Elena Salzano, Consigliera Nazionale
Un titolo che non è solo un’affermazione, ma anche una presa di posizione, una chiamata all’azione, quasi una promessa da onorare.
In un tempo in cui la comunicazione è diventata insieme piattaforma, potere e pericolo, parlare di responsabilità significa accettare la sfida di agire con consapevolezza in un ecosistema complesso, dove ogni parola, ogni contenuto, ogni scelta può generare fiducia… o smarrirla per sempre.
Il seminario “Comunicazione responsabile? Noi ci siamo”, che ho avuto l’onore di moderare, introdotto dai saluti istituzionali di Ciro Castaldo, Direttore della Fondazione Banco Napoli, che ci ha ospitato nella suggestiva location del proprio Archivio storico diventato Patrimonio Unesco, seguito dall’introduzione di Assia Viola, Delegata per la Campania della FERPI e Communication Director di SMA Road Safety, ha avviato i lavori dell’Assemblea generale ordinaria a Napoli, il 12 luglio 2025,e ci ha aiutato ad attraversare, da prospettive diverse, questa complessità, per cercare insieme dei punti fermi, insieme a Sergio Vazzoler, Socio FERPI e Co-Founder e Direttore Strategie e Relazioni Istituzionali AMAPOLA, Luca Poma, Socio FERPI e Professore in Reputation management all’Università LUMSA di Roma e all’Università della Repubblica di San Marino, e Biagio Oppi, Consigliere Nazionale FERPI e External Communications Director di Pfizer Italia.
Con Sergio Vazzoler, abbiamo affrontato il cuore umano della sostenibilità: quella fatta di relazioni autentiche con i territori, le comunità, le persone. Perché la comunicazione responsabile non si misura solo con bilanci, ma con la capacità di esserci davvero, dove spesso le istituzioni arretrano.
Con Luca Poma, abbiamo esplorato le derive più pericolose dell’arena reputazionale, sempre più influenzata da algoritmi, bot e manipolazioni digitali. In uno scenario in cui anche la verità è diventata fragile, è urgente ridefinire il nostro ruolo come garanti di integrità.
Con Biagio Oppi, ci siamo interrogati sul rapporto tra etica e intelligenza artificiale, a partire dal Venice Pledge, un documento che invita la nostra professione a darsi confini chiari, in un tempo in cui l’AI è già capace di riscrivere regole, identità e reputazioni.
Il filo conduttore è stato il concetto di "responsabilità nella complessità”, da prospettive diverse, perché oggi fare comunicazione significa prendere posizione in un contesto sempre più complesso, dove le parole e gli strumenti hanno un impatto profondo sulla società, sulla reputazione, sull’etica pubblica e sull’informazione.
Sergio Vazzoler richiama al senso profondo della sostenibilità, non come etichetta, ma come relazione viva con le comunità, come presidio attivo di senso in territori e contesti dove spesso le istituzioni non arrivano più.
Luca Poma ci avverte del rischio concreto di una deriva manipolatoria della reputazione, in un ambiente digitale sempre più opaco, dove la verità può essere costruita o distrutta a comando, e dove servono nuovi codici di autoregolamentazione, ma anche più coraggio etico.
Biagio Oppi ci porta nel cuore di una sfida tecnologica ed etica: l’Intelligenza Artificiale non è solo uno strumento, ma un potenziale moltiplicatore di conseguenze, che richiede consapevolezza e principi condivisi, come quelli delineati nel Venice Pledge.
Siamo, quindi, chiamati a rispondere – nel doppio senso del termine – alle sfide della contemporaneità. La comunicazione responsabile, oggi, non è più un'opzione: è l’unica via per restare credibili, rilevanti e eticamente saldi in una società dove il confine tra verità, narrazione e manipolazione è sempre più sottile.
La comunicazione responsabile rafforza l’idea, espressa da Sergio Vazzoler, che l’autenticità non è solo una scelta etica, ma un gesto coraggioso. Richiama direttamente i rischi della manipolazione e della disinformazione, evidenziati da Luca Poma. Si collega anche al bisogno di principi condivisi nell’uso delle nuove tecnologie, come sottolineato da Biagio Oppi.
Non abbiamo parlato solo di parole, ma del loro peso. Non solo di strumenti, ma di intenzioni. Non solo di etica teorica, ma di scelte quotidiane. E abbiamo ascoltato con spirito critico e con grande apertura. Perché la responsabilità, in fondo, è sempre una questione collettiva.
La responsabilità nella comunicazione non è solo un dovere professionale, ma una scelta culturale e civile.
In un tempo dove spesso è più facile costruire che comprendere, più redditizio manipolare che spiegare, forse la vera rivoluzione, come ci ricorda Orwell, è dire la verità. E per farlo, servono preparazione, consapevolezza, etica.
Ma soprattutto, serve esserci. Come dice il titolo del nostro seminario: Noi ci siamo. E noi abbiamo pienamente dimostrato che FERPI c’è e vuole esserci in maniera attiva e costruttiva.
Foto Gerry Faezza