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Stefano Rolando promuove una discussione sulla comunicazione pubblica

20/01/2004

La specificità della comunicazione pubblica è nella sua integrazione nella comunicazione d'impresa: animata discussione promossa da Stefano Rolando sulla rivista italiana di comunicazione pubblica.

L'ultimo numero della trimestrale rivista italiana della comunicazione pubblica (Franco Angeli) contiene un dibattito (forse definitivo??) sulla specificità della comunicazione pubblica avviato da un saggio introduttivo del direttore Stefano Rolando (clicca qui per scaricarlo). Fra gli interventi anche quello di Toni Muzi Falconi (per leggere clicca qui) Alberto Abruzzese, fra le altre cose, scrive: ...siamo proprio sicuri che oggi la differenza da cogliere fra impresa e settore pubblico sia il riferirsi della prima al prodotto e del secondo al processo?......siamo sicuri che possa ancora reggere e che anzi possa ritenersi fondata la distinzione storica tra la vocazione dell'imprenditore a percepire la legge come un limite e la vocazione dell'operatore pubblico a ritenerla il suo canone?... personalmente ritengo che il 'soggetto privato' debba avere responsabilità pubbliche esattamente come il 'soggetto' che si dice 'pubblico' solo perché lavora in apparati storicamente e strutturalmente destinati a questo scopo... credo che nei contesti post-moderni il rapporto fra convergenza e distinzioni si ribalti, mettendo in gioco una distruzione di specificità obsolete a vantaggio di relazioni basate sulla non-convergenza, sul riconoscimento di una pluralità non unificabile di soggettività-linguaggi. Gian Piero Iacobelli rovescia il concetto di specificità e sostiene: ...oggi per conseguire qualsiasi obiettivo, di governo o di mercato, è necessario proporsi come 'soggetto di riferimento', portatore di valori che non costituiscono soltanto uno strumento per avvincere la marca, ma uno strumento per convincere, un segno di appartenenza comunitaria. In questa prospettiva, la specificità concerne non tanto l'emittente, quanto il ricevente, non tanto il destinante, quanto il destinatario... E Sergio Talamo invece dice: ritengo... che il criterio definitiorio della comunicazione pubblica non sia nella ricerca di una specificità distintiva rispetto a quella aziendale ma al contrario nella rivenidcazione di essere parte di un unico troncone disciplinare, la comunicazione d'impresa, che poi si divide in tre tematihce professionali: comunicazione d'azienda, comunicazione pubblica, comunicazione politica e del terzo settore... Ma al di là delle distinzioni, è interesse del comunicatore aderire a un filone disciplinare-professionale unitario e coeso: la comunicazione d'impresa, che poi si dirama in diverse aree a seconda dell'ente erogatore e delle sue specificità...Si può sperare che queste autorevoli opinioni possano contribuire a rimuovere gli irragionevoli ostacoli che da qualche anno rendono difficile un sereno e urgente dialogo fra tutti i relatori pubblici e comunicatori italiani? Toni Muzi Falconi
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