Daniela Bianchi - Segretaria Generale FERPI
Presentato l’Osservatorio di Assoholding con FERPI e Assoconsult per affrontare la complessità normativa con un approccio integrato. Governance, risk management e compliance non più solo tecnicismi, ma strumenti di relazione, identità e valore.
Il 10 giugno 2025, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, Assoholding ha presentato il nuovo "Osservatorio Governance, Risk Management & Compliance Integrata", di cui FERPI è partner insieme ad Assoconsult. L'iniziativa dell’Osservatorio vuole rispondere con una visione olistica, o meglio integrata, alla crescente complessità normativa con la quale le imprese devono quotidianamente confrontarsi. Un’amplificazione di rigidità regolamentare nella quale si perde, a mio avviso, quello spirito che aleggia nell'articolo 2082 del nostro Codice Civile che non definisce l'impresa come entità astratta, ma identifica l'imprenditore come soggetto concreto: "È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi."
Questa scelta linguistica rappresenta una visione antropocentrica del diritto commerciale che mette la persona al centro dell'attività economica. E questa definizione offre un framework concettuale potente per ridefinire la narrazione aziendale e la gestione delle relazioni con gli stakeholder. Poi abbiamo sentito la necessità di codificare anche l’impresa e in mancanza di una norma precisa abbiamo codificato procedure, prassi, regole, scatole.
E per questo troppo spesso governance, risk management e compliance vengono relegati a un linguaggio tecnico che allontana questi temi dalla dimensione umana dell'impresa. Il risultato è una compliance subita piuttosto che abitata, generando resistenza invece di adesione consapevole.
L'approccio dell'Osservatorio vuole ribaltare questa logica riconoscendo che dietro ogni decisione di governance c'è un volto, una storia professionale, un sistema di valori che non può essere standardizzato. La governance, come mi piace sempre sottolineare, prima di essere un sistema di regole, è un processo decisionale con un impatto che deve essere chiaro e intelligibile.
E questo cambio di paradigma rappresenta un riposizionamento strategico anche per la professione del relatore pubblico. La compliance integrata diventa un asset comunicativo e relazionale di primaria importanza, richiedendo competenze che vanno oltre la conoscenza normativa: capacità di ascolto, analisi dei contesti, costruzione di consenso, gestione delle relazioni istituzionali.
I professionisti della comunicazione e delle relazioni non saranno più chiamati solo a "spiegare" le decisioni aziendali, ma a partecipare attivamente alla loro definizione, sviluppando una comprensione profonda dei meccanismi di governance e traducendo la complessità normativa in processi che favoriscano l'adesione consapevole.
Come sottolineato da Lorenzo Echeoni, Direttore Generale di Assoholding, "la compliance rischia di trasformarsi in una forma di selezione innaturale se non viene ripensata in chiave integrata e collaborativa." Questa osservazione è particolarmente rilevante per le PMI italiane, che spesso vivono la compliance come un fardello sproporzionato.
La metafora della sartoria è efficace: come un abito su misura valorizza le caratteristiche uniche di chi lo indossa, una strategia di compliance integrata deve essere cucita sulle specificità dell'organizzazione, rispettando i principi normativi ma adattandosi alle sue dimensioni, settore e storia. Lo stesso vale nel contesto normativo europeo - dal Corporate Sustainability Reporting Directive alla normativa 231, dal Tax Control Framework ai criteri ESG – che genera spesso frammentazione degli approcci. La sfida consiste nello sviluppare competenze per comprendere le interconnessioni normative e posizionarsi come facilitatori di una visione integrata.
L'Osservatorio suggerisce che le imprese possano diventare protagoniste attive del dialogo con il legislatore, contribuendo a definire regole più efficaci e il potenziale trasformativo della compliance si realizza così nel passaggio da costo sostenuto a investimento strategico, da vincolo operativo a vantaggio competitivo. Non si tratta di rassicurare gli stakeholder con un linguaggio difensivo, ma di trasformare la compliance in un elemento distintivo dell'identità aziendale.
Alcune aziende stanno già comunicando i loro investimenti in sostenibilità come driver di innovazione e catalizzatore di opportunità. La stessa logica può essere applicata a tutti gli aspetti della compliance integrata: la gestione del rischio come capacità di anticipare i cambiamenti, la governance come garanzia di trasparenza, la compliance come espressione di eccellenza e responsabilità sociale.
L'Osservatorio ambisce a creare "una piattaforma istituzionale permanente per sostenere le imprese nelle nuove frontiere della compliance", riflettendo la consapevolezza che la compliance efficace richiede un dialogo costante tra imprese, istituzioni, professionisti e mondo accademico e questo dialogo si basa su alcuni principi fondamentali quali trasparenza, competenza tecnica, disponibilità al confronto e capacità di rappresentare l'interesse generale del sistema economico. I professionisti delle relazioni pubbliche, con la loro capacità di costruire ponti e facilitare il dialogo, sono attori naturali di questa trasformazione culturale.
FERPI è convintamente a questo tavolo, che si preannuncia non solo come un'iniziativa tecnica, ma come un esperimento di democrazia economica per costruire forme più mature di dialogo tra imprese, istituzioni e società civile.