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E' partito il Road Show dedicato al Libro Bianco della Comunicazione

03/04/2006

Una cronaca della tappa di Catania e uno stimolante commento di Fabio Curto Pelle, studente Uni>FERPI.

Ascoltare, Comunicare, Agire - Dal Libro Bianco della Comunicazione alla ricerca del "modello europeo" di Relazioni PubblicheSabato 1 aprile, all'Università degli Studi di Catania, si è parlato di Europa.Il tema ha costituito infatti il cardine intorno al quale si è snodato il primo di una serie di confronti finalizzati a tracciare un percorso geografico-tematico che darà vita ad un Road Show nazionale Ferpi volto a tematizzare i principi emanati dal Libro Bianco sulla Comunicazione. L'incontro di Catania, start up di questa iniziativa, è stato animato da quell'approccio propositivo necessario a rispondere all'invito della Commissione Europea a coinvolgere i cittadini europei in un processo condiviso volto alla costituzione di un'identità sovranazionale raggiungibile solo attraverso il superamento di quel gap che oggi separa ancora istituzioni e cittadini e che affida alla comunicazione un ruolo di svolta in questo senso. Come ha spiegato nell'introdurre i lavori Amanda Succi, delegata di Ferpi Sicilia e organizzatrice dell'incontro, la grande campagna di ascolto che il Libro Bianco sta avviando pone al centro di questo processo di ampliamento e integrazione non solo l'urgenza di uno sviluppo dei flussi informativi ma la necessità di un reale approccio multidirezionale dei sistemi di comunicazione, un dialogo simmetrico e a due vie che consenta a tutti gli attori del sistema Europa di partecipare ai suoi processi decisionali attraverso la creazione di una sfera pubblica' europea. Il compito, che si delinea come un'importante occasione di intervento per i comunicatori ma che al tempo stesso assegna loro una responsabilità non indifferente, coinvolge necessariamente una diversificata compagine di attori; motivo per cui al tavolo dell'incontro catanese sedevano i rappresentanti di differenti categorie, presenti per dar voce alle istanze di ciascun settore di appartenenza. Il primo a prendere la parola è stato Salvatore Aleo (direttore del Dipartimento di Studi Politici alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania, docente di Diritto Penale nonché studioso della teoria della complessità) che denunciando la situazione ormai insostenibile della stratificazione burocratica italiana, ha proclamato la crisi dello Stato di Diritto e l'incapacità del nostro ordinamento giuridico di gestire le complessità che contraddistinguono l'odierno sistema nazionale ed europeo. Le tradizionali tecniche di formalizzazione costituiscono, secondo Aleo, un modello di governabilità tramontato e ormai inefficiente a fronte di una completa perdita di capacità di mediazione da parte della classe giurista italiana. Ma è proprio nelle azioni di intermediazione che il relatore individua il punto di partenza per ristabilire un sistema di governo della rete di complessità, azioni che lui stesso affida alle strategie e alle tecniche che fanno capo alla comunicazione. A giudizio di Aleo, sarà solo una corretta applicazione dei processi mediativi di comunicazione la strada che consentirà di ascoltare, descrivere e governare la complessità sociale degli Stati europei. Ma il percorso non sarà rapido se le nostre istituzioni non provvederanno ad intervenire a livello culturale sulla formulazione di nuove metodologie nei confronti della quale l'Italia risente ancora di un considerevole ritardo. Il discorso legato ai media non poteva mancare nell'agenda dell'incontro catanese e chi ha esposto la complessità del tema è stato Andrea Lodato (giornalista de La Sicilia). L'importanza cruciale dei mezzi di comunicazione nel processo volto alla creazione di un'opinione pubblica europea è un assunto sottinteso tuttavia non scevro da implicazioni complesse, prima tra tutte quella dell'assenza di un sistema di