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Attività di comunicazione della PA: interviene l’Autorità Garante della concorrenza

22/02/2019

Umberto Fantigrossi

Nessuna esclusiva per i giornalisti. Lo ha stabilito l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato accogliendo l’esposto presentato da Ferpi. L’approfondimento dell’avvocato Umberto Fantigrossi, esperto in materia e consulente di Ferpi.

Il Garante della Concorrenza e del Mercato ha preso una decisa posizione, con una segnalazione inviata nei giorni scorsi al Parlamento e al Governo, sulle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni, entrambi richiamati ad assicurare che l’affidamento dei relativi incarichi avvenga senza riserve ed esclusive a favore degli iscritti all’albo dei giornalisti. L’intervento dell’Autorità era stato sollecitato con un esposto redatto, per incarico di Ferpi, dallo Studio Legale Fantigrossi. Ferpi lamentava la moltiplicazione di bandi di selezioni pubbliche nelle quali venivano sovrapposte le due figure professionali, quella del responsabile dell’ufficio stampa e quella del comunicatore, con richiesta per entrambe del requisito dell’iscrizione all’albo. Precludendosi così l’accesso a questi incarichi agli addetti alle attività di informazione e comunicazione, oggi connotata da uno specifico percorso formativo e da una autonoma disciplina. Nella segnalazione l’Antitrust ha richiamato un proprio precedente pronunciamento del 2001 sulle criticità concorrenziali derivanti per le Pubbliche amministrazioni dall’assetto degli uffici stampa derivato dalla legge n. 150 del 2000, ribadendo che si tratta di una disciplina “che restringe la rosa di opzioni entro la quale selezionare i prestatori di servizi, con conseguenze negative sull’efficienza dei meccanismi di selezione e sulla qualità i caratteristiche dei servizi offerti alla pubblica amministrazione”. Il tutto però aggravato dall’ulteriore prassi di richiedere il requisito dell’iscrizione all’albo dei giornalisti anche per lo svolgimento di attività di comunicazione  solo connesse a tale ambito professionale e comunque non riconducibili a quelle riservate ai giornalisti.

La segnalazione porta ora, con l’autorevolezza della fonte da cui proviene, la questione all’attenzione delle istituzioni politiche, che dovranno porsi nell’ottica di una più ampia riforma del settore e tenere conto dei grandi cambiamenti intervenuti nel mercato dell’informazione e della comunicazione negli ultimi anni, liberandolo da anacronistiche riserve e valorizzando gli autonomi percorsi di specializzazione e di autonomia delle diverse figure professionali.

 

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