Per molti anni avere dubbi sulla capacità di comunicazione di Re Media pareva da un lato azzardato e dall'altro velleitario. Difficile criticare Berlusconi sul campo della comunicazione visto che vince e visto che gli sconfitti continuano ad attribuire proprio alla comunicazione la loro sconfitta. Oggi che i consensi sembrano diminuire si può forse avanzare qualche timida critica al modo di "comunicare comportandosi" e "comportarsi comunicando" del Presidente del Consiglio. Temo però che i più duri a convincersi non saranno tanto gli uomini del Presidente ma proprio gli avversari i quali dovrebbero riconoscere che la loro sconfitta, soprattutto quella recente, non è avvenuta tanto sul campo della comunicazione quanto su quello della politica. Non sul campo della pubblicità ma su quello del prodotto.Berlusconi, dieci anni dopo, ha perso smalto e non ha saputo rinnovare la sua proposta, non riesce ad adeguarla ad un'Italia che appare diversa anche nei suoi valori emergenti. La convention del decennale non ha avuto l'impatto di altri eventi mediatici. Certo dieci anni fa era tutto più facile. Portare la cultura delle convention aziendali, dei Milan club, di Mediolanum e di Publitalia, nella liturgia della politica italiana era già di per sé un atto coraggioso e innovativo. Oggi non è più così. Non basta più. Non solo Berlusconi non è riuscito a tenere il passo con le aspettative che proprio lui aveva creato ma, anzi, è tornato indietro: l'evento del decennale assomiglia troppo a quanto le altre forze politiche sanno offrire, oggi. La capacità distintiva è diminuita. Berlusconi fa il verso a se stesso si accontenta di piacere ai già convinti. E questo è molto evidente nel linguaggio: il racconto in terza persona del De bello italico non lascia dubbi.Però nel rivolgersi ai suoi, Berlusconi li esalta e li motiva molto di più di quanto non riesca a fare lo schieramento opposto. Questo è il vero vantaggio di capacità comunicativa. Tanto che i più convinti che Berlusconi sia più forte sono ancora gli elettori dell'Ulivo.Ma la scelta di soddisfare i già convinti è una scelta strategica, cruciale. Il percorso del triennio elettorale 2004 2006, aperto con la convention del decennale, sembra voler perseguire chiaramente due obiettivi: l'allarme che il nemico è sempre alle porte, (la vittoria dei comunisti, ex, post o amici che siano); la deificazione del leader (con lo Spirito Santo che don Gianni fa muovere sulla sua testa nonostante le smentite della CEI). E qui, lo dico modestamente, con tutte le precauzioni necessarie, non avendo prove o evidenze, emerge il limite maggiore della proposta berlusconiana. La sua forza e il suo limite.Un uomo di marketing include, amplia il proprio mercato, non sbatte la porta in faccia a chi potrebbe entrare nel suo negozio a fare acquisti. Gli uomini Mediaset gioiscono nel constatare che molta della loro audience è ulivista, si gongolano quando ne conquistano uno in più. Un uomo politico cerca il consenso anche nella parte opposta e, soprattutto, dopo una vittoria non concede all'avversario spazi per mantenere alto il livello dello scontro e quindi il desiderio di rivalsa. L'allargamento del consenso è connaturato all'azione politica. Soprattutto in sistemi elettorali maggioritari nei quali si vince conquistando gli elettori marginali di centro e non esaltando i già convinti. Su questo argomento marketing e politica convergono.Invece Berlusconi pensando che quello che ha funzionato dieci anni fa possa funzionare ancora oggi si ripropone (narrandosi in terza persona) come gladiatore della libertà. Ma lo spazio competitivo è cambiato e il paese gli chiede di essere più timoniere che guerriero, finita la fase di movimento c'è l'istituzionalizzazione potrebbe spiegare Alberoni. I valori centrati sull'individuo contrapposto alla socialità sono stati fortemente scossi dall'incremento delle preoccupazioni indotte sia dal nuovo terrorismo internazionale sia dalla crisi economica e soprattutto dalla fine delle certezze del vecchi welfare (criticate e criticabili ma pur sempre certezze). Certo è più difficile ma per consolidare il mercato bisogna adeguare il prodotto.Sono convinto che un Berlusconi che adottasse una linea politica e comunicativa più vicina a Follini o Casini, ma anche a Fini, allargherebbe il proprio consenso e farebbe molta più paura alla sinistra. Ma alle proposte connaturate a culture politiche forti egli preferisce o subisce le pressioni di esaltatore di differenziazioni come Bossi.Capisco che può sembrare rischioso affermarlo, ma Berlusconi crede più alla propaganda che alla comunicazione. Egli fa propaganda cioè veicola verità senza appello non si propone di comprendere le ragioni dell'interlocutore, non lo ritiene un pari, non vuole costruire relazioni durature, vuole che gli si dia ragione. Perciò non si capacita che una parte del paese non sia d'accordo con lui. E per spiegare il fenomeno ricorre al complotto della stampa o alle menzogne dei comunisti.Da leggere