media espressamente europei. Lodato ha delineato tre ordini di ostacoli individuando innanzitutto un problema di linguaggio (e non solo di lingua comune) che impedisce a chi media le informazioni tra istituzioni e cittadini di comprenderne il reale contenuto. Da una parte, infatti, chi comunica le istituzioni europee non adatta il linguaggio tecnico alla comprensione dei non addetti ai lavori, dall'altra si avverte una difficoltà di comprensione da parte di chi dovrà trasmettere la comunicazione ai fruitori finali a causa di carente preparazione specifica. Lodato quindi invoca una semplificazione dei linguaggi. Altro punto dolente è quello della capillarità delle informazioni: le aree periferiche soffrono ancora di poca raggiungibilità delle notizie. A questo si somma il fatto che spesso proprio in mancanza di un esteso sistema di media europei i mediatori locali intervengono modulando le informazioni nella direzione di un'ottica e un interesse locali. Come intervenire? Secondo Lodato una parte della responsabilità è da affidare ad una mediazione più efficace da parte degli stessi europarlamentari mentre l'altra va individuata nell'adeguata preparazione e nelle giuste competenze dei comunicatori. Il problema relativo alla classe politica di Bruxelles, quale personificazione della tecnocrazia europea generatasi in questi ultimi anni, ha invece aperto l'intervento del Vice Presidente di Ferpi, Fabio Bistoncini che, in via di premessa, ha individuato la principale causa dell'attuale distanza tra istituzioni e cittadini  nell'incompatibilità dei compiti e degli obiettivi di una classe politica burocratica con quelli specifici richiesti da un processo di comunicazione europea che lei stessa si è trovata inizialmente a gestire. Raggiunta dunque la consapevolezza di tale difformità, le soluzioni proposte dalla Commissione Europea partono proprio da un'azione di ascolto che vede nell'Eurobarometro un fondamentale strumento per l'osservazione e la rilevazione dei comportamenti e delle valutazioni dei cittadini, utile ad orientare le strategie atte al superamento della visione particolaristica di ogni singolo paese in vista di una reale identità europea. Proprio attraverso il coinvolgimento degli stakeholder l'Europa può sperare di riparare al suo ritardo comunicazionale senza tuttavia poter prescindere dall'identificazione del 'che cosa' comunicare. E' nel deficit di valori che oggi contraddistingue le istituzioni europee che Bistoncini individua la radice del gap di comunicazione che affligge l'Europa: solo il superamento dei particolarismi e l'unità delle diversità nella direzione di una condivisa identità europea permetteranno alle strategie di comunicazione di essere orientate efficacemente dal loro stesso contenuto. Anche secondo Adriana Laudani (Componente Consiglio Nazionale Associazione Comunicazione Pubblica), se l'Europa comunica male si tratta di un problema di identità. Per poter esercitare un governo democratico in un ambiente complesso come quello europeo, è necessario sviluppare processi di integrazione e scambio che consentano a tutti i differenti attori che lo identificano di integrarsi in un'unica rete di relazioni. Compito della politica è proprio quello di individuare i singoli ruoli e di saperli governare nel loro complesso evitando, come è accaduto nel processo di europeizzazione, di cadere nella trappola della burocratizzazione. A questo fine, la comunicazione deve entrare da subito nell'intero processo di democratizzazione e non essere relegata a semplice funzione aggiuntiva o, peggio ancora, successiva. Il suo deve essere un ruolo trasversale, una modalità di governo: solo così sarà possibile determinare il superamento di una gestione burocratica, approdando ad un sistema che passi da una 'amministrazione per' ad una 'amministrazione con'. La relatrice affida dunque una grande responsabilità alla comunicazione anche per il ruolo che essa potrà giocare nella stesura del nuovo Statuto della