C'è voluto la "discesa in campo" dello stesso Presidente del Consiglio Berlusconi a riattivare l'iter legislativo della legge Vietti che, ricordiamo, ridisegna la disciplina degli Ordini Professionali e fissa i requisiti per il riconoscimento delle associazioni professionali non regolamentate.La legge Vietti si era infatti bloccata a causa dei veti incrociati dei vari gruppi di interesse che avevano impedito l'arrivo di un testo condiviso al Consiglio dei Ministri.Allo stesso tempo anche i disegni di legge presenti in Senato sullo stesso argomento avevano subito, per gli stessi motivi, una battuta d'arresto.La nostra Federazione si era da tempo attivata incontrando prima lo stesso Sottosegretario Vietti e, successivamente il consulente giuridico Enrico Caratozzolo al quale è stata espressa più nel dettaglio la posizione dell'associazione che, in estrema sintesi, può essere così sintetizzata:La FERPI apprezza e sostiene apertamente lo sforzo fatto dal Sottosegretario Vietti. Su alcuni aspetti, però, ritiene che il testo normativo dovrebbe essere meglio esplicitato.Il primo riguarda la c.d. riserva esclusiva da parte degli ordini professionali.L'attuale formulazione desta non poche preoccupazioni alla luce della legge n150/2000 in materia di comunicazione pubblica.La preoccupazione infatti è che l'ordine dei giornalisti possa, attraverso una interpretazione estensiva di parte del dispositivo dell'art. 9 della legge 150, esercitare la riserva esclusiva su tutta l'attività degli uffici stampa e non soltanto su quella degli uffici stampa della pubblica amministrazione.Tali preoccupazioni, come si può evincere dalla relazione annuale in Parlamento (mercoledì 11 giugno 2003) sono state fatte proprie dal Presidente dell'Antitrust Tesauro che sul punto ha qualificato tale proposta come possibile "concorrenza sleale".Ci permettiamo dunque di chiedere al Sottosegretario Vietti di tenere conto nell'elaborazione finale del Disegno di Legge e di chiarire sin d'ora nel testo del Disegno di Legge che gli Ordini professionali non possono rivendicare competenze esclusive o parziali su materie per essi di competenza laterali e non principali che appartengono invece come materie principali e centrali alle competenze di Associazioni di professioni non riconosciute, individuate dall'elenco predisposto dal CNEL, Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro.Il secondo punto riguarda la c.d. "giurisdizione interna". Il testo Vietti infatti prevede che le associazioni riconosciute fissino determinati requisiti professionali a cui gli associati devono attenersi al fine di poter utilizzare il rispettivo "attestato".Non vi è alcuna indicazione normativa su cosa accade in caso di contestazioni sulla sussistenza o meno dei requisiti per ottenere il suddetto attestato.Una chiarificazione nel merito sarebbe oltremodo necessaria anche al fine di evitare inutili e defatiganti interpretazioni giudiziali. Non è un caso che proprio la clausola della "riserva esclusiva", come si evince anche dagli articoli del Sole 24 Ore in allegato, sia stata quella su cui si sono scatenate le maggiori polemiche e contrapposizioni.Adesso pare che si stia lavorando ad una soluzione di compromesso che soddisfi le esigenze degli ordini professionali da un lato e quelle delle associazioni non regolamentate dall'altro.Un'ipotesi che, al di là delle dichiarazioni di facciata, non è ancora scontata.Nelle prossime settimane continuerà la nostra opera di sensibilizzazione del decisore pubblico (governativo e parlamentare) al fine di tutelare gli interesse dei nostri associati.Degli esiti di questa attività e più in generale dell'evoluzione della normativa sarete tutti informati attraverso il nostro sito.Fabio BistonciniDa Il Sole 24Ore di martedì 7 Settembre 2004 Riforma, tempi stretti per l'intesa di Laura Cavestri Dopo l'impegno del presidente Silvio Berlusconi si cerca il compromesso per il riordino. In calendario per fine settembre il tavolo tecnico tra il sottosegretario Vietti e la commissione Giustizia del Senato«Entro un mese, il Governo presenterà un testo di riforma della legge sulle professioni». L'annuncio è giunto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sabato scorso, nella cornice esclusiva del workshop Ambrosetti (si veda «Il Sole-24 Ore» del 5 settembre). Un'assunzione di impegno, da parte del Governo, che potrebbe restituire linfa vitale e riaprire il confronto sulla base di una rinnovata griglia legislativa. Per svecchiare, da un lato, le professioni in seno agli Ordini e, dall'altro, riconoscere le associazioni non regolamentate. La soluzione potrebbe essere un compromesso tra le due proposte in Parlamento. Per ora, confinati su due binari morti, attendono di riprendere il viaggio sia