tra i sindacati e il settore pubblico. In altri paesi, invece, il dialogo sociale è stato del tutto escluso dal processo decisionale; di conseguenza, in molti Stati membri l’inasprimento fiscale e i tagli alla spesa pubblica hanno generato un’ondata di vertenze di lavoro e hanno messo in evidenza la natura contestata di alcune delle misure di riforma che non sono passate al vaglio delle parti sociali.
Nella relazione sono state esaminate altre questioni, in particolare il coinvolgimento delle parti sociali nella riforma del regime di disoccupazione e pensionistico e nella transizione verso un’economia più sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili. Mentre in paesi come il Belgio, la Francia, i Paesi Bassi e la Spagna i sindacati hanno partecipato al processo di riforma pensionistica, in altri il ruolo delle parti sociali è stato minimo, il che ha generato conflitti. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, la relazione rileva che le attività delle parti sociali in questo settore si intensificano e che il loro ruolo di sostegno all’agenda verde è sempre più incisivo.
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