statualità, più che di quello delle nazionalità. Ma per far questo, l'Europa dovrà investire molto, e molto in fretta, nell'intero sistema formazione e sulle nuove tecnologie. Riprendendo il discorso del ruolo dei soggetti mediatori, Tuccio D'Urso (Direttore Generale del Comune di Catania) ha sottolineato la funzione determinante delle istituzioni locali. Se l'Europa vuole recuperare consenso e farsi percepire come soggetto di intervento nella vita quotidiana dei cittadini, dovrà appoggiarsi al canale delle piccole istituzioni che vengono già percepite come accessibili. Il processo di trasmissione dovrà essere garantito proprio grazie alla comunicazione purché, ha sottolineato D'Urso, si ponga un argine al pericolo di distorsione delle informazioni attraverso l'individuazione di un sistema garante indipendente e sovranazionale. Lo stesso obiettivo che si pone la Commissione Europea con la definizione di un Codice di condotta europeo fondato su principi comuni per le autorità di comunicazione. Al suo intervento si è ricollegato anche quello di Francesco Attaguile (Responsabile dell'Ufficio di collegamento con le Istituzioni dell' Unione Europea della Regione Sicilia), che ha preso la parola dalla platea. Il problema europeo è quello di una mancanza di consenso derivante da una insufficiente domanda di Europa. Per recuperare tale consenso, per far sorgere una forte domanda non bastano azioni di 'comunicazione a' - che in realtà non mancano - ma è necessario realizzare processi di ascolto che permettano di stabilire una relazione bidirezionale tra i cittadini e le istituzioni di Bruxelles. L'avvicinamento tra cittadini e Europa può avvenire, secondo Attaguile, attraverso i mezzi istituzionali che ogni Paese ha a disposizione a livello nazionale e che, come diceva D'Urso, possono costituire strumenti e canali per una rapida identificazione con le istituzioni di secondo livello. L'importanza dell'intermediazione dei sistemi locali, attraverso un corretto intervento di gestione delle singole Nazioni, è dunque la via individuata da Attaguile per il raggiungimento di quel senso di appartenenza che non può essere delegato a nessuna altro, neanche alla responsabilità degli europarlamentari di cui aveva parlato in precedenza Lodato. Anche il mondo delle imprese era presente al tavolo dei relatori: a rappresentarlo c'erano Vittorio Pianese (Confindustria Siracusa e socio Ferpi) e Monica Luca (Confindustria Catania). Entrambi hanno concordato sul fatto che se esiste un problema di comunicazione europea questo non riguarda un unico generico soggetto (i cittadini) ma tocca identità e target differenti, come lo sono, per esempio, le imprese. Così dunque come il singolo cittadino non percepisce l'Europa come istituzione vicina, allo stesso modo la categoria imprenditoriale vive una difficoltà di comprensione che si riflette inevitabilmente sulle proprie politiche economiche sia a livello nazionale ma, tanto più, nella più ampia prospettiva europea. Da qui quindi l'invito pubblico lanciato da Monica Luca a proseguire il dialogo con prossimi momenti di confronto come quello organizzato da Ferpi per consentire al mondo delle aziende di ascoltare le esigenze dei cittadini ed essere a sua volta ascoltato così da mettere in campo, attraverso una comunicazione a due vie, strategie reali ed efficaci e non solo programmi basati sulle intenzioni. Riprendendo il tema della carenza comunicazionale delle istituzioni europee anche nei confronti delle imprese, Franz Cannizzo (dirigente di Confcommercio Catania e neo-socio Ferpi) ha riportato l'esito di un monitoraggio che ogni anno il suo ente realizza nei confronti di oltre 2000 aziende del catanese per misurarne il grado di europeizzazione. Lo scoraggiante risultato (solo un 10% delle imprese risponde positivamente) costituisce per Cannizzo lo stimolo a continuare il dialogo inaugurato all'Università di Catania attraverso la sua proposta ad organizzare altri momenti di incontro per