Chi comprende meglio i contenuti dei media: gli editori o i professionisti della comunicazione? Si pone questo interessante quesito Sam Whitmore, specialista della media analysis, sulle pagine di Forbes. La convinzione di Whitmore è che, abbastanza sorprendentemente, i comunicatori abbiano la meglio sui giornalisti. I motivi di tale supremazia dei professionisti delle rp è dovuta non a una preparazione o sensibilità più spiccate rispetto ai giornalisti, ma all'abitudine che i primi a differenza dei secondi hanno di monitorare attentamente ciò che viene pubblicato. Infatti se i giornalisti e gli editori soprattutto sono soliti leggere o comunque scorrere tutti i giornali off e online, è vero che lo fanno in modo non sistematico, per avere un panorama generico di quanto pubblicato.I comunicatori di professione invece studiano le uscite sui quotidiani con sistematicità e con un'attenzione maggiore, e lo fanno utilizzando strumenti ignorati dalla maggior parte degli editori: i software che scandagliano la Rete per controllare le uscite su un determinato argomento e il modo in cui l'argomento viene trattato. Market360, Biz360, Cymphony Dashboard sono i programmi più utilizzati e consentono diversi gradi di approfondimento del monitoraggio media. Biz360 ha introdotto quest'anno MediaSignal, un software che permette di calcolare l'impatto mediatico di un'azienda e funziona attribuendo in base a parametri prestabiliti l'importanza di ogni uscita.Se questi software sono così utili perché anche i professionisti del giornalismo non se ne dotano? Duplice la risposta di Whitmore: innanzitutto i costi. I software validi di analisi dei media hanno costi che variano dai 20mila ai 50mila dollari, e poterseli permettere dipende quasi esclusivamente dal badget che si ha a disposizione. Gli editori tendono a farne a meno visto che le spese sono ingenti, mentre i relatori pubblici, dotati generalmente di maggiori fondi, tendono a ragionare diversamente: meglio spendere 25mila dollari per essere sicuri dell'efficacia di una campagna che ne vale 250mila che rischiare di produrre una campagna poco efficace. Inoltre, a differenza degli editori, i professionisti delle rp sono ossessionati da un vecchio adagio, particolarmente di moda oggi in relazione alla corporate social responsibility: "se non puoi misurare, non puoi gestire" e avere strumenti per il controllo della copertura mediatica di una notizia è indispensabile per assicurare al cliente che i soldi sono stati investiti bene. Nello stesso modo in cui i negozianti si sono dotati di strumenti per il reale controllo delle vendite, oggi la sfida della misurabilità tocca la copertura mediatica e sarà cura dei professionisti più affermati dotarsi degli strumenti necessari per essere al passo con i propri competitor. Ci si chiede per quanto tempo gli editori potranno permettersi di ignorare questi strumenti, visto che la loro diffusione aumenta e la fiducia nei loro confronti pure.Interessante analisi sui migliori strumenti per monitorare la copertura mediatica, i comunicatori se ne avvalgono sempre più, i giornalisti non ancora