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Comunicatori o relatori pubblici?

25/01/2005

Da un quesito di Paolo D'Anselmi ecco una riflessione di Toni Muzi Falconi.

Caso di coscienza:il nostro collaboratore Paolo Danselmi che di mestiere fa l'analista di politiche pubbliche, nel bel pezzo di questa settimana si pone il seguente quesito:uno che fa i bilanci sociali che concorrono all'Oscar Ferpi è un comunicatore? Uno che si preoccupa di comprendere quale sia e come sia misurable il contributo sociale di una impresa; uno che si chiede a quali pubblici sia diretto il bilancio sociale, cerca di capire quali variabili e indicatori misurino l'interesse genuino di tali pubblici; uno che fa il giro delle sette chiese per elicitare contenuti dai meandri della istituzione; uno così è un analista di politiche pubbliche, ma non è anche un comunicatore. "Ma poi sei tu che contatti i giornalisti? Sei tu che organizzi l'evento di presentazione?" No, non sono io, offro supporto tecnico a quelli che lo fanno, lavoriamo insieme. Insieme creiamo qualcosa che prima non c'era e che ciascuno da solo giammai arriverebbe a fare. È vera comunicazione? Ai posteri.Non so a chi Paolo riferisca il quesito sottolineato (da me, tmf), ma immagino provenga da qualcuno di noi e mi pare comunque indicativo di un nostro dibattito in corso, pur se carsico e poco esplicitato (forse perché politically incorrect?).Chiamiamo le cose con il loro nome: molti colleghi, anche della Ferpi, tollerano appena la descrizione della loro professione come quella di chi aiuta le organizzazioni a governare le relazioni con i loro pubblici influenti ma non vi si riconoscono, preferendo marcare gli aspetti più ‘operativi' : le relazioni con i media e l'organizzazione di eventi.E' anche possibile che Paolo abbia retoricamente inventato la domanda, ma anche in questo caso o è Paolo stesso che la pensa in questo modo, oppure comunque attribuisce questo pensiero a noi, non a caso definiti nell'articolo ‘comunicatori'.Parole, parole, parole… sento già l'insofferenza irritata di chi chiede che si arrivi al dunque, al pratico!Cavolo, farà pure un po' di differenza se siamo noi stessi a dire che il nostro lavoro è ufficio stampa - come ben sapete aspramente conteso da un'altra professione, supportata da una legge dello Stato valida per oltre il 50% del mercato nazionale: e chiedo retoricamente quanti di noi si siano dati da fare per ostacolare o comunque produrre ripensamenti su questa aberrazione - e organizzazione eventi – già, ma all'unico premio per i migliori eventi dell'anno, i candidati iscritti alla Ferpi erano certamente meno del 20%… la maggioranza erano piccole e medie organizzazioni che in tutto si riconoscono fuorché nelle relazioni pubbliche -  oppure se è l'assistere le organizzazioni nel governare le relazioni con i loro pubblici influenti?O non è così?E sarà pure opportuno discutere se siamo prevalentemente dei comunicatori - la finalità del nostro lavoro è assistere le organizzazioni nel definire contenuti, progettare e distribuire strumenti oppure programmi per comunicarli ad altri - oppure dei relatori pubblici  -la finalità è di assistere le organizzazioni a individuare, ascoltare, dialogare i pubblici influenti instaurando con questi sistemi di relazione che producano reciproco valore aggiunto utilizzando la comunicazione come strumento.La differenza, come tutti possono intuire, non è banale.Nel primo caso la professione del comunicatore è largamente quando non esclusivamente tattica e operativa, nel secondo è molto più strategica, anche se l'operatività ne è componente essenziale.Insisto su questo punto perché se - come molti sembrano pensar e- dobbiamo preferibilmente focalizzare la nostra riflessione e la nostra attenzione sulla prima, allora sarebbe assolutamente irresponsabile da parte nostra continuare, come facciamo da almeno quattro anni, ad incoraggiare università, scuole, docenti, studenti e soci a concentrare gli sforzi applicativi sulla seconda, poiché contribuiremmo involontariamente ad accrescere il divario di incomprensione e squilibrio fra domanda e offerta.A quelli fra voi che hanno la bontà di seguire ogni tanto i miei interventi e che leggono questa nota chiedo davvero di farsi sentire e di dirci cosa pensano per davvero. …Grazie(tmf)Esprimete qui il vostro parere (scrivi a: redazione@ferpi.it) 
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