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COVID-19, competenze ed etica le nuove parole d'ordine per un mondo senza confini

18/03/2020

Giuseppe Calabrese, CEO Secursat

I piccoli gladiatori della politica sono stati messi a nudo in Europa, il destino collettivo è nelle mani delle competenze. È il momento di pensare a nuovi modelli di business.

L’emergenza legata al COVID–19 ci sta insegnando che uno dei tasselli su cui poggia l'equilibrio economico, finanziario e sociale, l’assenza di confini, ha impatti imprevedibili sull’intero sistema globale.

Ci eravamo convinti che la flessibilità garantita da un rapido interscambio di merci, dalla semplicità di condivisione e interazione e dalla velocità delle transazioni fosse alla base della garanzia del successo economico dei Paesi e delle aziende, credendo che questo modello fosse infallibile.

Il turbamento della libera circolazione di merci e persone causato dall’emergenza COVID-19, che ha comportato come prima e violenta risposta la chiusura dei confini, ci sta insegnando che i modelli di business su cui abbiamo riposto la nostra fiducia devono, necessariamente, essere messi in discussione per far fronte a minacce e rischi non prevedibili. Ha reso evidente l’importanza di dotarsi, anche in via preventiva, di sistemi di risposta e di gestione delle emergenze, ma soprattutto di risorse umane, le uniche in grado di garantirne la continuità operativa, aldilà delle tecnologie.

I piccoli gladiatori della politica sono stati messi a nudo in Europa, il destino collettivo è nelle mani delle competenze.

In questo momento di incertezza, chi si occupa di sicurezza però sembra non esserci.

Nessun contributo sull’analisi dei rischi, gestione delle emergenze e di sistemi di risposta alla crisi, nessuno che suggerisca di reagire attraverso modelli di governo, gestione e risposta all’emergenza per evitare il blocco totale dei servizi ed il trasformarsi della crisi sanitaria, come sta già accadendo, in una profonda crisi economica per il Paese.

Eppure l’industria della sicurezza continua ad esserci, ad erogare, nonostante le difficoltà, servizi, aiutando i clienti a fare altrettanto per prepararsi alla ripresa riducendo il fermo attività e mitigando il costo economico dell’emergenza. Continua ad esserci ma in silenzio, per fornire ai clienti informazioni aggregate e attendibili da fonti ufficiali sull’emergenza e sugli impatti collegati; condividere policy di gestione dei flussi di accesso e degli spazi e fornire strumenti di supporto tecnologico ed operativo alla crisi, soprattutto per i dipendenti e per le tipologie di business che non possono prescindere dallo spostamento di persone e merci.

L’industria della sicurezza continua a proteggere senza limitare, garantire standard elevati senza imbrigliare gli spazi e modificare gli scenari, a monitorare senza controllare, ma non narra, non racconta, non trasferisce esperienze e competenze.

Occorre riflettere, non siamo solo business, in un modello moderno di fare impresa, etico e compatibile con gli scenari globali, la capacità di comunicare è strategica perché fa parte di un sistema unico con la sicurezza e la sua percezione.

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