Ferpi > News > Val di Susa, tangentopoli napoletana e… le proposte Ferpi

Val di Susa, tangentopoli napoletana e… le proposte Ferpi

09/01/2009

Le dimissioni di Mario Virano, presidente dell’Osservatorio sulla Tav Val della Val di Susa e la nuova tangentopoli napoletana ripropongono il problema della mancanza di una “due diligence” nelle opere pubbliche ma anche la necessità di regolamentare l’attività di lobbying: due proposte Ferpi su cui bisognerebbe accelerare.

di Giancarlo Panico


C’è un elemento che accomuna due delle vicende politico-giudiziarie e ovviamente mediatiche degli ultimi giorni come le dimissioni di Mario Virano, presidente dell’Osservatorio sulla Tav Torino-Lione, e la nuova tangentopoli napoletana legata agli appalti per le opere pubbliche o la loro gestione che nelle ultime settimane si sta estendendo ad altre grandi città italiane: la mancanza di una “due diligence” divenuta indispensabile nella gestione dei grandi appalti ma anche la regolamentazione di un’attività – il lobbying democratico – che governa tutti i processi decisionali pubblici, non solo legislativi e sempre di più a livello regionale, i nuovi veri centri di potere politico.


Prima di approfondire, però, la questione della due diligence volevo soffermarmi sull’uso improprio del termine lobby, il più usato dai media nelle ultime settimane dello scorso anno e nei primi giorni del 2009, e sulla estrema urgenza di regolamentare l’attività di rappresentanza di interessi. Si parla di lobby nel caso dell’avanzamento del progetto Tav in Val di Susa, “la lobby dei sindaci ha bloccato il progetto”, si parla di lobby nel caso della tangentopoli napoletana “la lobby di Romeo…” e potremmo continuare con tantissimi altri esempi: basta sfogliare un quotidiano o seguire un telegiornale.


Appena qualche mese fa, commentando l’affair Telecom proprio dalle pagine di questo sito il nostro delegato ai rapporti istituzionali Fabio Bistoncini denunciava <l’utilizzo di una “nostra” terminologia per spiegare azioni e comportamenti che nulla hanno a che fare con l’attività di lobby o con le relazioni pubbliche>. Verissimo. Tant’è che Ferpi da alcune settimane, proprio su iniziativa di Fabio Bistoncini e con il supporto del presidente Gianluca Comin, sta lavorando ad una proposta parlamentare che consenta di riprendere il discorso interrotto – per l’ennesima volta – con le dimissioni dell’allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella sulla regolamentazione dell’attività di lobbying.


I tempi, ahinoi, non saranno brevi intanto, però, potremmo valutare la possibilità di attivare, come Ferpi, concordemente al neo Ministro Angelino Alfano, una sorta di Albo dei lobbysti ed elaborare un documento d’intenti… da condividere con tutti. Sappiamo benissimo – perché quando se ne è parlato pubblicamente sono state prese posizioni nette – che molti tra i nostri colleghi, e anche tante delle aziende che rappresentano non sarebbero d’accordo. Ma, visti i fatti degli ultimi mesi, la regolamentazione dell’attività di lobbying, che peraltro è legge nella gran parte dei Paesi democratici, è divenuta ormai una necessità di governance di tutto il sistema politico-economico. Molto interessante rileggere quello che aveva scritto Fabio Bistoncini sul suo blog presentando il modello del quadrato decisionale (http://www.fbcomunicazione.it/news_appr.php?id=79).


E veniamo al secondo aspetto, la mancanza di una due diligence nelle opere pubbliche che accomuna le due vicende che hanno tenuto banco sui media nelle ultime settimane e cioè l’inasprimento del dibattito sulla Tav Torino-Lione e le conseguenti dimissioni di Mario Virano dalla presidenza dell’Osservatorio governativo. Rassegnando le sue dimissioni Virano ha affermato: <l’Osservatorio ha funzionato molto bene nella fase di analisi, ma in quella decisionale deve essere rivisto>. In pratica manca uno strumento legislativo che lo renda realmente operativo. Questo strumento potrebbe essere quella “due diligence” necessaria a mettere a confronto le parti ma che consente, anche, di arrivare a delle decisioni condivise.


Niente di nuovo per Virano che al Workshop “Not in my backyard (NIMBY). Dialettica, dialogo e scontro nella trasformazione del territorio” promosso dall’Unione Internazionale Architetti con la Global Alliance, Ferpi ed Assorel nell’ambito dell’ultimo Congresso Mondiale degli Architetti aveva affermato: “Tutto dipende dall’approccio al progetto e dalla sua presentazione ai soggetti del territorio interessato la gran parte dei problemi derivano dalle distorsioni prodotte da approcci sbagliati. Il più delle volte si utilizza la comunicazione per ottenere consenso solo a valle di tutto l’iter progettuale, dunque, in realtà, si intende utilizzare l’informazione come espediente di marketing e di propaganda dell’opera. Questo è un metodo disastroso che nulla ha a che vedere con la pianificazione di una vera e propria campagna di relazioni pubbliche e con i risultati che da essa possono essere conseguiti”.
Un’altra questione posta sul tavolo da Mario Virano, tipica della nostra contemporaneità, è che bisogna considerare qualsiasi processo come “glocal”, allo stesso tempo locale e globale.


