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Una tata per Twitter

01/07/2010

Si avvicinano le vacanze estive e chi si occuperà dei social network? Dopo i blog sitter, arrivano i Twitter sitter. Una moda che negli USA va spopolando tra vip e politici e un ruolo sempre più appannaggio dei professionisti della comunicazione.

di Manuela Giammarioli
Dopo il blog-sitting – la gestione temporanea di un blog in assenza del legittimo proprietario – è nata una nuova, redditizia occupazione per ghostwriter e comunicatori: si tratta del ”tweet-sitting”, l’attività di aggiornamento della piattaforma di microblogging più famosa del mondo per conto di politici e celebrità.
Twitter non solo aggiornamenti in tempo reale, ma è anche, attualmente, il tool che favorisce la più viva interazione e contatto diretto con i personaggi pubblici: in questo spazio ‘social’ il feedback verso i follower è fondamentale.
Quasi sempre, però, i VIP non hanno tempo, voglia né capacità per gestire il proprio account, ecco allora che entrano in azione i Ghost Twitterer o, come preferiamo chiamarli noi, i ‘Twitter-sitter’.
Si tratta di relatori pubblici e brand manager che vengono pagati dalle celebrità per scrivere aggiornamenti e rispondere ai follower al proprio posto.
Negli USA, dove Twitter è molto utilizzato, il Twitter-sittering è da tempo una realtà molto diffusa: non è un segreto che politici e personalità di spicco come il Presidente Obama e il repubblicano Ron Paul abbiano assunto team di comunicatori per gestire i propri account Facebook e Twitter.
Nel caso di esponenti politici poi, il social network si rivela spesso un mezzo di organizzazione del lavoro come per esempio in occasione delle elezioni negli USA: Jesse Benton, manager della campagna (2008) per Ron Paul, ha detto: “Abbiamo assegnato a diversi staff gli account sui social network i quali venivano tutti utilizzati per diffondere lo stesso messaggio, dunque come mezzo di amplificazione al fine di condurre persone al nostro sito”.
Il twitter sittering è molto in voga anche fra star della musica come 50 Cent e Britney Spears: del primo si sa addirittura chi sia il ghostwriter (Chris Romero), della seconda si scrive che il suo account twitter sia diventato da
alcuni mesi un vero “modello di trasparenza. Mentre una volta tutti gli aggiornamenti venivano forniti direttamente dalla signorina Spears, oggi il suo account può essere visto come un blog di gruppo, con alcuni post firmati ‘Britney’, altri ‘Adam Leber, manager’, altri ancora ‘Lauren Kozac’, social media director di britneyspears.com”.
Atleti e sportivi americani, invece, sembrano sottrarsi all’usanza di ingaggiare ‘twitter-sitter’ per gestire i propri account.
Il campione di basket Shaquille O’Neal, ad esempio, ha un account Twitter attivissimo attraverso cui dialoga con circa 430mila follower. “Se ho intenzione di dire qualcosa, devo dirla io”, ha affermato O’Neal, aggiungendo che la tecnologia gli permette di bypassare i media per parlare direttamente ai suoi fan. “Sono 140 caratteri, davvero pochi. Se hai bisogno di un ghostwriter per scriverli, mi dispiace per te”.
E’ rimasta storica, inoltre, la performance di Lance Armstrong, ciclista su strada e biker statunitense che, appena un’ora dopo essersi rotto la clavicola destra, ha aggiornato Twitter con la mano sinistra!
Salvo alcuni casi, comunque, la moda del Twitter-sitting sembra oggi diffusa in qualunque contesto e ovunque, da Hollywood a Bollywood.
Secondo un recente articolo di Mid Day, quotidiano online indiano, anche in India molte celebrità stanno assumendo executive account e brand manager per twittare al proprio posto.
Mahesh Murthy, CEO di Pinstorm, una firm digitale indiana, afferma: “Diverse star del cinema hanno il loro account Twitter interamente gestito da PR. Altri assumono un modello ibrido – cioè affidano a qualcuno la maggior parte dei
tweet, twittando poi di persona per particolari argomenti e su questioni più specifiche”.
Un brand manager che ha recentemente twittato per per una ‘top Indian celebrity’ ha dichiarato di essere rimasto sorpreso dalle risposte avute dai follower: “Ero eccitato di sapere che le mie parole erano riportate come fossero loro pensieri. Mi ha dato molta soddisfazione vederle ritwittate e, anche se nessuno sa che le ho scritte io, l’ho fatto, ed è sufficiente”.
Tuttavia, specifica Murthy, affidare ad altri la gestione del proprio account twitter può rivelarsi non sempre positivo.
Bisogna agire con cura: “Il ghost writing è una realtà, ma l’obiettivo dell’ingaggio non dovrebbe essere quello di postare contenuti casuali, ma di coinvolgere lo spettatore”.
Oltretutto, in questi casi la trasparenza è essenziale: il follower dovrebbe poter capire la differenza tra i tweet inoltrati dalla celebrità e quelli postati dal suo pr team.
Tratto da PR Italy
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