l'ascolto del territorio utili ad agevolare la trasmissione delle esigenze locali alle istituzioni europee. Con il suo Road Show nazionale, Ferpi si propone dunque come soggetto di raccordo che,  attuando una fase di ascolto a livello territoriale, si farà portavoce delle istanze raccolte nel corso delle diverse tappe trasmettendole alla Commissione Europea attraverso la voce del Cerp, la Confederazione Europea delle Relazioni Pubbliche, tra le cui priorità figura il rafforzamento del dialogo con le associazioni e la Commissione Europea. Lo ha ricordato il Presidente di Ferpi, Andrea Prandi, nell'intervento che ha concluso i lavori, dopo un vivace dibattito che ha coinvolto il pubblico in sala. Prandi ha voluto chiudere la mattinata con un augurio alla Sicilia, luogo dal quale prende avvio con successo il progetto itinerante di Ferpi e terra ricca di piccole realtà virtuose che meritano lo sforzo di tutti - dai politici, agli imprenditori agli studenti - nel credere e lavorare per un'affermazione nazionale ed europea.Valentina Pasolini

Rispondendo all'invito che Amanda Succi ha rivolto agli studenti presenti all'incontro di inviarci i loro commenti su questa prima tappa del Road Show sul Libro Bianco, Fabio Curto Pelle - studente catanese iscritto a Uni>FERPI, ci ha mandato il primo, interessante contributo.NEL SUD QUALCOSA SI MUOVE...La settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata segnata da una prima impronta di dialogo con e verso l'Europa. Mi riferisco al Road Show del "Libro Bianco sulla Comunicazione europea" promosso da Ferpi e rilanciato dalla prof.ssa Amanda Jane Succi, attraverso un Convegno organizzato all'Università degli Studi di Catania.Mondo accademico siciliano che finalmente decide di mobilitarsi per parlare!Lo sappiamo un po' tutti, no? Noi siciliani siamo un popolo tutto d'un pezzo, con le nostre immutevoli abitudini, un po' taciturni, anche forse un po' troppo, tutte caratteristiche difficili da modificare. Questo assordante silenzio pare che abbia deciso di cambiare spartito.Le note suonate dall'Università di Catania, al Convegno di sabato scorso, dirette dalla prof.ssa Succi e accompagnate dal prof. Aleo e dalla prof.ssa Laudani hanno permesso agli studenti (ed erano tanti, circa trenta) di poter ascoltare finalmente un po' di buona musica "a dovere", come si dice dalle nostre parti. Si è coscienziosamente discusso sullo stato dell'arte della comunicazione che le Istituzioni europee hanno fin'ora attivato secondo un approccio up-down, abbiamo avuto modo di sentire i pareri di amministratori e rappresentati dell'economia locale, nonché degli autorevoli interventi del nostro presidente Andrea Prandi e il suo vice Fabio Bistoncini. Ho apprezzato molto l'intervento del dr. Bistoncini, in riferimento alla mia riflessione: [&] se è vero che il "concetto di appartenenza" nasce dalla percezione e dalla condivisione di determinate caratteristiche che accomunano la personalità individuale a quella sociale di cittadino europeo (dunque integrazione), in che modo FERPI intende muoversi per far emergere, non tanto il ruolo della comunicazione in generale, ma piuttosto le comuni caratteristiche di un'ipotetica "carta d'identità europea"? [...]La risposta: [...] attraverso i vari feed back, forum online, tesine degli studenti, etc. che via via raccoglieremo durante le tappe del road show tenteremo di farne una proposta unica da presentare a sua volta alla CERP (Confédération Européenne des Relaziones Publiques) che, avendo raccolto tutte le proposte delle varie  "Ferpi" nazionali d'Europa, darà vita ad una reale proposta da sottoporre alle Istituzioni europee.Il vice presidente ha colto proprio nel segno! Nel senso che chiarisce il ruolo di FERPI che, in qualità di associazione dei comunicatori, sta tentando di attivare un dialogo intra-territoriale per compararlo con quello extra-territoriale al fine di amalgamare le somiglianze e di armonizzare le differenze, tra popoli che sono talvolta