Torino/3. La comunicazione nelle trasformazioni del territorio
03/07/2008
Dal 29 giugno al 3 luglio, Torino, World design capital 2008, ha ospitato il XXIII congresso mondiale degli architetti che, per la prima volta, ha affrontato il tema della comunicazione nelle trasformazioni urbane. La Ferpi, su proposta di Toni Muzi Falconi, ha lanciato l’idea di una “due diligence” per le opere pubbliche.
L’architettura non può fare a meno della comunicazione perché essa stessa è comunicazione, perché ha a che fare con la vita nelle città, perché è portatrice di un messaggio. E’ ciò che è emerso dalle giornate torinesi del XXIII Congresso Mondiale degli Architetti. Centinaia di partecipanti e molto interesse per la sessione tematica promossa e organizzata da Global Alliance, Ferpi e Assorel sul fenomeno nimby. Il nostro Toni Muzi Falconi è intervenuto ad uno dei convegni più importanti “Architettura e comunicazione”.
Amanda Jane Succi
“Ogni soggetto organizzato che opera nella trasformazione del territorio deve tener conto dell’interesse dell’organizzazione, dell’interesse dei diversi gruppi di stakeholder e dell’interesse pubblico” è quanto ha affermato Toni Muzi Falconi, introducendo i lavori del Workshop “Not in my backyard (NIMBY). Dialettica, dialogo e scontro nella trasformazione del territorio” promosso dall’Unione Internazionale Architetti con la Global Alliance, Ferpi ed Assorel. Il seminario, che ha messo attorno allo stesso tavolo architetti e relatori pubblici di tutto il mondo si proponeva di discutere dell’importanza del dialogo e del coinvolgimento dei pubblici nei processi di trasformazione del territorio e di capire come architetti e relatori pubblici possono lavorare insieme nell’interesse dei committenti, dialogando con gli stakeholder, senza ledere l’interesse pubblico.
Una “due diligence” per i progetti di trasformazione del territorio
“Oltre ad avere chiari quali siano gli interessi dell’organizzazione e del pubblico, è necessario, prima di attivare qualsiasi processo decisionale, distinguere quanto più possibile le categorie di portatori di interessi in consapevoli da una parte ed inconsapevoli dall’altra – ha affermato Toni Muzi Falconi – Per i primi occorre interpretarne al meglio le aspettative attraverso una fase di ascolto. Per i secondi, che non si possono “ascoltare” in quanto inconsapevoli del loro ruolo di stakeholder, è comunque necessario riuscire ad interpretare le aspettative prevedibili”.
Secondo Muzi Falconi “obiettivo primario di qualsiasi progetto di trasformazione del territorio è raggiungere il migliore equilibrio possibile tra i diversi interessi coinvolti, per poter operare in maniera competitiva, nel rispetto degli interessi delle parti. Operando in tale maniera, si punta molto sulla responsabilità del sistema e del processo decisionale, il cui principio sta assumendo un ruolo di importanza sempre maggiore”. L’autorevole professionista italiano, già presidente della Ferpi e della stessa Global Alliance, di cui è stato fondatore, prendendo spunto da una recente direttiva della Banca Mondiale, ha lanciato la proposta di adottare un meccanismo di “due diligence” anche per le opere pubbliche. . Secondo Muzi Falconi è indispensabile far precedere e accompagnare qualsiasi progetto di trasformazione del territorio da un’adeguata attività di relazioni pubbliche con i principali stakeholder e influenti.
Il rapporto architetti-comunicatori secondo Ricky Burdett
All’intervento di Muzi Falconi è seguito quello di Ricky Burdett, architetto e docente universitario in architettura e urbanistica al London School of Economics, che da diversi anni studia i rapporti tra la professione comunicazione e quella degli architetti. Partendo dalla domanda: come si comunica un concetto? Burdett ha parlato dell’architetto come comunicatore. Provocatoriamente si è chiesto: . .
Burdett sostiene che raramente gli architetti si interessano di comprendere l’impatto territoriale che le loro decisioni provocano, in quanto essi ritengono che questo tipo di analisi spetta agli urbanisti, anche se la situazione sta cambiando. . Burdett mostra immagini di quotidianità contrastante tra estrema ricchezza e estrema povertà alla base, anche, di scelte valutate solo per soddisfare i pochi e ricchi committenti a danno dei tanti, tantissimi, che subiscono incoerenze urbane. Con le note ed evidenti conseguenze di degradazione, emarginazione e anche violenza. .
Il dilemma delle città in crescita porta a riflettere anche sull’importanza e allo stesso tempo l’urgenza di pensare a concreti progetti di sostenibilità che permettano di anticipare la soluzione di problematiche urbane e sociali che andranno via via peggiorando. Bisogna imparare a guardare, quasi ascoltare, la morfologia delle città e capire in che modo la società di appartenenza è organizzata, consapevoli che il concetto di spazio è profondamente legato anche al concetto di cultura. .
La rivoluzione della metropolitana di Nuova Delhi
Non ha deluso l’atteso intervento di Anuj Dayal, responsabile della comunicazione della metropolitana di Nuova Delhi, che ha illustrato come in appena tre anni sono riusciti a costruire 68 km di metropolitana.
