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Comment o No Comment: una conference call di aggiornamento della Ferpi

01/03/2005

Non perdetevi il collegamento telefonico del 9 marzo alle ore 15. L'incontro è organizzato dalla Commissione Aggiornamento e Specializzazione Professionale ed è indirizzato ai soci.

Conference call Ferpi -  mercoledì 9 marzo 2005 - ore 15.00 (Durata 1ora)Nel corso del collegamento telefonico verrà affrontato il tema "Comment o No Comment - La responsabilità del comunicatore nel governo dei "rumors" nell'ambito delle società quotate e non".Relatore: Andrea Prandi - Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione EdisonL'incontro è organizzato dalla Commissione Aggiornamento e Specializzazione Professionale della Ferpi ed è indirizzato ai soci. La partecipazione si intende a titolo gratuito (Escluso il collegamento telefonico a carico del partecipante)Come partecipare: gli interessati si potranno collegare con il relatore digitando un numero di telefono dedicato che verrà comunicato al momento della prenotazione. Il costo del collegamento telefonico è a carico del chiamante secondo le tariffe del proprio gestore.Per prenotazioni (fino ad un massimo di 30) :  info@ferpi.it - Tel.. 02 58 31 24 55Cos'è una conference call: è un servizio che consente in qualsiasi momento a diversi soggetti di interagire in voce attraverso una semplice telefonata. Il sistema è  sempre disponibile ed utilizzabile per riunioni programmate o urgenti, è fruibile attraverso un qualsiasi telefono e qualsiasi operatore telefonico.I soci Ferpi interessati ad utilizzare  in proprio tale servizio possono usufruire dell'offerta speciale messa disposizione da "Genesys Meeting Center" a condizioni economiche particolarmente vantaggiose. Maggiori dettagli sul sito Ferpi Servizi ai Soci Servizi Internet

Ecco una  nota di Andrea Prandi sull'argomento "rumors":Le imprese, sia quelle quotate che quelle non quotate in borsa, di norma preferiscono non commentare i "rumors". Preferiscono mantenere il riserbo sulle notizie, sia che siano fondate, sia che non lo siano. In molti casi la normativa non impone di commentare, per cui per molti è preferibile gestire il silenzio fino a quando non se ne possa più fare a meno.In Italia l'articolo 66 del regolamento Consob è esplicito nell'invitare le società quotate a spiegare l'andamento anomalo di un titolo, a mercati aperti. Per ottemperare all'obbligo basta poco: un comunicato che affermi che "la società sta esaminando tutte le possibili soluzioni" può in qualche caso essere sufficiente. La Borsa poi raccomanda, all'interno di un codice di autodisciplina per le società emittenti, di intervenire anche a mercati chiusi "in presenza di notizie di dominio pubblico idonee a influenzare sensibilmente il prezzo degli strumenti finanziari". In questi casi dice la Borsa "gli emittenti valutano l'opportunità di informare al più presto il pubblico circa la veridicità delle notizie, integrandone o correggendone il contenuto ove necessario".Dunque se una notizia è "price sensitive" c'è una forte raccomandazione della Borsa a commentarla, anche quando non si verifichi un andamento anomalo del titolo quotato in borsa.Quindi, pur nel rispetto delle regole, il professionista che si occupa della comunicazione dell'impresa ha un ruolo importante nel decidere cosa dire e cosa non dire. Ed è qui che si gioca molta della sua reputazione.Se può essere segno di scarsa attenzione al mercato scegliere sempre la via del "no comment" o del "quasi no comment", può essere altrettanto sbagliato non garantire la riservatezza di una trattativa o di un dato, rischiando così di danneggiare l'impresa e i suoi azionisti.Se ad esempio si diffonde la voce di una trattativa in corso, ma non ancora chiusa, mi sembra corretto evitare di confermare fino a quando non si è ragionevolmente certi della conclusione della trattativa. Allora se richiesta dagli organi di vigilanza può essere sufficiente qualche spiegazione interlocutoria che pur non smentendo la trattativa faccia capire che è normale che l'azienda incontri e parli con altri operatori del mercato, senza che questo si traduca in un accordo. Se invece l'informazione è falsa è opportuno smentire tempestivamente, possibilmente evitando che la stampa diffonda l'informazione sbagliata.Nel caso di un cambio di management, evento che può essere certamente price sensitive, mi comporterei in modo del tutto analogo. Facendo però attenzione a non smentire una cosa che si riveli a posteriori vera, rischiando così di perdere la credibilità propria e dell'azienda.Non bisogna essere necessariamente dei chiacchieroni per essere trasparenti. L'importante è evitare che si verifichino delle asimmetrie informative al mercato, cioè che i piccoli azionisti siano tagliati fuori dalle informazioni che contano. Per questo, al di là delle regole, ci vuole un forte senso di responsabilità da parte di chi gestisce la comunicazione.La credibilità del professionista, nella gestione della fuga di notizie, è fondamentale. Il mercato e i giornalisti si fideranno soltanto di una persona e di un'azienda che hanno sempre dimostrato di dire la verità e saranno in questo caso i suoi primi alleati nella gestione dei "rumors", evitando ad esempio di amplificarli sui media, quando siano palesemente infondati. Ma difficilmente si fideranno di qualcuno incerto, di qualcuno che si nasconde o peggio di qualcuno che non è stato sincero. Sulla credibilità si gioca il futuro di ogni professionista della comunicazione.Andrea Prandi Direttore  Relazioni Esterne e Communicazione EdisonPer prenotazioni (fino ad un massimo di 30) :  info@ferpi.it - Tel.. 02 58 31 24 55                             
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