Dall'elezione di Papa Ratzinger e, più ancora, in questa campagna referendaria che vede una gara a chi invita con i più sordidi argomenti i cittadini a disertare le urne, alimentando così il progressivo degrado delle nostre istituzioni democratiche, si fa un gran parlare di 'relativismo culturale', mentre assai poco ci si occupa dei disastri quotidiani indotti 'dall'assolutismo culturale', il suo esatto contrario e indubitabilmente assai più diffuso.Per noi relatori pubblici, la questione è rilevante poiché impatta sulla corretta interpretazione da dare a due dei blocchi fondanti della nuova teoria globale delle relazioni pubbliche: la tendenziale simmetria della comunicazione e la piena integrazione del concetto di diversità nel nostro agire professionale.Proviamo a rifletterci un attimo.Se nella relazione che si sviluppa fra due soggetti uno è molto più forte dell'altro, si aprono due possibilità:a) il soggetto più forte decide di esercitare la sua forza e prevalere comunque... è un caso molto comune che si potrebbe definire di 'assolutismo culturale';b) il soggetto più forte preferisce per qualsiasi ragione piegarsi al più debole... ed è un caso che si potrebbe definire di 'relativismo culturale'.In entrambi, la relazione che si sviluppa fra i due soggetti è asimmetrica e, almeno per uno dei due, le sue conseguenze saranno insoddisfacenti.Noi sosteniamo invece che una comunicazione è efficace, cioè raggiunge le sue finalità con il migliore rapporto costi/benefici, quando la relazione fra due soggetti tende alla simmetria.Il nostro lavoro, in particolare, consiste dunque nell'operare - ideando, realizzando e trasferendo opportuni messaggi e strumenti comunicativi - perché i due soggetti siano egualmente consapevoli e determinati per fare in modo che le conseguenze della relazione siano reciprocamente soddisfacenti.Ovviamente non sempre questo è possibile, e il buon relatore pubblico -indipendentemente dalla parte per cui lavora - opererà per il rafforzamento della capacità informativa del soggetto debole e per il rafforzamento della capacità di ascolto del soggetto forte.E questo, si badi bene, non per 'buonismo' o per 'relativismo culturale', ma per l'efficacia stessa della comunicazione, come più volte abbiamo scritto.(tmf)Relativismo/assolutismo culturale e il loro rapporto con le relazioni pubbliche. Un corsivo di Toni Muzi Falconi.