Raccontando i disagi che la città viveva a causa di trasporti davvero ingolfati e mezzi assolutamente inadeguati e pericolosi, il governo locale ha deciso di costruire, dopo circa 50 anni di tavoli tecnici e rimandi, la metropolitana di Nuova Delhi. .
Dayal ha raccontanto come con la comunicazione ed un’attività sistematica di relazioni pubbliche (il vero segreto del progetto) è stato possibile vincere le resistenze alla costruzione dell’opera. . Ogni lamentela o problema è stato trattato con estrema attenzione, priorità e serietà. . Nessuno al mondo ha costruito una metro di tale dimensione in così poco tempo.
Sicureza urbana e comunicazione
Liviu Murasan oltre ad essere esperto di sicurezza e comunicatore è anche il Presidente della Fondazione EURISC Romania, Consulente della Nato e dell’Unione Europea. Si occupa di studiare il tema della sicurezza delle aree metropolitane che hanno allo stesso tempo un enorme impatto sulla comunicazione del territorio.
“Dal tragico evento dell’11 settembre, lo scenario della sicurezza è senz’altro cambiato. Sono pochi gli strumenti in grado di proteggere le città e la gente da eventi catastrofici naturali o provocati da altri e ben poco raccomandabili gruppi terroristici – afferma Murasan – In questo contesto è ovvio che il tema della sicurezza diventa parola chiave nel sistema urbano, per l’enorme impatto che eventi di tale ipotesi possono produrre. L’aspettativa riguardante la sicurezza, però, non è la stessa per tutti i cittadini, in quanto varia in funzione della percezione del pericolo, dello stato socio-culturale, del livello di informazione ottenuta. Ed è un problema anche di chi è chiamato a realizzare progetti di trasformazione urbana”.
Murasan individua nella comunicazione la chiave di lettura e parte integrante del successo della sicurezza del territorio. . Diventa necessario, così, trovare dibattiti e dialoghi di comunicazione comuni nelle diverse realtà, sistema di sistemi di interdipendenza, e i punti di vulnerabilità devono essere tradotti in messaggi di comunicazione.
Val di Susa, paradigma della contemporaneità
Non ha deluso le aspettative l’intervento di Mario Virano, commissario governativo della TAV Val di Susa, che ha esposto il tema del conflitto e della gestione del conflitto sulla Torino-Lione con particolare riferimento al tratto della Val di Susa, quello che ha generato il maggiori numero di proteste e polemiche, affermando che i problemi che rendono difficile le realizzazioni delle infrastrutture sono principalmente tre:
1. il sistema finanziario
2. il consenso
3. l’approccio progettuale
“Tutto dipende dall’approccio al progetto e dalla sua presentazione ai soggetti del territorio interessato – sostiene Virano – la gran parte dei problemi derivano dalle distorsioni prodotte da approcci sbagliati. Il più delle volte si utilizza la comunicazione per ottenere consenso solo a valle di tutto l’iter progettuale, dunque, in realtà, si intende utilizzare l’informazione come espediente di marketing e di propaganda dell’opera. Questo è un metodo disastroso che nulla ha a che vedere con la pianificazione di una vera e propria campagna di relazioni pubbliche e con i risultati che da essa possono essere conseguiti”. Un’altra questione posta sul tavolo da Mario Virano, tipica della nostra contemporaneità, è che bisogna considerare qualsiasi processo come “glocal”, allo stesso tempo locale e globale. .
Toni Muzi Falconi, che ha coordinato la tavola rotonda, ha presentato Manoel Riberio, intervenuto dopo Mario Virano, come uno dei più autorevoli architetti mondiali. Architetto di Rio de Janeiro e consulente dell’UNESCO, . Illustrando il caso di una delle favelas da lui studiate Riberio ha cercato di spiegare, aiutato anche da immagini forti, che . Il suo compito, che lui stesso ha definito la sua sfida personale, è stato quello di identificare le relazioni sociali e gli stakeholders del contesto sociale esistente nelle favelas. Si è accorto che esistono tanti tipi di spazi e che il paesaggio all’interno di questi contesti mostra uno schema legato ai bisogni della comunità. . Da questa esperienza si potrebbe cercare di capire come governare i processi di comunicazione in realtà complesse come quella analizzata, sempre nel rispetto della cultura e dei bisogni di questa gente. Interessante il commento di Toni Muzi Falconi che fa notare l’applicazione di un modello di RP etnocentrico: l’esempio delle rp applicate alle favelas illustrato da Riberio e l’esempio, appreso al WPRF a Londra, del modello Maori delle RP.
Il modello Torino
La tavola rotonda, che, per ragioni organizzative, ha accorpato anche il panel del pomeriggio, è stata conclusa dall’intervento di Anna Martina, Direttore della comunicazione del Comune di Torino, che ha parlato proprio dell’esperienza del capoluogo piemontese, ormai un modello internazionale, dove la comunicazione rappresenta l’elemento strategico della governance. . In entrambe le aree ha affermato la Martina, l’interesse locale è ed è stato prevalente. .
Amanda Jane Succi