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Sostenibilità: senza relazioni non regge

22/05/2025

Sergio Vazzoler

In tempi di solitudine sistemica, il lavoro delle relazioni pubbliche è più che mai una questione sociale. Da InspiringPR 2025 un messaggio chiaro: la fiducia non si recupera senza comunità e un po’ di audacia.

 

Che la sostenibilità abbia perso centralità nel dibattito pubblico e nella comunicazione aziendale non è solo una questione di numeri, sondaggi o incertezze regolatorie. E nemmeno di tendenze politiche, dal “Drill, baby, drill!” trumpiano alle esitazioni dell’Europa su come coniugare sostenibilità e competitività. È il sintomo di una disconnessione più profonda: quella tra parole e relazioni, tra impegno dichiarato e senso condiviso. Oggi, più che un calo di attenzione, viviamo un vuoto relazionale. E non può essere riempito da infografiche, eventi o report patinati.

 

A InspiringPR, il festival delle relazioni pubbliche appena conclusosi a Venezia, si è parlato molto di comunicazione responsabile, di fiducia, di intelligenza artificiale e di sfide globali. Ma il nodo che attraversava molti interventi era lo stesso: la comunicazione responsabile non può fare a meno della cura delle relazioni, del senso di comunità, di nuovi ponti tra istanze e gruppi diversi. In una società dove l’iperconnessione convive con l’isolamento emotivo, la comunicazione deve riscoprire la sua anima relazionale. Non è solo un “come dici le cose”, ma un “per chi lo fai”, “con chi lo costruisci”.

 

Serve ripartire dalle relazioni. All’interno delle organizzazioni, creando spazi autentici di ascolto, inclusione, confronto. All’esterno, recuperando prossimità con i cittadini (anche nel ruolo di consumatori), i territori, le comunità. Perché sostenibilità non è solo governance e rendicontazione, ma anche appartenenza, senso, partecipazione.

 

E allora non stupisce che proprio in questo momento – tra sfiducia, polarizzazione e “stanchezza ESG” – emerga la necessità di un ripensamento profondo del ruolo della comunicazione applicata alla sostenibilità. Le parole contano solo se abitano relazioni credibili. La trasparenza non si misura unicamente in disclosure, ma anche e soprattutto nella capacità di aprire conversazioni, ammettere fragilità, riconoscere i conflitti. È qui che le relazioni pubbliche trovano la loro vera funzione: non più solo intermediare, ma connettere; non più trasmettere consapevolezza e fiducia, ma coltivare senso e agire con un pizzico di audacia.

 

In un tempo in cui la comunicazione corre il rischio di diventare ornamento, il compito delle professioniste e dei professionisti delle relazioni pubbliche è chiaro: ricucire legami,  generare trasformazione e reinventare le espressioni e le modalità di affrontare le nuove sfide ambientali, sociali e tecnologiche. È questa la sfida che ci attende. Non una crisi della sostenibilità, ma un'opportunità per restituirle voce, corpo e relazioni.

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