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Costruire una democrazia competente

07/07/2016

Roberto Adriani (*)

La questione del voto informato è un tema di grande attualità sia nel dopo Brexit che in vista delle elezioni USA. La sfida non riguarda solo le istituzioni politiche ma anche i professionisti della comunicazione. La riflessione di Roberto Adriani.

 

Dopo la Brexit si è aperto un dibattito sull’importanza in democrazia di esprimere un voto informato. Sono ormai famosi i Google Analytics che mostrano come molti elettori britannici si fossero informati su cosa fosse l’UE e cosa significasse uscirne, solo dopo aver votato.

Alcuni hanno scritto che le élite europee stanno mostrando uno snobistico fastidio verso il popolo che non ha votato come si aspettava. Si tratta di un’affermazione secondo me superficiale che non coglie il vero tema di questo dibattito, ovvero che il cittadino che esercita il proprio diritto – sacrosanto – di voto, dovrebbe prima informarsi e approfondire ciò su cui vota e poi votare ovviamente in libertà.

Un voto poco informato è un noto limite della democrazia, che nonostante tutto rimane la miglior forma di governo che ci siamo inventati ad oggi.

Il problema è che questo limite oggi risalta più che in passato, perché le scelte che gli elettori sono chiamati a fare hanno spesso impatti e implicazioni che sono immediate e al tempo stesso di lungo termine. La Brexit in UK, il voto ad un candidato fuori dagli schemi come Trump negli USA, il referendum costituzionale a casa nostra e via dicendo.

La sfida allora è quella di promuovere una maggiore informazione da parte degli elettori e dei cittadini in generale. Chiunque oggi può farlo - anche chi in passato non ha potuto o voluto investire qualche anno della sua vita nel migliorare la propria educazione - grazie soprattutto all’uso della rete e delle tecnologie oggi accessibili a basso costo.

Tutti noi, non fosse altro perché siamo professionisti della comunicazione, sappiamo che il problema non è l’assenza o l’accesso alle informazioni nel mare magnum della rete, ma la capacità di saperle cercare e selezionare attribuendo loro la giusta rilevanza e affidabilità.

Ecco perché oggi noi comunicatori dovremmo sentirci chiamati direttamente in causa dal dibattito sulla democrazia competente.

Spero che anche Ferpi, al cui neo presidente Vercellone faccio i miei migliori auguri di buon lavoro, vorrà far sentire la propria voce su questo tema così importante, su come promuovere un utilizzo intelligente delle fonti di informazione per migliorare la qualità della nostra società e su come utilizzare al meglio le opportunità offerte dai new media, rivolgendosi soprattutto all’uomo della strada e al mondo della scuola.

Un attore importante come Ferpi ha tutte le carte in regole per porsi come soggetto culturale a tutto tondo, andando anche oltre le discussioni e le proposte strettamente business driven, anch’esse ovviamente utili e necessarie.

Per chi volesse ulteriori spunti, segnalo questi articoli.

 

(*) Senior Partner di Heritage House e Socio Ferpi
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