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Trust Barometer 2016: cresce la fiducia in Italia

28/01/2016

Secondi in Europa dopo l’Olanda per il grado di fiducia nei confronti di aziende, ONG, governo e media. Resta però alto il divario fra élite e resto della popolazione. Gli italiani credono più nei motori di ricerca che nella TV e i social battono giornali e periodici. A dirlo il Trust Barometer di Edelman, la tradizionale ricerca sulla fiducia che ha coinvolto 28 Paesi e 33.000 persone in tutto il mondo.

 

L’Italia è un paese nel quale la fiducia è in generale crescita ma in cui le élite mantengono un Trust index, il grado di fiducia, nettamente più alto rispetto al resto della popolazione con una differenza di 11 punti tra i due gruppi. I motori di ricerca riscuotono maggiore fiducia di TV, social network e giornali e il passaparola tra amici e familiari è la fonte d’informazioni più credibile. L’Italia migliora il proprio Trust Index (15 punti percentuali guadagnati negli ultimi due anni) ed è seconda in Europa dopo l’Olanda e più avanti rispetto a Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Resta comunque nel gruppo dei paesi con poca fiducia in dodicesima posizione (su 28) insieme agli USA. In testa alla speciale classifica c’è la Cina, seguita dagli Emirati Arabi e dall’India.

Sono solo alcuni dei numerosi dati contenuti nella sedicesima edizione dell’Edelman Trust Barometer, l’indagine annuale condotta in 28 paesi su un campione di 33.000 persone da Edelman per misurare il grado di fiducia nei confronti di media, governo, aziende, associazioni non governative. Lo studio è stato presentato nei giorni scorsi a Milano da Richard Edelman, Presidente ed CEO dell’azienda.

Il gap di fiducia tra elites e resto della popolazione

Il campione totale della ricerca (indicato come general population) è stato diviso tra informed public (un pubblico d’élite con età compresa tra i 25 e i 64 anni, alto reddito e grado d’istruzione universitario, consumatori di notizie e coinvolti nella vita economica e politica del paese) e mass population (il resto della popolazione). La ricerca evidenzia come su scala mondiale ci sia una grossa differenza nel grado di fiducia tra le élite e il resto della popolazione e sono gli Stati Uniti a guidare questa speciale classifica con 19 punti di differenza. L’Italia non fa eccezione ma questo gap si riduce ad 11 punti, inferiore rispetto a Stati Uniti (19) Regno Unito (17) e Francia (16). Il gap è evidente anche se si considerano le prospettive economiche per i prossimi 5 anni: infatti il 45% delle élite pensa che la propria situazione sarà migliore mentre solo il 33% del pubblico più ampio è della stessa opinione. Numeri che pongono l’Italia al di sotto della media globale (55% per le élite, 47% per la mass population).

Cresce la fiducia nelle aziende

Considerando l’intero campione, l’Italia è al primo posto in Europa per fiducia nei confronti delle aziende con il 57% del campione, 9 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno (stessa crescita dei mass media) avvicinandosi al primato delle organizzazioni non governative che riscuotono il grado di fiducia più alto (58%, + 5% rispetto al 2015). Il governo cresce di 3 punti rispetto allo scorso anno, confermando il trend ascendente iniziato nel 2014.

Ben l’85% degli italiani è d’accordo con l’affermazione che le aziende possano attuare azioni specifiche mirate sia ad incrementare i profitti che a migliorare la condizione sociale ed economica della realtà in cui operano; una percentuale in crescita rispetto al 79% dello scorso anno.

Gli italiani chiedono quindi alle aziende di accrescere la propria dimensione “sociale” e questa tendenza è confermata dalla richiesta agli amministratori delegati (da parte del 78% del campione) di essere maggiormente presenti nelle discussioni che riguardano le diseguaglianze economiche e i temi di interesse pubblico e di portare la propria opinione personale in merito a temi di rilievo sociale. Inoltre il 43% del campione ritiene che esibire comportamenti aperti e trasparenti sia il primo fattore per riporre fiducia nei confronti di un top manager ma solo il 29% pensa che questo avvenga effettivamente. L ’80% pensa che avere informazioni sui valori personali di un CEO sia l’elemento fondamentale per guadagnare fiducia.

