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Verso una nuova definizione di Relazioni pubbliche

12/01/2012

Il tema di una definizione della professione è di grande attualità a livello internazionale. PRSA, in collaborazione con numerose associazioni in tutto il mondo, tra cui Global Alliance, ha proposto tre diverse definizioni di Rp, raccolte attraverso la selezione dei contributi di oltre 900 persone. Anche i professionisti italiani sono chiamati ad esprimere la propria opinione e a scegliere quella che ritengono più adatta.

di Toni Muzi Falconi
Da oggi – e per le prossime due settimane – ciascuno di noi (professionista, studente, ricercatore, studioso, curioso) è invitato ad esprimere un commento e la una valutazione alle tre ipotesi di nuova definizione globale delle Relazioni pubbliche che, su iniziativa della PRSA (Public Relations Society of America) in alleanza con altre organizzazioni professionali – fra le quali Global Alliance di cui Ferpi è socio fondatore – hanno predisposto, a seguito di un esercizio di crowdsourcing (co-creazione) cui hanno partecipato oltre 900 persone, molte delle quali non americane.
Passate le due settimane, l’alleanza di associazioni promotrici dell’iniziativa riunita in un summit, terrà conto dei commenti intervenuti e riproporrà le tre ipotesi on-line al voto finale di chiunque vorrà partecipare.
Ecco le tre definizioni, in inglese, ove si possono anche consultare alcune precisazioni su qualche termine adottato.
Lo Statuto Ferpi vigente prevede questa definizione:
L’attività professionale di Relazioni Pubbliche, unica o preminente, è definita dalla finalità di creare, di sviluppare e di gestire sistemi di relazione con i pubblici influenti sul raggiungimento degli obiettivi perseguiti da singoli, da imprese, da enti, da associazioni, da amministrazioni pubbliche e da altre organizzazioni. Le Relazioni Pubbliche comportano attività di analisi, di ricerca e di ascolto, di progettazione e pianificazione di programmi specifici di relazione e comunicazione con i pubblici influenti nonché attività di valutazione dei risultati conseguiti.
Lo stesso tema è stato anche affrontato tante volte sul nostro sito, l’ultima proprio in queste ore dal socio Mario Rodriguez. Digitando poi sul nostro sito potete trovare 333 voci in cui se ne parla.
Mio commento:
L’obiettivo di una definizione condivisa della nostra professione a livello globale, che tenga conto della realtà contemporanea, può anche essere considerato (e lo è da molti) un falso problema che nasconde le ambiguità e le opacità del nostro lavoro (intese nel senso che ho indicato qui).
Tuttavia la questione esiste ed è molto sentita da tanti colleghi, in ogni parte del mondo.
L’iniziativa della PRSA va considerata come assai rilevante poiché, piaccia o meno, per i prossimi anni la definizione, fra le tre proposte, che uscirà più votata sarà quella alla quale saremo chiamati ad uniformarci. Intendiamoci bene, non c’è un predominio americano in questo frangente, ma non c’è dubbio che quando diversi anni fa l’associazione canadese fece un analogo esperimento, la cosa fu bene accolta ma non incise più di tanto. Questa volta è diversa: sono tante le organizzazioni che hanno collaborato al lavoro, oltre 900 i singoli che vi hanno contribuito e Global Alliance che rappresenta quasi 200 mila professionisti vi ha partecipato. Naturalmente la prospettiva è pur sempre etnocentrica e scarsi sono stati i contributi africani, asiatici e latinoamericani.
Personalmente, pur non avendo ritenuto la cosa di grande rilievo e utilità (e partecipando alla discussione ho espresso i miei dubbi (1 e 2) penso però che ciascuno di noi sia chiamato ad esprimere la sua opinione prima che una decisione venga assunta.
In questo senso esprimo la mia soddisfazione nell’osservare che la nostra comunità professionale, da seguito della felice prima esperienza di crowdsourcing condotta dalla Global Alliance nel 2010 per arrivare a varare gli Stockholm Accords e alla quale la Ferpi ha dato un contributo decisivo di coordinamento e guida.
Buon lavoro a ciascuno di noi, con la (infondata?) speranza che, finito l’esercizio, la nostra comunità professionale vorrà dedicare maggiore attenzione a capire meglio e a far capire meglio il valore che produce per le organizzazioni e per la società, abbandonando il ricorrente e stantio onanismo del chi siamo e cosa facciamo.
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