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Corsi di qualità per laureati DOC

18/09/2009

Esistono differenze profonde tra i percorsi formativi in comunicazione offerti dalle università italiane: Ferpi e Assorel accreditano i corsi di laurea che garantiscono un adeguato livello di professionalizzazione.

di Emanuele Invernizzi


Il percorso di studi in Scienze della comunicazione è stato sempre molto discusso soprattutto quando negli anni a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale, ha ottenuto un successo e una diffusione che l’hanno portato a superare percorsi più consolidati come scienze politiche o giurisprudenza.
Sviluppo rapidissimo, dovuto certamente, oltre che a un fenomeno di moda, a un’esigenza concreta che si è manifestata e affermata nelle imprese e più in generale nelle organizzazioni. Le organizzazioni infatti funzionano bene solo se tutti i loro stakeholder e i loro pubblici sono coinvolti e la comunicazione diventa dunque una necessità per il loro funzionamento e il loro successo.


Non stupisce quindi che le università, in un periodo di relativa liberalizzazione, abbiano risposto alla domanda proveniente dai loro potenziali clienti, seppure con modalità diverse. Alcune progettando nuovi corsi di laurea, spesso in comunicazione d’impresa, per far fronte alla reale esigenza proveniente dal mercato del lavoro. Altre attraverso operazioni di make up, semplicemente rinominando col termine comunicazione corsi di laurea preesistenti.


Questo doppio percorso spiega da un lato il grande aumento quantitativo che si è registrato in Italia tra i corsi in comunicazione e quindi nel numero di laureati; dall’altro i diversi punti di vista, spesso opposti, che diversi commentatori hanno espresso sulla qualità di questi studi, sulla loro utilità e sugli esiti occupazionali dei laureati.


Gli occupati a un anno dalla laurea
Un fatto è certo: c’è un gran bisogno di bravi specialisti in comunicazione ma non tutte le università offrono servizi di formazione di livello adeguato. Il bisogno espresso dal mercato del lavoro è testimoniato da un dato, tanto semplice quanto significativo: dalle ricerche di Almalaurea risulta che nel 2008 tra i laureati di secondo livello occupati dopo un anno dalla laurea, la percentuale di quelli in comunicazione era il 78% contro il 51% in giurisprudenza e il 93% in ingegneria.


Si tratta certamente di un dato che contraddice quanti negli ultimi tempi hanno sostenuto l’eccesso di laureati in comunicazione o addirittura sono arrivati, come Bruno Vespa a “Porta a porta”, a suggerire ai giovani: ”evitate di iscrivervi a scienze della comunicazione, sarebbe un errore che paghereste per il resto della vita”!
Ma si tratta anche di un dato che non smentisce le differenze presenti nell’offerta formativa in comunicazione: intorno al 2005 tuttavia è iniziato un cambiamento significativo, collegato al diffondersi nelle università di una progressiva consapevolezza che non possono bastare un paio di insegnamenti in comunicazione per formare uno specialista in questo campo.


Proprio in quell’anno le due associazioni Ferpi e Assorel, dei professionisti e delle aziende di relazioni pubbliche, hanno istituito un programma di accreditamento dei corsi di laurea di comunicazione.


L’accreditamento dei corsi di laurea in comunicazione
Il percorso di accreditamento è evoluto nel tempo: nel 2005 è stato applicato solo ai 20 corsi di laurea di primo livello in relazioni pubbliche. Nel 2007 agli 89 corsi di laurea di primo e secondo livello in relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa. Infine quest’anno è stato esteso a tutti i 331 corsi di laurea (compresi i diversi curricula in cui un CdL a volte si articola) in qualsiasi tipo si comunicazione.


I risultati complessivi dell’accreditamento testimoniano che solo circa la metà dei CdL, e in particolare il 46% di quelli di primo livello (77 su 167) e il 51% di quelli di secondo livello (83 su 164), presentano un percorso di studi definibile professionalizzante.


Questi risultati da un lato testimoniano l’esistenza di quel doppio percorso prima ricordato, uno specialistico professionalizzante e l’altro umanistico generico. Dall’altro forniscono una base conoscitiva a disposizione di tutti coloro che, studenti medi e genitori, sono alla ricerca di un corso di laurea in grado di fornire una buona formazione specialistica in comunicazione.
Chi fosse interessato può consultare qui per verificare quali corsi di laurea in comunicazione hanno ottenuto l’accreditamento.


E’ dunque utile il percorso di accreditamento? Certamente sì per coloro che, studenti medi e genitori, debbano scegliere a quale corso di laurea iscriversi. Ma è positivo anche per il sistema universitario, nel senso che le università virtuose vedranno premiati i loro sforzi progettuali e organizzativi dalle scelte di un numero di iscritti crescente; mentre quelle che non hanno ottenuto il bollino blu dell’accreditamento saranno incentivate a rendere più professionalizzante il percorso formativo dei loro corsi di laurea in comunicazione.


tratto da L’Impresa de Il Sole 24 Ore – Settembre 2009
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