Familiari ed amici più credibili di tecnici ed accademici

Secondo l’Edelman Trust Barometer gli italiani, nel formarsi un’opinione relativa ad un’azienda, ritengono più credibile in assoluto il parere di amici e familiari, addirittura in misura maggiore rispetto ai tecnici e agli accademici. In deciso rialzo la fiducia nei confronti di amministratori delegati e collaboratori di un’azienda che guadagnano 9 punti rispetto allo scorso anno. In crescita il tasso di credibilità di decisori pubblici ed esponenti della PA che guadagnano 7 punti percentuali.

Considerando la fiducia nei singoli settori aziendali, gli italiani privilegiano il settore tecnologico, al secondo posto il settore food & beverage, al terzo le telecomunicazioni. In risalita il settore finanziario che non occupa più l’ultima posizione che quest’anno è appannaggio del settore farmaceutico. In netto calo il settore dell’automobile, che passa dal 64% del 2015 al 54% di quest’anno.

“L’Edelman Trust Barometer è una ricerca molto significativa perché indaga in modo approfondito e rigoroso sull’evoluzione del grado di fiducia esistente in un Paese, una componente fondamentale per la crescita economica e sociale. La nostra indagine 2016 rivela che la fiducia in Italia cresce ma in modo diseguale, con una parte elitaria della popolazione che è più fiduciosa sia nel futuro che rispetto alle 4 componenti da noi considerate (media, NGO, aziende e governo), una tendenza che si riscontra in quasi tutti i paesi esaminati e che è sicuramente da non sottovalutare – afferma Fiorella Passoni, Amministratore Delegato di Edelman Italia. Gli italiani si fidano di più dei propri amici e familiari che di tecnici e accademici e danno molta importanza agli aspetti sociali ed etici delle aziende e dei loro top manager, premiandole sul mercato. La dimensione sociale delle aziende è molto apprezzata anche dai collaboratori. Mettendo infatti a confronto le aziende impegnate anche nel sociale con le altre si nota una differenza notevole a favore delle prima con una spiccata propensione da parte dei collaboratori ad identificarsi in esse, a lavorare al meglio per i consumatori, a consigliare ad altri i prodotti dell’azienda. Una tendenza che dimostra l’importanza degli investimenti in progetti di corporate social responsibility”.

“In più del 60% dei paesi esaminati dall’Edelman Trust Barometer il livello di fiducia della maggioranza della popolazione è sotto il 50% mentre al contrario le élite registrano il grado di fiducia più alto da quando abbiamo iniziato a condurre la nostra ricerca, 16 anni fa; in Italia per esempio si registra una crescita a due cifre come negli Stati Uniti e nel Regno Unito. E’ il dato fondamentale che caratterizza la nostra ricerca di quest’anno che rivela una stretta correlazione tra il gap di fiducia, le differenze di reddito e le aspettative sul benessere. Infatti in due terzi dei paesi esaminati, meno della metà della popolazione pensa che starà meglio nei prossimi 5 anni - afferma Richard Edelman, Presidente e CEO di Edelman. La più grande differenza tra le élite e la maggioranza della popolazione riguarda l’atteggiamento verso il mondo delle aziende. C’è infatti una differenza a due cifre in metà dei paesi esaminati e la più significativa è negli Stati Uniti, dove il 70% delle élite esprime fiducia nelle aziende contro il 51% del campione totale. Questo scetticismo è chiaramente manifestato nella percezione verso settori specifici, in particolare i settori finanziari dove c’è un gap di più di 20 punti tra la fiducia delle élite nel settore e quella del resto della popolazione. Questa diseguaglianza nel grado di fiducia e il superamento dello schema tradizionale secondo il quale le élite guidano e le masse seguono, causato da crescenti diseguaglianze di reddito, scandali e comportamenti scorretti ad alti livelli e democratizzazione dell’accesso alle informazioni, è una tendenza mondiale della quale i leader politici e aziendali dovranno sicuramente tenere conto negli anni a venire”.

I dati_italiani.
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