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Anche la comunicazione si ammala?

17/03/2010

La comunicazione è inesorabilmente legata alle relazioni umane che nella società contemporanea diventano sempre più frammentate, occasionali, “fluide”. Il sillogismo appare immediato: la comunicazione smette di funzionare. Un'interessante riflessione di Mariella Governo.

di Mariella Governo
“Quando l’altro viene considerato parzialmente, frainteso, ignorato o negato la comunicazione si ammala e diventa patologica”, scriveva Paul Watzlawick nel libro ancora troppo poco studiato Pragmatica della comunicazione umana. Anche James Hilman diceva che l’anima si ammala.
Penso alle aziende in questo momento storico, alle persone che vi abitano, alle relazioni umane spesso disfunzionali, alla sofferenza quotidiana che affligge molte persone a causa dell’insicurezza del posto di lavoro, della mancanza di gratificazioni economiche e qualitative. O semplicemente a causa del fatto che non vengono prese in considerazione come esseri umani. George Clooney ha ben raffigurato nel film Tra le nuvole la relazione conclusiva (affidata a un esterno) tra aziende e persone non più utili o interessanti.
Oggi il bravo comunicatore deve sì conoscere le tecniche del mestiere ma deve anche, e più di un tempo, approfondire le dinamiche che sottendono le relazioni perché le aziende non sono entità astratte o “colonie di cozze” come scrive Annamaria Testa nel suo libro Farsi capire. A volte ci si trova di fronte a delle Torri di Babele dove comunicare sembra impossibile. Chi si occupa di comunicazione diventa quindi di volta in volta un traduttore di linguaggi diversi, un mediatore tra funzioni aziendali, un agente di cambiamento.
Il panorama sembra sconfortante (ma le cose cambieranno si spera!): aiuta approfondire il tema della pragmatica della comunicazione perché osservando meglio le dinamiche e introiettandole, la matassa si dipana. E ci si può capire qualcosa di più di ciò che sta dietro le quinte della comunicazione umana e di quel “guazzabuglio del cuore umano”, come diceva Manzoni. Cosi si può sbagliare meno o almeno si può farlo più consapevolmente.
Per me è stato utilissimo lo studio del problem solving strategico e degli assiomi della comunicazione umana di Paul Watzlawick:
• Non si può non comunicare
• Ogni comunicazione ha un contenuto e una relazione
• La comunicazione è numerica e analogica
• I livelli di comunicazione sono complementari e simmetrici
• Nella comunicazione ognuno punteggia la sequenza degli eventi in modo diverso
Di questi temi parlerò domani al MasterCom di San Marino: porterò molti casi di comunicazione scritta (email in particolare e senza fonti ovviamente) tratti dalla mia lunga esperienza aziendale. La tastiera è oggi la spazzatura delle emozioni: vi entra di tutto. Da qui si può anche partire per capire come migliorare il nostro modo di comunicare verbale o scritto.
Clicca qui per il link alla lezione.
Tratto da www.mariellagoverno.it
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