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Una comunicazione efficace è una comunicazione corretta

10/05/2005

Un articolo di Mario Rodriguez, socio Ferpi, apparso su New Politics, mensile di comunicazione politica (Editore EdizioniRiformiste S.c.p.a.)

Soprattutto onestiI comunicatori e il voto etico: si può lavorare tenendo conto delle proprie idee?Si può comunicare con lo stesso approccio professionale il carovita, la devolution, il Sindaco, e la fecondazione assistita, l'utilizzo delle cellule staminali, i diritti dell'ovulo fecondato, la fecondazione eterologa? Cosa cambia per chi si accinge a comunicare quando sono in discussione valori "pesanti"?La mia opinione è che anche nel caso delicatissimo del referendum sulla fecondazione assistita un approccio professionale alla comunicazione possa aiutare, anzi, aiuta senz'alcun dubbio.Attività di comunicazione realizzate con la piena consapevolezza della propria responsabilità sociale e finalizzate in modo trasparente a convincere e aumentare il consenso alla opinione sostenuta, possono legittimamente e correttamente essere applicate anche ad una materia delicata come la procreazione assistita.Questo non significa sottovalutare le tante forzature che, nel nostro tempo, possono essere compiute attraverso la comunicazione (e che nel passato erano forse maggiori e attuate in modo ancor meno trasparente). Anzi, stimola ad incoraggiare studiosi e studenti, operatori dell'informazione e consulenti di relazioni pubbliche, a un approccio più pragmatico alla valutazione degli strumenti e dei meccanismi che, piaccia o non piaccia, sono diventati elementi costitutivi delle società democratiche mediatizzate.Le attività consapevoli di comunicazione finalizzate ad accrescere la propria influenza sulla opinione pubblica sono ormai una componente necessaria della vita delle società moderne. L'unica strada possibile a me pare quella di far corrispondere responsabilità a potere, di rendere riconoscibili le responsabilità di chi esercita il potere della comunicazione in modo che, nel bene o nel male, siano sanzionate. Scettico sulla efficacia di sanzioni legislative, la mia speranza è che sempre più il mercato attraverso i suoi meccanismi competitivi premi i comportamenti etici perché più efficaci delle scorciatoie amicali o truffaldine; e che, anche la politica, preferisca utilizzare la comunicazione professionalizzata alla scelta parrocchiale e clientelare. Far corrispondere al potere la responsabilità del suo esercizio è uno dei tratti fondamentali dell'evoluzione delle società moderne e democratiche.La comunicazione e le molte attività che ad essa contribuiscono, il giornalismo, la tv ma anche le relazioni pubbliche e la pubblicità, ad esempio, stanno assumendo sempre più potere ma a questa ascesa non corrisponde un'equivalente assunzione di responsabilità. A volte nemmeno di consapevolezza del proprio ruolo. Attività che hanno il potere di plasmare le opinioni e influire sull'assunzione di scelte importanti sono spesso praticate con scarso senso di responsabilità, con bassa consapevolezza. Si vaga così tra tentativi di regolamentazione legislativa e codici di autodisciplina, tra la demonizzazione, spesso ipocrita, dello spin doctoring e la sua cinica e superficiale esaltazione. Ma il tutto non tocca la grande massa di chi è coinvolto nei processi di comunicazione e di costruzione della sfera pubblica. E, soprattutto, i centri di formazione, universitari e non.Emerge ancora una volta il deficit di attenzione della nostra cultura nazionale verso la fairness: la lealtà, la trasparenza, l'equivalenza delle regole del gioco. L'unico conflitto di interesse da condannare è quello del mio avversario, le uniche regole di comportamento che sono state infrante sono quelle ce favoriscono un mio concorrente.Nell'affrontare quindi i temi drammaticamente rilevanti del referendum sulla fecondazione assistita ci troveremo di fronte alle solite difficoltà insite nei processi di comunicazione persuasiva questa volta complicate dai valori in gioco: cosa renderà la comunicazione efficace? Come si tempereranno difficoltà specifiche inerenti alla materia in discussione e necessità persuasive? Come si tratteranno valori e principi ritenuti non mediabili?La prima risposta è che la comunicazione efficace è una comunicazione professionalmente corretta, se ci spaventa l'uso del termine etico.È vero che chi comunica si occupa di credibilità più che di verità ma è altrettanto vero che si può imbrogliare una persona per tutta la vita ma non si possono imbrogliare tante persone per sempre. Anche in comunicazione le bugie hanno le gambe corte e il naso lunghissimo. E guai a considerare falsità le opinioni che non condividiamo. Le persone che vogliamo convincere non la pensano come noi, ma hanno delle buone ragioni a pensare quello che pensano. Se voglio costruire una relazione comunicativa, costruire un significato condiviso, devo in primo luogo riconoscere la legittimità della opinione diversa dalla mia. Devo ascoltare l'interlocutore, devo mettermi dal suo punto di vista e rappresentarmi la realtà attraverso le sue chiavi interpretative ed espressive.La comunicazione efficace è quindi una comunicazione tra persone e opinioni di pari dignità, offre stimoli di riflessione da innestare nell'esperienza quotidiana perché solo attraverso il filtro della nostra esperienza trasformiamo un input esterno in una modificazione del nostro modo di vedere le cose.La comunicazione efficace deve quindi essere ancorata alla quotidianità, partire dal racconto della vita, dalle esperienze. Non può perseguire o inventare scontri definitivi tra culture e mondi. Deve trovare casi rappresentativi delle scelte di valore. E, soprattutto, nello specifico del referendum deve avere una grande attitudine divulgativa, non pedestre certo, ma consapevole della complessità della materia da trattare.Mario Rodriguezwww.mrassociati.it
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