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Cina dei record

21/12/2006

Il primato questa volta riguarda il numero di giornalisti in carcere: trentuno (e circa la metà sono giornalisti online). Lo dice uno studio del Committee to Protect Journalists (CPJ) statunitense

Tra gli innumerevoli record della Cina c'è anche quello di essere - per l'ottavo anno consecutivo - il luogo al mondo che "vanta" il maggior numero di giornalisti detenuti. Secondo quanto emerge dall'indagine annuale del newyorchese Committee to Protect Journalists (CPJ) riportata dal Wall Street, circa tre quarti dei giornalisti detenuti sono stati condannati con vaghe accuse di sovversione o per aver rivelato segreti di stato e più della metà dei reporter in carcere è composta da giornalisti online.
Joel Simon, direttore esecutivo del CPJ, ha dichiarato che la Cina sta mettendo alla prova l'idea che internet sia impossibile da controllare o censurare e se questo accadrà ci saranno implicazioni a lungo termine non solo per i media ma per la libertà di stampa in tutto il mondo. In Cina l'uso di internet viene incoraggiato per business e formazione ma vengono strettamente controllati i contenuti del web e censurata qualsiasi cosa possa suonare critica o minacciosa nei confronti del Partito Comunista. Spesso i blog vengono chiusi e quelli che postano articoli che promuovono la democrazia e la libertà di stile occidentale sono abitualmente imprigionati con l'accusa di sovversione.
E' il caso di Shi Tao, ex giornalista del Dangdai Shangbao (o Contemporary Business Newspaper della provincia di Hunan), condannato l'anno scorso a dieci anni di detenzione per diffusione di segreto di stato. Shi Tao, trentasettenne, è stato denunciato per aver spedito via email al sito americano Democracy Forum i contenuti di un memo, ufficiale e segreto, circa le restrizioni ai media. Gli attivisti in difesa del giornalismo hanno criticato la internet company Yahoo dopo che è emerso che aveva fornito agli accusatori le email dell'account di Shi Tao. Inoltre, in questo mese a Pechino il tribunale ha rifiutato l'appello del ricercatore del New York Times, Zhao Yan, contro la sua sentenza a tre anni di prigione. Zhao è stato condannato per frode, ma l'avvocatura della stampa ha visto il suo caso come una vendetta politica per la sua carriera di reporter investigativo, precedente all'incarico per il New York Times, e come avviso all'intera categoria dei reporter cinesi.
N.C.
 
 
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