Ferpi > News > Rp Lab - Un bon ton per il social web

Rp Lab - Un bon ton per il social web

30/05/2012

La virtualità delle relazioni on line, la mancanza di un contatto reale stanno facendo perdere l’uso delle buone maniere. Non si tratta soltanto di “netiquette” ma di un vero rispetto per l’altro. La riflessione di _Gabriele Cazzulini._

di Gabriele Cazzulini
Il social web è molto “casual”. E’ una chiassosa anarchia dove vige l’unica regola di dare il “tu”, anche allo sconosciuto, anche quando si parla di cose serie. Non ci sono regole di condotta, sono usanze lasche e permissive. In casi estremi, cioè in qualunque caso, c’è il pulsante per bloccare il contatto o cancellarlo. Fine. La confidenza più sfrenata oppure l’esclusione totale. In mezzo, il nulla.
Allora, raccogliendo la domanda di Filippo Romano su LinkedIn (qui il thread con la discussione), sull’attualità o la decadenza del cerimoniale, ho focalizzato la mia risposta sul social web, scoprendo un grande valore. Senza spingersi fino ad una codifica rigorosa del protocollo, che sul web è ormai indissolubilmente legato all’Http e non certo alle buone creanze, è altresì vero che oggi c’è l’oggettiva domanda di sistemi di gestione del social web. Non penso però all’automatizzazione dei post o a quei malefici sotterfugi per comprare migliaia di fans-followers e fare “bella figura” davanti al web intero. Penso invece alla cura del proprio pubblico, dei contatti in generale, dei contatti più rilevanti, dei potenziali nuovi contatti. Ogni contatto non è, solo, un’icona grafica e una sequenza di messaggi. C’è un potenziale comunicativo, progettuale, umano, sociale che sfugge al calcolo di qualunque algoritmo, che potrà anche suggerire i profili più affini o identificare le discussioni più rilevanti. Ma non si potrà mai arrivare ad un calcolo del valore delle relazioni sociali.
Ecco perchè si rivela fondamentale recuperare, o aggiornare, almeno un certo galateo, una certa educazione nei rapporto sociali online che favorisca un’effettiva fiducia e un effettivo rispetto – condizioni essenziali per intavolare conversazioni che non siano estemporanee ma fondate su un discorso aperto ad esiti plurali. Senza dimenticare che queste linee-guida per orientarsi e districarsi nel mondo del social web ribadiscono la loro validità quando è palese a tutti la difficoltà, spesso, di decifrare un messaggio ambiguo di 140 caratteri o un’email scritta sotto l’impulso dell’emozione oppure ancora entrare in una conversazione già avviata e perciò difficile da riordinare oppure la classica “crisi” con attacchi diretti o clamorosi passi falsi – come comportarsi? Non si può sperare di trovare il manuale perfetto. Dipende da caso a caso. Ma ci devono almeno essere stili di condotta che abbassano i toni delle persone e riducono la complessità delle parole. Magari qualcosa di più del semplice “like” o del classico “auguri” seguito da una mitragliata di punti esclamativi sulla bacheca di qualcuno nel giorno del suo compleanno, salvo poi ignorarlo per gli altri 364 giorni.
Altrimenti l’agorà di Internet diventa una giungla in cui sopravvivere col machete tra i denti, anzichè usare la bocca per comunicare insieme.

Gli articoli precedenti:
Primarie USA: quando la tv è un’arma letale
Media, web e mobile: come cambiano le Relazioni pubbliche
Gamification, quando il marketing è un gioco
McTwitter, un flop o un’esperienza utile?
Il “fattore V”: volgarità e violenza
Tutti siamo personaggi
Il consulente deve identificarsi col cliente?
I social network non sono un gioco
Come cambiano i professionisti della comunicazione
Dove va la professione dopo le amministrative?
Relazioni o contenuti?
La media war di Chicago ed il dilemma tra piazza e palazzo
Eventi