Anna Romanin
Benessere psicofisico, educazione alimentare, autotutela psicologica, l’equilibrio fra vita privata e lavorativa con linguaggio diretto e sincero: questo cerca la Gen Z dalle altre generazioni, specie dopo la pandemia. Il quadro emerso dai giovani di UniFERPI Gorizia coinvolti nella realizzazione del FERPITalk di Udine restituisce l'immagine di un bisogno di ascolto e comprensione in primis.
Come è cambiata la comunicazione verso i giovani? Quale tipo di registro comunicativo deve essere usato per coinvolgerli? Quali sono i loro temi di interesse? Quale cambiamento ha portato il post-pandemia? Il FerpiTalk del 5 aprile scorso a Udine ha cercato di rispondere a queste ed altre domande, coinvolgendo chi quotidianamente si rapporta con loro da diverse prospettive: scuola, impresa, istituzioni, mondo della comunicazione. Alcuni studenti di UniFERPI Gorizia coinvolti nella realizzazione dell’incontro hanno fatto di più: si sono interrogati restituendoci riflessioni molto interessanti. “Abbiamo bisogno di un linguaggio diretto e sincero” – hanno detto e ciò che emerge è il bisogno di “essere compresi e capiti come persone, per le proprie passioni e volontà” e la consapevolezza di sentirsi poco considerati, nonostante tutto.
“Noi stiamo cambiando, il mondo anche, e le istituzioni in primis ci considerano trascurabili” - hanno chiosato e come FERPI sarà nostra cura occuparci di loro.
Ringrazio moltissimo Arianna I, Arianna C, Arianna DB, Michela, Mauro e Irene per questo lavoro. Di seguito domande e una sintesi delle risposte.
Che tipo di linguaggio è necessario avere per coinvolgere voi giovani?
Non esiste più il binomio “sei giovane allora ti parlo facile.” I giovani hanno bisogno di sentire e utilizzare i termini giusti e tecnici perché sono perfettamente in grado di comprendere. Meglio se il linguaggio è inclusivo (no maschile sovraesteso).
Il linguaggio deve essere diretto e chiaro, perché così facendo si includono i giovani anche in argomenti e temi che sembrano più complicati. No, quindi, alla parodizzazione del modo di parlare dei giovani, che non riflette la realtà e ne banalizza conseguentemente anche il pensiero.
La vastità dei temi a cui ci esponiamo quotidianamente rende la nostra generazione assolutamente in grado di gestire un discorso con degli adulti, che non devono reputarci inferiori ma al massimo “inesperti”.
I giovani hanno bisogno di un linguaggio diretto e sincero. Sono nati dentro i social, quindi sanno bene il linguaggio nativo delle piattaforme, e naturalmente capiscono le varie declinazioni del “tono di voce” che si deve usare per ciascun social. Il linguaggio dev’essere sicuramente inclusivo, il più orizzontale possibile (il tema del rispetto e della parità sotto vari punti di vista è molto sentito dalla GenZ).
Che registro comunicativo usare?
La Gen Z è una generazione inclusiva e disposta ad avvicinarsi ad altri linguaggi e non chiusa a riccio in sé stessa.
L’importante è che la comunicazione avvenga in maniera semplice, trasparente e lineare. Un registro più colloquiale accorcia le distanze e mette sullo stesso piano gli individui.
Attenzione alla modalità tipica di scrittura da “boomer” (ad esempio, l’uso spropositato dei tre puntini e molte emoji): un giovane la riconosce benissimo!
Il linguaggio informale (se non esagerato) aiuta ad accorciare le distanze. Informalità non vuol dire però pochezza di contenuto!
Quali sono i temi di interesse dei giovani?
“Ci teniamo a stare bene.” Sono importanti il benessere psicofisico, educazione alimentare, autotutela psicologica, l’equilibrio fra vita privata e lavorativa (intesa anche come scolastica e universitaria). L’educazione affettiva andrebbe introdotta nelle scuole. L’inclusione è diventata un tema importante, in tutti gli ambiti (disabilità, sessuale, etnia, etc.). Inclusione e accettazione dell'altro sotto diversi punti di vista (gender, etnico, etc.).
Ambiente e Sostenibilità sono temi molto importanti per la Gen Z “in quanto le conseguenze stanno ricadendo e ricadranno su questa generazione”. Poi la gestione della solitudine, il benessere psicofisico e l’accettazione di sé. Salute, fisica ma soprattutto mentale/psicologica (di cui hanno sofferto molto i giovani e giovanissimi a causa dei lockdown), con una particolare attenzione ai disturbi dell’attenzione e alimentari.
E ancora: identità, diritti, diversità come valore aggiunto nelle relazioni interpersonali, il futuro del mondo del lavoro e delle professioni, visto che l’AI sta generando non pochi dubbi relativamente al suo utilizzo nel mondo del lavoro. Il lavoro è un tema importante e c’è “lo spaesamento di molti giovani a confrontarsi con questo mondo”, mentre il sistema scolastico è viso come poco adatto “al mondo in continua trasformazione in cui viviamo”.
Cosa è cambiato in particolare dopo la pandemia?
Con la pandemia le relazioni personali hanno subito dei cambiamenti specialmente tra i più giovani, i quali sempre di più si affidano a dei tipi di relazione sempre più mediata, con il rischio di perdere “l’originalità” della comunicazione faccia a faccia.
La pandemia ha cambiato rapporti, abitudini, relazioni tra il gruppo dei pari. Siamo molto più attenti alla diversità dell’altro (diversità intesa sempre come vantaggio) e cerchiamo inclusività ovunque.
Sicuramente con la pandemia sono aumentate le ore che le persone passano sui social e su internet in generale, questo ha portato a diverse malattie psichiatriche che appunto riguardano in particolare le generazioni più giovani che fanno un ampio uso di questi strumenti.
È aumentata “l'ansia da prestazione a livello lavorativo, accademico ed in generale la paura di non essere accettati e compresi dagli altri.” Di conseguenza la salute mentale è diventata un tema sempre più discusso nonostante il tabù sia ancora presente in Italia.