radicalmente diversi. Altro plauso va al prof. Aleo che inizia il Suo discorso quasi come fosse un'arringa in tribunale: ne giuristi ne politici sono stati fino ad ora capaci di poter dare un assetto regolatore/chiarificatore alla questione di "con-divisione sociale del concetto di europa" [...] il Vostro ruolo di comunicatori finirà giustamente per sostituire il nostro di giuristi che in una dimensione così globale non riusciamo più a trovare una dimensione standard valida per tutti [...] E' proprio per questo, infatti, che a mio avviso le Istituzioni si rimettono, forse per la prima volta, nelle mani dei destinatari di questo processo di "riconversione sociale". E se ci fate caso lo fanno attraverso un nuovo modo di chiedere il parere dei cittadini - non attraverso i canali tradizionali del parere a risposta multipla (referendum), ma attraverso quello del mutuo e libero scambio relazionale fuori dagli schemi istituzionali. L'unica cosa che mi è un po' dispiaciuta è ciò che alcuni studenti mi hanno riferito: i relatori hanno peccato su uno dei pilastri del sistema comunicativo, la concisione. In verità, quello che i ragazzi hanno avvertito è relativamente vero, e a scanso d'equivoci sottolineo la parola relativamente. Quando si parla di un tema così articolato, le cui implicazioni sono innumerevoli e talvolta anche molto difficili da individuare, "essere concisi" non vuol dire che dieci persone, più o meno competenti in materia, debbano essere capaci di tirar fuori dal cilindro il coniglietto bianco già dalla prima tappa di un Road Show! La tematica affrontata risulta essere qualcosa di veramente complicato.Con tutta modestia, e mi rivolgo a Voi ferpini e semplici studenti, dove sta il Vostro errore di giudizio circa l'utilità o meno del Convegno? Piuttosto che interrogare i relatori sul: [...] come intendessero muoversi per far emergere le comuni caratteristiche [...] avrei dovuto sollecitare la soluzione del problema, magari chiedendo: quali sono queste caratteristiche??? Alla seconda domanda non può essere data una risposta, da parte di un tavolo di esperti, per di più in comunicazione. Bisogna relazionare, mettere in comune le proprie idee e se possibile condividerle. Questo significa porre le condizioni di una "sana coabitazione" sociale, economica, politica, etc. E Vi dirò di più, chi mai avrà la soluzione in merito, senza dialogare, è semplicemente uscito dai cartoons di mago Merlino o più semplicemente è uscito fuori di testa!Questo per capire che le soluzioni ai problemi di qualsivoglia genere e tipo, siano questi europei o paesani, devono essere trovate nel paniere più rappresentativo di tutti gli stakeholders (portatori di interessi), come giustamente diceva il dott. Bistoncini. Concludendo, e tanto per non perdere d'occhio il focus del problema, la comunicazione ha oggi un ruolo preponderante; essa per adempiere eticamente al suo ruolo (non come fanno oggi molti personaggi delle scorribande televisive) deve obbligatoriamente svilupparsi lungo un percorso di dialogo continuo, non solo tra le Istituzioni che decidono per noi ma con i cittadini che sono i veri destinatari di tali decisioni.In definitiva, un profondo ringraziamento va alla prof.ssa Amanda Succi che, con questo importante momento di scambio di idee, ci ha permesso di mettere in luce quanto sia realmente importante il ruolo della comunicazione. Ma soprattutto un grazie particolare va a tutti quei ragazzi che solo per il fatto di aver "criticato", ciò che del Convegno non gli è parso chiaro, hanno dimostrato a tutti noi quanto sia veramente forte l'interesse dei giovani per il destino del loro/nostro futuro di "eurocoabitazione". La comunicazione ha saputo fare tesoro delle critiche, trasformandole in elemento costruttivo di dialogo e comprensione.Spero che oltre a questa ci siano ulteriori repliche ... ne faremo tesoro! Ciao a tutti e alla prossima. Fabio Curto PelleUni>FERPI
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