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Cosa manca sul nostro sito: un preventivario dei costi per i servizi di Rp? Scrive Riccardo Garavagl

27/04/2004

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Scrive Garavaglia:Sul nostro sito manca un tariffario al quale si possa far riferimento per orientarsi e far orientare i clienti sui costi che debbono affrontare per ottenere servizi adeguati. Credo che una associazione come la nostra si debba tutelare, per motivi di immagine e di professionalità, e non lasciare che i soci concorrano a budget o campagne o gare seguendo solamente l'obiettivo (fondamentale!) del fatturato. Forse (forse) oggi il mercato è in movimento, si espande in termini quantitativi e in nuove aree di intervento per cui si potrebbe pensare di poter rimandare la discussione sul problema, ma come sempre succede, il periodo non durerà per sempre, e poi è meglio affrontare il tema degli scontri all'ultimo budget in tempo di pace, piuttosto che in carestia. Poi l'associazione deve anche, come dico sempre, fornire strumenti agli associati; un orientamento, badate solo orientamento, su questo versante della professione sarebbe molto utile. Ovviamente non penso a uno strumento rigido verticistico imposto e in regime sanzionatorio, solo un piccolo programma che ci aiuti e nemmeno penso a qualcosa che affronti il dettaglio delle singole voci o aree di lavoro (es. allestimento sala oppure conferenza stampa) penso sostanzialmente a un compenso base per servizi professionali. Io non ne ho uno, finora sono andato a naso, e non ho mai avuto sentore che ce ne fosse uno disponibile, interno o esterno a FERPI. Se ne avete uno o sapete dove posso trovarlo vi ringrazio dell'informazione. Ora, in attesa di avere da voi una risposta, cercherò di saperne di più e/o di immaginare come potrebbe essere uno strumento del genere. Grazie, Riccardo GaravagliaRisponde Toni Muzi Falconi:Cominciamo per prima cosa ad affermare che la questione che tu poni non riguarda soltanto, come potrebbe apparire a prima vista, i consulenti e il liberi professionisti ma anche quei colleghi che lavorano all'interno delle organizzazioni.Tenendo conto che giustamente l'Autorità Antitrust vigila con molta attenzione contro i tariffari professionali predisposti dalle associazioni e dagli ordini (anche Ferpi e Assorel a suo tempo ne hanno fatto le spese), la sostanza del quesito che tu poni è: qual è il giusto compenso professionale?Le variabili sono tante, ma qualche punto fermo credo si possa definire.   Immaginiamo tre livelli di competenze/esperienze base:

elementare (1-5 anni)
consolidato (5-10 anni)
superiore (oltre 10 anni).
Qual è il giusto compenso per un professionista appartenente a ciascuno di questi livelli?Se all'interno di una organizzazione il compenso lordo (compresi i benefit e il sistema premiante) dovrebbe essere pari a due terzi del corrispettivo corrispondente di un esterno.Mi spiego: nel valutare il compenso di un consulente è condiviso anche a livello internazionale che si moltiplichi per tre il suo costo base (un terzo per il suo costo, un terzo per le spese generali, un terzo per i margini lordi della sua attività imprenditoriale). Nel caso di un interno, le spese generali sono pagate dall'organizzazione e il margine lordo può essere tradotto in benefit e/o sistema premiante.Chiaro? Una volta definito questo parametro di massima che vale per tutti e tre i livelli si tratta ora di passare a indicare delle cifre. Qui la cosa si fa delicata poiché ognuno di noi ha un osservatorio sicuramente diverso dall'altro e, che io sappia, non esistono studi attendibili.Possiamo azzardare qualche ipotesi, segnalando però un margine del 20% in più o in meno:

un livello di ingresso può avere un costo azienda (attenzione non stipendio lordo!) annuo intorno ai 40/50 mila euro a Milano/Roma e ai 20/30 mila euro nel resto d'Italia?
Un livello consolidato rispettivamente 50/100 mila e 25/40 mila?
Un livello elevato rispettivamente 100/250 mila e 50/100 mila?
Se l'ipotesi è in linea di massima accettabile, allora basta fare il calcolo indicato all'inizio: se il costo azienda è 100 bisogna aggiungere, se non sono già calcolati, i benefit e il sistema premiante e poi moltiplicare per due, oppure per tre se benefit e premi non sono compresi.Alla fine, dividendo per il numero di ore lavorate si arriva al costo orario, o giornaliero.Infatti, essendo il nostro un lavoro labour intensive, dobbiamo calcolare i nostri introiti in base al tempo lavorato e non, come fanno altri, in base al totale dell'investito.Qualcuno ha un modo diverso per affrontare questo tema? Credo sia utile per tutti approfondirlo. Così come mi pare curioso che con l'eccezione di un intervento di consenso, nessuno abbia commentato o criticato l'articolo di due settimane fa dedicato alla questione delle gare private e pubbliche. Toni Muzi Falconi
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