Stando a quanto riportato da alcuni media nei giorni scorsi gli investimenti programmati in infrastrutture e opere pubbliche in Italia per il 2009 sono oltre 15 miliardi di euro, una cifra notevole che saranno utilizzati in prevalenza per l’apertura di nuove autostrade, per l’Alta Velocità, per il completamento del Mose di Venezia. A questa somma di aggiungano i finanziamenti (1,7 miliardi di euro) deliberati dalla Commissione Europea dei trasporti che riguardano diversi Paesi tra cui l’Italia che, per circa un terzo (675 milioni) serviranno prevalentemente per il “completamento della fase di preparazione” della Tav della tratta Torino-Lione.


Per evitare che si verifichino situazioni come quelle che i media ci raccontano in questi giorni relativamente alla gestione di diversi appalti del Comune di Napoli ma che, a quanto sembra, riguardano diverse altre grandi città italiane, sarebbe auspicabile prevedere – per legge (molto più difficile) o provvedimento governativo (molto più facile) – un’attività di relazioni pubbliche a supporto delle opere, dei lavori e dei grandi progetti. Insomma la proposta fatta da Ferpi qualche mese fa al Congresso Mondiale degli architetti è non solo di grande attualità ma sembra l’unico modo per uscire da un’impasse che da troppo tempo blocca la realizzazione di tantissime e importanti infrastrutture e che non può – ed è sotto gli occhi di tutti – risolversi alla “vecchia maniera”.


L’idea, approvata dall’Assemblea della Ferpi, era stata lanciata da Toni Muzi Falconi al XXIII Congresso Mondiale degli Architetti. “Ogni soggetto organizzato che opera nella trasformazione del territorio – afferma Toni Muzi Falconi – deve tener conto, sì del proprio interesse, ma anche degli interessi dei diversi gruppi di stakeholder e dell’interesse pubblico”.


Il seminario, che ha messo attorno allo stesso tavolo architetti e relatori pubblici di tutto il mondo tra cui anche Mario Virano, aveva discusso dell’importanza del dialogo e del coinvolgimento dei pubblici nei processi di trasformazione del territorio e di come architetti e relatori pubblici possono lavorare insieme nell’interesse dei committenti, dialogando con gli stakeholder, senza ledere l’interesse pubblico. Da alcuni mesi è fermo al Parlamento Italiano il decreto legislativo concernente ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (terzo decreto correttivo).
La modifica del cosiddetto “Codice degli appalti pubblici” potrebbe essere una buona occasione per far inserire una norma, ormai largamente adottata a livello internazionale, che preveda un’attività di relazioni pubbliche a supporto delle opere, dei lavori e dei grandi progetti.


“Oltre ad avere chiari quali siano gli interessi dell’organizzazione e l’interesse pubbllico, è necessario, prima di attivare qualsiasi processo decisionale, distinguere quanto più possibile le categorie di portatori di interessi in consapevoli da una parte ed inconsapevoli dall’altra – ha affermato Toni Muzi Falconi – Per i primi occorre interpretarne al meglio le aspettative attraverso una fase di ascolto. Per i secondi, che non si possono “ascoltare” in quanto inconsapevoli del loro ruolo di stakeholder, è comunque necessario riuscire ad interpretare le aspettative prevedibili”. Secondo Muzi Falconi “obiettivo primario di qualsiasi progetto di trasformazione del territorio è raggiungere il migliore equilibrio possibile tra i diversi interessi coinvolti, per poter operare in maniera competitiva, nel rispetto degli interessi delle parti. Operando in tale maniera, si punta molto sulla responsabilità del sistema e del processo decisionale, il cui principio sta assumendo un ruolo di importanza sempre maggiore”.


La proposta si ispira anche alla recente decisione della Banca Mondiale di non partecipare ad alcun progetto di trasformazione del territorio che sia privo di un adeguato ascolto preventivo dei pubblici influenti e di una adeguata attività di comunicazione. Niente di nuovo per Ferpi che già nel 2007 su iniziativa del allora presidente Andrea Prandi e di Fabio Bistoncini, allora vicepresidente, aveva approfondito il tema commissionando anche un sondaggio all’Eurisko su “Gli Italiani e le Infrastrutture” che partiva proprio dall’analisi del caso TAV e metteva in luce l’esigenza dei cittadini di essere coinvolti nel processo di ammodernamento delle infrastrutture del Paese (il 74% degli italiani ritiene inadeguato il livello delle infrastrutture del Paese, il 77% dichiara di non essere informato a sufficienza, l’82% ritiene che una migliore comunicazione aiuterebbe ai fini del consenso, il 58% degli intervistati dichiarava che opere quali la TAV, dovrebbero essere realizzate indipendentemente dal parere delle comunità locali, ma dopo aver tenuto conto delle istanze dei cittadini).


Avviando il progetto Sistema Territorio Gianluca Comin, appena eletto presidente intervenendo ad un seminario alla Camera dei Deputati affermava: <Viviamo un momento storico in cui l’incrocio delle informazioni, la capacità di analisi dei singoli ha rotto o rende quasi inutili gli schemi di analisi tradizionali. Il sistema di formazione delle opinioni è quasi completamente spostato sul cittadino, che oggi ha gli strumenti per raccogliere le informazioni e rielaborarle, anche su tematiche specifiche per cui non sempre possiede le competenze. I movimenti di opposizione ai progetti industriali e infrastrutturali nascono spesso “dal basso” e la velocità con cui si diffondono ha raggiunto livelli inimmaginabili fino a qualche anno fa>.


In Toscana c’è anche un modello cui ispirarsi la Legge Regionale nr. 69 del 27 dicembre 2000 che introduce norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali. Bisogna fare presto!



(Nella fotografia in alto Mario Virano, in basso, a sinistra, Alfredo Romeo e a destra alcune immagini del XXIII Congresso Mondiale degli Architetti)
Eventi