la proposta di legge elaborata dalla commissione presieduta dal sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (ora in commissione Attività produttive della Camera). Sia il testo ribattezzato "bipartisan" e preparato dai relatori Mario Cavallaro (Margherita) e Lorenzo Federici (Forza Italia). Basterà un mese per arrivare a un testo condiviso? Dalla seconda metà di settembre, è però attesa la convocazione di un tavolo tecnico, già annunciato a fine luglio (si veda «Il Sole-24 Ore» del 28 luglio), tra gli stessi Vietti, Cavallaro, Federici e il presidente della commissione Giustizia del Senato, Antonino Caruso.L'obiettivo è di integrare il Ddl al Senato con i passaggi più significativi della bozza Vietti. Dopo l'annuncio di Berlusconi, Vietti esprime «doppia soddisfazione». «Da una parte ricorda il Governo si è assunto l'impegno di dare priorità alla riforma che la stessa Udc aveva posto come uno dei cardini della verifica di maggioranza. Dall'altra, si valorizza il lavoro ministeriale della commissione» presieduta dallo stesso Vietti. Che tuttavia non si sbilancia sui tempi: «La commissione Giustizia ha parecchi appuntamenti impegnativi al rientro dalla pausa estiva», ammette il sottosegretario. «Berlusconi sottolinea Cavallaro ha semplicemente rispolverato i temi contenuti nel Dpef.. Da parte nostra, però, non c'è alcuna preclusione» all'operazione di avvicinamento dei due testi: «Si può conservare propone Cavallaro il nostro impianto per la struttura societaria degli studi, ma magari adottare il regime delle "esclusive" menzionato nel testo Vietti».Un mese, in ogni caso, sembra poco. Il 14 settembre si dovrà stilare il calendario dei lavori della commissione Giustizia al Senato. «Serviranno almeno due mesi per completare l'opera di innesto delle parti più significative dei due disegni di legge. Inoltre conclude Cavallaro speriamo che si proceda per più emendamenti, abbandonando la strada del maxiemendamento, poco adatta a una materia unitaria che tende a perdersi in mille rivoli». Assai più ottimista sui tempi è il presidente della commissione Giustizia del Senato, Caruso. «Avvieremo dice il tavolo tecnico per l'elaborazione di un testo unico tra il 15 settembre e la prima settimana di ottobre. Bastano pochi giorni di lavoro a ritmo serrato per produrre una proposta condivisa. Se riusciremo a ritagliarceli, ci sarà una "svolta" in tempi stretti».«Soddisfatto per l'attenzione al tema» è il vicepresidente del Cup, Roberto Orlandi, secondo cui però «è necessario "salvare" il più possibile il testo Vietti, frutto di un lungo e paziente negoziato tra le parti». E mentre la Consap di Roberto Falcone punta a favorire una mediazione tra Albi e associazioni, più scettico è Giuseppe Lupoi, portavoce del Colap. «Più dei tempi dice Lupoi è importante riformare davvero, aprendo realmente al mercato il mondo professionale. Sino a quando avvocati e commercialisti non rinunceranno alla pretesa di nuove esclusive, non ci sarà alcuna vera riforma». Intanto, resta ancora sospeso il capitolo della competenza ripartita Stato-Regioni sulla gestione professionale. Dopo la sentenza n. 280 della Corte costituzionale (si veda «Il Sole-24 Ore» del 29 luglio) secondo cui i decreti legislativi non sono vincolanti nell'individuazione di principi fondamentali in materia concorrente spetta ora al ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, sciogliere i nodi per vie alternative.I principi cardineI punti principali dei provvedimenti sulla riforma. Il progetto Vietti.Il testo fa perno su due pilastri: professioni di interesse generale, organizzate in Ordini, e professioni riconosciute in ragione della loro rilevanza economica e sociale (in associazioni).Queste ultime devono essere riconosciute dal ministero della Giustizia e si esclude che possa essere considerata professione un'attività che riguardi prestazioni che già ne qualificano una ordinistica. Per le tariffe, sono previsti livelli minimi e massimi, stabiliti dal ministero. Nelle società tra professionisti non c'è spazio per soci di capitale. Anche la multidisciplinarietà è subordinata alla scelta degli ordinamenti di categoria.Il progetto del Senato.Il riconoscimento delle associazioni (tra i requisiti, lo statuto a garanzia della base democratica e la disponibilità di adeguate strutture) non attribuisce alcun diritto di esclusiva, né di sovrapposizione alle attività comunque riservate agli Ordini. La tariffa può prevedere dei massimi (ma non dei minimi) e si fa riferimento a «onorari consigliati» che indicano compensi rapportati al costo e al valore medio delle prestazioni. Le società possono prevedere soci di capitale.Un commento del vicepresidente Ferpi Fabio Bistoncini, seguito da alcuni articoli apparsi sul Sole 24 Ore.