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Cv o volantini in rete?

29/10/2009

L’invio di un curriculum non può e non deve essere un’azione meccanica, basata su un “volantinaggio virtuale”, ma un lavoro accurato e, dove possibile, pensato ad hoc per il destinatario di cui si vuole attirare l’attenzione. Mariella Governo illustra la sua esperienza e fornisce alcuni utili consigli per non sprecare importanti opportunità.

di Mariella Governo


Non buttate il vostro futuro nelle sabbie mobili della rete. Riflettevo da tempo sul fatto che, pur non lavorando più in azienda da almeno un anno, continuo a ricevere curriculum con richieste generiche di collaborazione o assunzione. I ragazzi che incontro in aula, o che mi scrivono, si lamentano spesso perché non ricevono risposta all’invio di cv a un’azienda piuttosto che a una richiesta di colloquio.


L’inconscio collettivo dei comunicatori lavora sodo. Su questo argomento – sempre più critico oggi – hanno scritto giorni fa Luisa Carrada e Giovanna Cosenza sui rispettivi blog. Sollecitata, aggiungo qualcosa anch’io.


Le criticità – almeno nella comunicazione scritta – sono sostanzialmente di due tipi.


A parte casi rari, le email con cv che ricevo (o che ricevevo in azienda) sono scritte in serie, il tono è spesso burocratico e anonimo. Percepisco che sono inviate a me, come ad altri destinatari generici, alla stregua di volantini diffusi all’ingresso della metropolitana. E questo mi infastidisce. Penso all’individuo in carne ed ossa che ha scritto il testo e vorrei dirgli o dirle: Perchè stai sprecando con un clic automatico un’occasione così importante?


Se l’email è personalizzata, cambio atteggiamento. Divento più disponibile all’ascolto e alla lettura. Sento che la persona ha impegnato del tempo per scrivere almeno il mio nome. E in questo caso rispondo sempre, se non altro per educazione. Se il messaggio è generico finisce dritto nel cestino. E penso che così faccia la maggioranza delle persone che in azienda ricevono offerte di lavoro.


Quindi: prima di inviare il vostro cv fate una ricerca accurata dei nominativi dei vostri destinatari ideali in azienda. E scrivete proprio a lui o a lei. Se non trovate il nome, telefonate in azienda, dite che state aggiornando un database per un vostro cliente. Spesso è più facile avere il contatto della persona che vi interessa.


Secondo scoglio: la maggior parte dei messaggi di accompagnamento sono generici, scritti con un linguaggio arcaico, a volte contengono refusi o errori di grammatica. Perché dovrei (dovremmo) rispondere a un’email o prendere in considerazione cv non riletti e non curati?


Ricordo ancora due richieste di lavoro che mi arrivarono un paio di anni fa e che mi colpirono per motivi diversi. Sentii infatti l’impellente bisogno di rispondere.


La prima era un’email bellissima: Gentile dottoressa Governo, seguo dai giornali e sul vostro sito il progetto di trasformazione di Fiera Milano. So che lei è a capo della struttura di comunicazione e forse può avere bisogno in questo momento di ampliare la rete dei suoi collaboratori. Io non ho molta esperienza sul campo visto che sono uscita dall’università solo l’anno scorso. Ho cercato di prepararmi a fondo sull’argomento giornalismo e uffici stampa con passione e tenacia. Le chiedo solo di avere l’opportunità di un’intervista con lei. Se non sarà possibile la ringrazio comunque per l’attenzione e da parte mia continuerò con ottimismo a perseverare…


Purtroppo non avevo bisogno in quel momento di ampliare il mio staff ma volli conoscere di persona la giovane ragazza che s’intendeva così bene – penso per talento naturale – di tecniche di comunicazione per colpire il suo lettore. La vidi, mi piacque e l’aiutai ad avere altri colloqui in realtà che conoscevo.


Catalogo la seconda tra le email più sgradevoli che ho ricevuto. Era stata scritta e inviata proprio così: Signora Mariella, la porgo la mie candidatura per una evntuale lavoro fissa da voi. In allegta il mio cv contenete tute le mie esperienzee di lavoro fino oggi. Distinti salutii.


Era una giovane donna, rimasi allibita ma anche incuriosita da tanto eccesso di sciatteria e volli aprire il cv che conteneva in una percentuale leggermente minore lo stesso grado di refusi.
Risposi alla ragazza in questo modo: Gentile signora Bianchi, ho ricevuto la sua richiesta di lavoro e ho visionato il suo cv. Al momento non abbiamo necessità di figure professionali come la sua. Da noi in azienda – oltre alla conoscenza dell’inglese – è richiesta una buona conoscenza dell’italiano scritto e parlato, e saremmo quindi in difficoltà a prendere in considerazione la sua offerta di lavoro contenuta in un’email e un testo allegato con una percentuale di errori (mi auguro solo di distrazione) per noi intollerabili. Le do un consiglio: rilegga bene i testi prima di inviarli. Cordialità.


Una risposta dura? Certo. Mi auguro che la ragazza abbia compreso il messaggio. Non ho mai fatto passi in avanti senza momenti di verità, e anche di dolore.


Qual è la conclusione di questi due esempi limite?


Quando vi accingete a cercare lavoro, abbiate cura nello scrivere il cv come quando vi preparate ad uscire per un’occasione importante. Lì dentro in due cartelle c’è la vostra vita e l’embrione del vostro futuro professionale.


Impegnate del tempo con professionalità, fate una lista di persone a cui inviare il vostro cv e possibilmente personalizzate l’email. Se non avete il nome del responsabile dell’ufficio che vi interessa (in genere quello del personale, ma non solo) inviate l’email all’indirizzo generico dell’ufficio. Ma almeno fate le sforzo di rivolgervi a un responsabile. C’è sempre. Esempio: Alla cortese attenzione del responsabile marketing. Visto che in questo caso non sapete se è uomo o donna, meglio non rischiare di scrivere Gentile dottore.


E se questi accorgimenti non serviranno, non demoralizzatevi. La pazienza è d’obbligo oggi più di ieri. Ma cercate di non perdere tempo: continuate ad aggiornarvi, a studiare, a proporre idee e progetti, a fare lavoretti per mantenervi da soli, e se potete farlo, per età e libertà affettiva, andate in giro per il mondo, lavorate dove capita, imparate le lingue. Tornerete più forti e con le idee più chiare.


Io amo i ragazzi di oggi con le loro aspettative e le loro fragilità. Ne ho uno di vent’anni in famiglia, titubante e sognatore, e so che non è facile. Vedo però tanti giovani più preparati di noi alla stessa età, e che con grinta e determinazione ce la fanno anche oggi ad emergere. Ne ho conosciuti alcuni di questi un paio di settimane fa in un corso Ferpi a Bari: pragmatici, preparati, determinati a vivere esperienze diverse. E anche a fare fatica.


Diceva bene Paul Watzlawick: il futuro è anche una profezia che si autodetermina.


Tratto da www.mariellagoverno.it
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