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Responsabilità sociale: come “tradurla” in informazione societaria

26/02/2015

Mancano meno di 300 giorni al termine entro il quale gli Stati europei dovranno recepire nei propri ordinamenti la nuova direttiva UE sulle informazioni non finanziarie per le grandi imprese. Un’opportunità di innovazione per le imprese, a patto di non eccedere nei tecnicismi.

La prossima scadenza è il 6 dicembre. Mancano meno di 300 giorni, infatti, al termine entro il quale gli Stati europei dovranno recepire negli ordinamenti nazionali la nuova direttiva europea sulle informazioni non finanziarie per le grandi imprese. Per la stessa data la Commissione dovrà presentare linee-guida non vincolanti sulla metodologia di rendicontazione e sugli indicatori non finanziari da selezionare. Il tema è quello della reportistica societaria, chiamata ad integrare nelle proprie informazioni variabili meta economiche come quelle ambientali, di governance, sociali (c.d. ESG).

In Italia, amministrazioni, associazioni di categoria e imprese sono al lavoro anche su tavoli tecnici per tradurre al meglio il tema della responsabilità sociale (e della finanza sostenibile per le imprese finanziarie). Tutti concordano: l’inserimento di informazioni non finanziarie nella “disclosure” societaria è un’opportunità di innovazione per le imprese da non sprecare, ma ad una condizione: non ingessarlo in una cornice di obbligatorietà e lacci burocratici, lasciando piuttosto alle dinamiche competitive e di ricchezza delle relazioni con gli stakeholder la ricerca di punti di equilibrio.

D’altro canto, a giudicare dai risultati della Consultazione Pubblica sulla Responsabilità Sociale condotta dalla Commissione Europea nel 2014 e presentati negli scorsi giorni, le imprese continentali giudicano significativo l’impatto sulla crescita sostenibile dell’economia europea da parte della Corporate Social Responsibility.
Fonte: FEBAF
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