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Dalla rete alla carta per difendere la libertà di stampa

08/07/2009

Un gruppo di blogger, citizen journalist e animatori e moderatori di social network, gruppi e community ha acquistato uno spazio pubbli-redazionale sul quotidiano La Repubblica pubblicando un messaggio indirizzato ai Capi di Stato e di Governo riuniti all’Aquila per il G8 in difesa della libertà di stampa e del diritto all’informazione. Non era mai successo prima. Al di là del contenuto politico del messaggio questa iniziativa rappresenta una novità in fatto di relazioni pubbliche e rapporto tra politica-media-popolo della Rete.

Quando si ledono o tentano di minare i diritti fondamentali della persona o di uno stato democratico non ci sono confini che tengano, non solo geografici, come ad esempio quello tra giornalisti e media tradizionali e citizen journalist. Il diritto alla libertà di informazione nell’era di Internet è, senza dubbio, uno di quelli più cari al “popolo della Rete”.


E così che gente comune, citizen journalist e animatori o moderatori di social network, gruppi e community scende a fianco dei giornalisti, dei media, della libertà di informazione. Un fenomeno che partito l’11 settembre del 2001 con l’attacco alle Torri gemelle è cresciuto nel tempo fino ai casi eclatanti delle ultime settimane in Iran.
Oggi, in Italia, in occasione del G8, un gruppo di blogger, citizen journalist e animatori o moderatori di social network ha “sconfinato” sui media tradizionali promuovendo una colletta per acquistare uno spazio sul quotidiano La Repubblica pubblicando un messaggio indirizzato ai capi di stato e di governo riuniti all’Aquila per il G8. Non era mai successo prima!


Al di là del contenuto politico del messaggio su cui ognuno avrà le proprie idee in proposito, qui lo riprendiamo e ne sottolineamo la novità come pratica di relazioni pubbliche in cui si intrecciano politica-media-social media e su come – a differenza di quanto pensano ancora in tanti (troppi) – non si possa più prescindere dalle interconnessioni esistenti tra i diversi ambiti comunicativi nonché su come cambia il modo di rapportarsi a stakeholder e influenti.
(gp)


Ecco il testo del messaggio pubblicato su La Repubblica


LA STAMPA NON PUÒ ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE
Art. 21 della Costituzione Italiana, 1948


BISOGNEREBBE NON AVERE OGNI GIORNO SINISTRA E MEDIA CHE CANTANO LA CANZONE DEL DISFATTISMO E DEL CATASTROFISMO. ANCHE VOI DOVRESTE OPERARE, ANZI DOVRESTE FARE DI PIÙ: NON DATE PUBBLICITÀ A CHI SI COMPORTA COSÌ.
Silvio Berlusconi ai giovani industriali italiani, 13 giugno 2009


Con questa sua dichiarazione rilasciata di fronte ai giovani imprenditori italiani, Silvio Berlusconi ha espresso l’invito a boicottare, sospendendo gli investimenti in pubblicità, quelle testate che raccontano la verità sulla crisi economica; ha poi attaccato direttamente Repubblica accusandola di guidare un piano eversivo. È la prima volta che un premier occidentale invita ad alterare il mercato e a boicottare i giornali a lui sgraditi.


Riteniamo inaccettabile questa forma di pressione: è un comportamento che richiama forme di governo tipicamente non democratiche.


Questo appello non è rivolto a quei cittadini preoccupati per Repubblica, anche perché siamo convinti che la maggioranza degli imprenditori non aderirà all’invito, avendo loro un senso dello stato e della democrazia molto più radicato e profondo rispetto a quello del Capo del Governo. Noi intendiamo rivolgerci a coloro che credono che questa ingerenza sia indegna, illiberale e antidemocratica. Non contestiamo il governo, le sue scelte o la sua politica; contestiamo la forma e la sostanza di chi lo presiede quando esprime queste modalità aberranti dell’esercizio del potere.


Egregi Presidenti


Angela Merkel, Taro Aso, Gordon Brown, Stephen Harper, Dmitry Medvedev, Barack Obama e Nicolas Sarkozy:


FATELO SAPERE, NON LASCIATECI SOLI!


Questa pagina è stata acquistata da un gruppo di liberi cittadini di diversi orientamenti politici che hanno deciso di autotassarsi perché fortemente imbarazzati, nonché preoccupati per la progressiva
perdita della libertà di stampa e per il ruolo di guardiano attento della democrazia che essa ricopre.


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