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Debutto senza successo per le RP italiane a Cannes

03/07/2009

La partecipazione di Rossella Sobrero in qualità di giurato al 56° Festival di Cannes è stata un’interessante occasione per esaminare da vicino il panorama mondiale delle Rp e per comprendere le vie che sta percorrendo. A questa positività ha fatto però da contraltare il fatto che la partecipazione dell’Italia alla prima edizione aperta al nostro settore si è conclusa senza successi.

di Rossella Sobrero


Desidero condividere con la nostra comunità alcune riflessioni nate da questa esperienza, che spero utili anche per comprendere come poter migliorare la nostra attività e le nostre performance.


Come sappiamo, il Festival di Cannes è conosciuto sia perché è la più importante manifestazione nel mondo della comunicazione, sia perché è organizzato in modo veramente eccellente (chi, come me, si occupa anche di organizzazione di eventi non ha potuto fare a meno di apprezzare la grande efficienza di questa “macchina”).


Alcuni numeri


Quest’anno – a causa della crisi – sono stati complessivamente iscritti “solo” 22.000 lavori con una flessione del 20% circa rispetto al 2008: un numero che resta comunque importante.


Un forte calo si è registrato invece nel numero dei delegati, passati dai 10.000 dello scorso anno ai 6.000 del 2009.


Al contrario, sono aumentate le categorie, che sono diventate 11, anche se i giurati chiamati a rappresentare l’Italia sono stati solo 7: oltre che nelle RP, eravamo presenti nelle categorie Direct, Media, Design, Radio, Film,


La categoria della RP ha visto 431 iscrizioni provenienti da 48 Paesi, di cui solo 6 in arrivo dall’Italia. Come è noto, nessuno dei lavori è entrato in short list.


Considerazioni generali


Perché una partecipazione così scarsa da parte degli italiani?


Proviamo ad azzardare alcune ipotesi.
La prima, forse ovvia, è che Cannes viene considerato un evento dedicato più alla pubblicità che alle Relazioni Pubbliche. Ci vorrà quindi tempo affinché anche la nostra comunità lo consideri un momento importante da mettere in agenda.


La seconda è che nei momenti difficili nel nostro Paese le agenzie – ma anche i clienti – pensano al business piuttosto che a investire tempo e denaro in manifestazioni internazionali (una scelta non del tutto condivisibile, in quanto Cannes è un luogo di aggiornamento e di relazioni per eccellenza, in quanto offre idee e spunti per migliorare il lavoro e l’opportunità di creare relazioni con professionisti e strutture di ogni parte del mondo).


La terza considerazione, certamente la più negativa, è che riteniamo di non avere progetti e campagne all’altezza di una competizione di questo livello.


Infine il problema, comune a tutte le categoria, che l’Italia si trova spesso a competere con campagne per brand che sono importanti nel nostro Paese, ma che sono assolutamente sconosciuti nel resto del mondo.


Alcune riflessioni sui trend


Rispetto alle tendenze che emergono da Cannes, vorrei evidenziarne alcune che mi sembrano particolarmente interessanti.


La prima è l’attenzione ai valori e all’impegno sociale. Un’attenzione “trasversale” rispetto a prodotti e categorie merceologiche che ha caratterizzato molte campagne arrivate in short list.


Un’altra tendenza è di carattere tecnico: tutti lavori più interessanti prevedevano l’utilizzo integrato di più mezzi. In particolare quello dei cosiddetti “nuovi media” (ma quando cesseremo di chiamarli “nuovi” e impareremo a utilizzare il termine più corretto di “Digital PR”?), che abbiamo visto protagonisti anche in Paesi del tutto “inaspettati”.


In molte realtà questi mezzi sono alla base di un nuovo e più moderno concetto di Relazioni Pubbliche, di una nuova visione capace di rispondere alla volontà di molte organizzazioni di comunicare in tempo reale e in prima persona con i propri pubblici di riferimento, favorendo inoltre quelle pratiche di coinvolgimento degli interlocutori che soltanto il web può assicurare.


La campagna che ha vinto il primo Grand Prix delle RP a Cannes – “The best job in the world”- è un esempio perfetto di come, con un’idea forte, si possano ottenere grandi risultati senza investimenti significativi in advertising.


Una considerazione finale riguarda le modalità con le quali la campagna viene presentata. La valorizzazione del lavoro attraverso un filmato accattivante risulta spesso essere determinante. Il formato di presentazione – e un po’ di ironia – possono diventare decisivi per convincere la giuria che la campagna è degna di ricevere un Leone.
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