Redazione
La reputazione impatta sui bilanci, facendoli crescere o, per contro, generando perdite quando “va in crisi”. Cosa siamo disponibili a fare come specialisti delle RP e della comunicazione per affiancare i nostri Clienti nel costruirne una? L'analisi di Luca Poma.
La reputazione è ormai ritenuta essere l’asset intangibile più prezioso per qualunque organizzazione: una buona reputazione non è più solo “parlar bene”, ma orienta i comportamenti di acquisto dei cittadini, crea valore, fa guadagnare di più, e quindi - inevitabilmente – impatta sui bilanci, facendoli crescere, o per contro generando perdite quando “va in crisi”. Cosa siamo disponibili a fare, quindi, come specialisti del settore delle relazioni pubbliche e della comunicazione, per affiancare i nostri Clienti nel costruirne una?
In relazione a ciò, a quanto pare, il nostro mondo è scosso da scandali sempre più frequenti: admin ed editor “in vendita” disponibili a manipolare schede su Wikipedia, agenzie pronte a ingannare gli algoritmi di Google per migliorare la reputazione dei loro clienti, e altre disponibili non solo a “gonfiare” quella dei propri clienti, disattendendo le più elementari regole di reputation management sulla necessità di coerenza tra identità e immagine, ma anche – sorprendentemente - a infangare, a caro prezzo, la reputazione della concorrenza.
Ecco una pungente analisi del collega Luca Poma su questi delicati scenari, che chiamano in causa l’etica della professione, e non solo, e che include un accorato appello al neo-eletto Presidente FERPI Filippo Nani.
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